RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Natale ai Castelli

Castelli e Presepi

La tradizione del presepe

un’arte antica che si rinnova anche ai Castelli

Presepe Scuola del Bernini Fu San Francesco d’Assisi, nel 1223, a promuovere l’uso del Presepe, quando la sera del 24 dicembre, tra le colline di Greccio, volle accompagnare la celebrazione della Natività con una rappresentazione realistica dell’evento, al fine di enfatizzarne l’aspetto umano e rendere più accessibile alla folla dei suoi fedeli illetterati il mistero dell’incarnazione.
Secondo la testimonianza di Tommaso da Celano, per l’occasione “furono convocati molti frati, e uomini e donne festanti erano arrivati da tutta la regione portando ceri e fiaccole per illuminare quella notte”. In una grotta fu deposta la mangiatoia, e si introdussero un bue e un asinello.
Da allora, per impulso soprattutto degli Ordini Mendicanti, nelle chiese e nei monasteri del mondo cristiano si diffuse la consuetudine di allestire presepi, principalmente in forma plastica.
Purtroppo la fragilità dei materiali con cui venivano riprodotte le figure della Natività non ha consentito la conservazione dei manufatti di quel periodo, e delle espressioni a tutto tondo del presepe medievale rimangono poco esemplari, tra i quali spicca, per essere considerato il più antico e significativo, il complesso marmoreo di Arnolfo di Cambio, realizzato nel 1289 nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma.
Il Presepe moderno, tuttavia, così come è arrivato a noi, con ampi scenari, effetti speciali, statuine mobili e una moltitudine di situazioni e personaggi, quello che inaugura la sua stagione più propriamente creativa, compare molto tempo dopo, verso la metà del Cinquecento, a Napoli, per opera di san Gaetano di Thiene, che edificò un grande allestimento popolato di personaggi antichi e contemporanei per evidenziare una delle principali caratteristiche del Presepe, la sua atemporalità.
Dal 1600 il Presepe si diffonde nelle case patrizie e alto-borghesi come arredo di lusso, a Napoli, Roma, Genova, in Sicilia, con realizzazioni ogni anno diverse, sempre più spettacolari, fantasiose, ingegnose. E’ il trionfo del Presepe barocco, che a Napoli raggiungerà la più alta espressione artistica.
Decaduto tale aspetto, nel periodo del razionalismo e materialismo illuministici, e scomparsa la grande committenza, il presepe perderà le sue peculiarità aristocratiche e si allargherà a tutti i ceti sociali, recuperando l’immagine semplice della Natività.
Fedeli al Presepe romano, meno fastoso e più austero di quello partenopeo, i Presepi dei Castelli Romani, pur affermando l’aspetto artistico della tradizione presepiale. sembrano voler privilegiarne il carattere spirituale: la Sacra Famiglia sempre al centro delle composizioni, scenari d’effetto ma poco sontuosi, figure mai troppo sfarzose.
Una pregiatissima, secolare testimonianza della sobrietà castellana ce la offre il Presepe realizzato da Andrea Bolgi e Stefano Speranza nel 1636 su disegno del maestro, Lorenzo Bernini, conservato nella Chiesa del Convento dei PP. Cappuccini ad Albano Laziale.
Per il presente si può certamente affermare che i comuni del nostro territorio riescono a coniugare con molto gusto tradizione e inventiva in questa amatissima arte, come suggeriscono i diversificati presepi in preparazione per le prossime festività natalizie.
Suggeriamo allora un breve percorso che dall’8 dicembre vedrà impegnati nei numerosi presepi non solo le istituzioni ecclesiastiche, ma molte associazioni, eserciti di volontari e persino le stesse amministrazioni comunali (salvi ovviamente tutti quelli, grandi e piccoli, artistici e non, presenti in quasi tutte le chiese dei Castelli).
Ad Albano Laziale, tra il centro e le frazioni, diversi presepi, viventi e inanimati, verranno realizzati all’aperto, quasi a voler rievocare la Natività alla maniera di san Francesco, come quello allestito sul sagrato della chiesa di san Filippo Neri a Cecchina, che di anno in anno, da circa 15, si ispira a un tema diverso e alla cui realizzazione contribuiscono molti giovani che questa volta dipingeranno i fondali con la tecnica del graffito. A Colonna l’originalità è offerta dai luoghi di allestimento: due cantine ospiteranno altrettanti presepi di grandi dimensioni e nella grotta sottostante la piazza principale non uno, ma venti, trenta presepi troveranno la loro nicchia espositiva. A Nemi, nel convento dei padri Mercedari verrà rievocata non solo la Natività ma la vita stessa nella Betlemme dell’epoca, attraverso la quale si potrà camminare e incontrare personaggi e animali veri, dal mercante alla filatrice, dal fabbro al ciabattino, dagli schiavi ai pastori, dall’asino al cammello, fino a poter assaggiare il vino speziato o le frittelle secondo le ricette originarie.
A Monteporzio Catone il Gruppo Amici del Presepe realizzerà la IX edizione della Mostra Internazionale dell’arte presepiale, costituita da moltissime opere che saranno esposte all’Ephebeum, negli oratori e nel Duomo, nel cui piazzale antistante invece un presepe vivente verrà rappresentato dal Gruppo Scout.
Sempre in materia di mostre, a Genzano l’Auditorium dell’Infiorata presenterà quella dei Presepi ad opera degli studenti delle scuole medie, mentre Lanuvio avrà come ospite d’eccezione l’allestimento di un maestro presepista di Napoli.
A Marino il tradizionale Presepe vivente, giunto alla sua 18 edizione, si svolgerà alle Cave di Peperino, preceduto il giorno prima da una fiaccolata con figuranti che dalle cave arriverà a Piazza san Barnaba.
A Castel Gandolfo, nella cripta della Parrocchia pontificia S.Tommaso di Villanova, del Bernini, un grande presepe a più livelli affiancherà le statue presepiali permanenti (a grandezza d’uomo) realizzate da alcuni artisti di Faenza, mentre a Velletri un originalissimo presepe tutto di sabbia si potrà visitare in un tendone montato ad hoc a Villa Giannetti.
Infine, a Grottaferrata, nelle vicinanze della Chiesa di Santa Maria, nel complesso abbaziale di San Nilo, si potrà visitare il bel Presepe scenico allestito in maniera stabile fin dagli anni 50, mentre quello poliscenico di Padre Carmelo Capizzi, anch’esso permanente, esteso su circa 200 metri quadrati di suggestive ricostruzioni di ambienti, luoghi e costumi della Palestina al tempo della Natività, quest’anno non potrà essere ammirato per la temporanea chiusura dell’Istituto dei Padri Rogazionisti.
Per la rubrica Natale ai Castelli - Numero 58 dicembre 2006