RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

La posta dei lettori

Le streghe di Salem

Quando il teatro si confronta con l’oscurantismo

L’undici giugno scorso si è concluso a Velletri, nel teatro Aurora, l’evento che ha premiato il lavoro di un anno della Scuola di recitazione “Teatro della Luce e dell’Ombra”, guidata dall’attore e regista Gennaro Duccilli.
Si tratta della messinscena di un testo di alta drammaticità: Salem : 1692 La Seduzione del Male, tratto da The Crucible di Artur Miller.
Ambientata nell’America puritana del XVII secolo, l’opera di Miller richiama il terribile episodio storico della caccia alle streghe nel villaggio di Salem, allorquando, prendendo a pretesto la presunta manifestazione del Male, si intese ripulire il paese da abitatori indesiderati ed emarginati, quali adulteri, prostitute, serve, vagabondi. L’autore utilizzò il tragico avvenimento per condannare le persecuzioni maccartiste dell’America degli anni cinquanta, che costarono la vita ad alcuni esponenti della sinistra e un’inchiesta a carico dello stesso Miller.
La rivisitazione del dramma operata da Gennaro Duccilli e dai suoi attori, propone una chiave di lettura metateatrale e simbolista, attraverso la quale il coinvolgimento del pubblico è condotto al massimo grado.
L’intero teatro diventa luogo scenico, attori e attrezzature entrano dall’ingresso, dalla galleria, dal palcoscenico. L’originale scenografia si compone di suggestive diapositive proiettate sul fondale, sulle pareti e perfino sul soffitto del teatro. Effetti sonori, musiche, canti, le grida delle streghe, i volti contratti, il rumore delle catene, la voce imperiosa del giudice, quella sommessa della ragione, quella tragica degli eroi della libertà , le lacrime, i gesti morbidi del Sabba, le nenie delle preghiere, perfino un certo sarcastico umorismo che accompagna l’ottusità dei benpensanti e degli ipocriti: tutto si amalgama in un trascinante, doloroso dialogo tra personaggi-attori, tecnici e pubblico.
La compagnia teatrale veliterna, composta da attori non professionisti, ha saputo rendere con perizia e maestria lo spirito di denuncia con cui l’autore americano mette in guardia contro il fanatismo di ogni tempo.
Soprattutto è da sottolineare la profonda adesione alla denuncia che balenava attraverso la recitazione talora partecipata fino allo spasimo, talaltra distaccata ed inquietante. La coralità, che ha intessuto tutto il percorso del dramma , ha reso un’ondata di pathos, aprendo la strada ad amare riflessioni sul nuovo oscurantismo razzista e integralista dei tempi a noi più vicini, serpeggiante nella nostra società che si definisce libera e “aperta” al diverso.
Per la rubrica La posta dei lettori - Numero 54 luglio 2006