Sicuramente ricorderete questa frase di una celebre canzone rap del 1993, divenuta la bandiera di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti; considerato il primo interprete rap italiano. Inizia la sua carriera nel 1987 con il singolo “Walking”, e poi con l’album “Jovanotti for President” l’anno seguente. Sicuramente è cambiato il Jovanotti di Walking o del primo album da quello di adesso, cambiato sicuramente da ormai vent’anni di esperienza, da concerti, manifestazioni umanitarie e nel ’98 dalla nascita della figlia Teresa a cui dedicò il singolo “Per te”. Segnato poi dalla recente scomparsa del fratello che è stata un’ulteriore spinta per “Safari” suo nuovo album con singoli degni di nota come “Fango” o “A te”. In questi vent’anni circa conta 18 album che man mano si sono trasformati nel genere andando sempre più a ricercare la melodia, trascurando la sua anima primordiale che è il rap e soprattutto sviluppando una maggiore attenzione al testo. Il cantautore è sempre stato coinvolto in organizzazioni umanitarie che lo hanno portato in tutto il mondo assieme alla sua musica. Se dovessi dire la verità, direi che probabilmente preferivo più il ragazzo scantonato con i pantaloni calati e con il cappello con la visiera storta, ma certo ora ha 42 anni non si può certo chiedergli questo, e non si può di certo rimproverargli di aver cambiato il suo genere in uno un po’ più impegnato, ma preferirei che ogni tanto facesse sentire a tutti un singolo che ricordi il suo sangue rap, come quello che potevi trovare e apprezzare nell’ “Ombelico del mondo”.