Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

L'arte della gioia

Goliarda Sapienza di cui sin ora poco ci si è occupati è una scrittrice non convenzionale e di eccezionale talento.
Fu una letterata, un'artista, una persona capace di un forte sentire, una scrittrice anticonformista e generosa. Ebbe una vita difficile eppure il suo romanzo è tutto un inno alla vita.
Dirà, prima di morire: non sezionate, non catalogate, non cercate di dare spiegazioni alla mia morte. Al massimo pensate, dentro di voi: è morta perché ha vissuto.
Il suo romanzo più importante L'arte della gioia, scritto nel decennio '67-'77 fu considerato un romanzone dell '800 e lei fu chiamata "Gattoparda" con riferimento all'altro grande romanzone siciliano. Come il Gattopardo anche questo è tutto ambientato in Sicilia. La saga di una grande famiglia con decine di personaggi comprimari si svolge attraversando la storia del secolo scorso.
Il romanzo inizia con lo stupro di una bambina di pochi anni nella Sicilia assolata e sensuale del primo '900 e prosegue ribaltando i valori convenzionali come matrimonio, patriarcato, mafia, partiti, religioni. E' la ribellione ad ogni ipocrisia. E' l'affermazione del mondo dei sensi e dei sentimenti, mai disgiunto però dal mondo delle idee.
Siamo nella seconda metà degli anni '70 quando il romanzo viene presentato per la pubblicazione ma non riesce a passare. I nostri critici letterari si rivelano dei conservatori, attaccati a schemi convenzionali o con ambizioni sperimentali; insomma un po' parrucconi. Rizzoli, Einaudi , Feltrinelli ne rifiutano la pubblicazione.
Goliarda Sapienzaè anticonformista, è di sinistra, ma è soprattutto e per eccellenza donna, anarchica, crea disagio irrompendo e rompendo il mondo delle regole, quello presidiato dall'uomo.
Così è la protagonista del romanzo, Modesta, sessualmente ed eroticamente libera, intelligente e colta, rivoluzionaria. Ama uomini e donne con la stessa passione e di lei tutti si innamorano o sono affascinati.
Da piccola, Modesta chiedeva cosa fosse il mare. Le rispondevano: ....una chiana d'acqua blu e niente che chiude la vista. Ma solo dopo aver conosciuto l'amore dirà "Ora so cos'è il mare".
L'esordio letterario di Goliarda Sapienza avviene nel '67 con due libri: Lettera aperta e Il filo di mezzogiorno entrambi pubblicati da Garzanti. Di lei su "Epoca", Luigi Baldacci dirà "....una scrittrice di rara vocazione, aspra e impietosa, ma raddolcita da una venatura lirica, esaltata da un senso epico della parola"
Nel '76 G. Sapienza conclude, dopo dieci anni di lavoro, il suo romanzo più importante che viene rifiutato (teniamo conto che nel '74 La Storia di Elsa Morante ricevette due memorabili stroncature da parte di Siciliano e Pasolini).
Attingo molte di queste informazioni dalla emozionante ed appassionata prefazione del marito Angelo Pellegrino, e dal bel saggio di Domenico Scarpa, in fondo al testo.
Scarpa percorre puntualmente i frustranti tentativi presso le nostre migliori case editrici e i rispettivi rifiuti firmati dai più prestigiosi dei nostri intellettuali.
Ed eccoci infine nel 2005. Un libro scritto da una donna verrà pubblicato per la prima volta da una donna in Germania, poi subito dopo, per passaparola da un'altra donna in Francia, sempre nel 2005; e poi in Spagna nel 2007. Un passaparola di sole donne dal principio alla fine. Oggi le traduzioni sono diventate 8: si sono aggiunte quella portoghese, catalana, olandese, greca, coreana.
Ma se oggi siamo qui a parlare dell'Arte della Gioia, dice Domenico Scarpa, il merito è di quanto è capitato in Francia nel 2005. In quell'anno i romanzi pubblicati in Francia subito dopo le ferie estive sono ben 600 e sugli scaffali delle librerie si trova subito L'arte della gioia. Il numero delle recensioni è sbalorditivo. I commenti sono entusiasti e entusiasmanti. "...meglio del Prozac" dirà un famoso critico francese.
Tutte le recensioni riferiscono le vicissitudini di questo "roman maudit" presso l'editoria italiana.
Cito sempre Scarpa: "......il mondo letterario francese rinfaccia alla nostra repubblica delle lettere che il successo in terra di Francia rappresenta il vero atto di nascita per i capolavori italiani ignorati dal loro stesso paese."

 


Notizie bibliografiche
Nel 1980 Goliarda è a Rebibbia. Le detenute fanno fatica a capire chi è poi le anziane decidono "C'ha 'na fissa, ma non è un'infame" (cioè una spia).
Goliarda è ricorsa al disperato espediente di rubare facendo in modo di farsi facilmente rintracciare per essere incarcerata e far parlare di sé.
Goliarda è un nome un po' fascisteggiante. Proprio lei la cui madre, Maria Giudice, segretaria della camera del lavoro di Torino, quando non poteva occuparsi dei suoi 8 figli per andare a scioperare, o trovandosi in galera con Terracini, li lasciava ad Antonio Gramsci, giovane redattore del "Grido del Popolo" che lei dirigeva.
Il padre era Giuseppe Sapienza, avvocato dei poveri e grande penalista. Non la mandò mai alla scuola fascista e la sostenne nella carriera di attrice.
Nel '67 lascia il cinema e inizia una nuova fase della sua vita. Scrive e inizia L'arte della Gioia. Per 10 anni vive scrivendo e impoverendosi. I continui rifiuti delle case editrici la inducono a chiedere soccorso anche al Presidente Pertini. Il padre Peppino Sapienza lo aveva aiutato a fuggire con Saragat da Regina Coeli nel gennaio del '44. Pertini era un amico ma non riuscì ad aiutarla a pubblicare un'opera considerata troppo vasta, troppo anarchica, troppo femminile. Ed ecco che Goliarda ricorre all'espediente del carcere.
"Se non conosci i manicomi, gli ospedali, il carcere, non puoi capire nulla" le aveva detto sua madre.
Goliarda non c'è più da due anni quando il marito Angelo Pellegrino pubblica, nel '94, a spese sue il romanzo che non ebbe però nessuna diffusione, fino alle pubblicazioni tedesca, francese, spagnola che portano all'edizione italiana della Einaudi nel 2008.

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 77 dicembre 2008