Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Quelli che la fisica...

L’ ARTE FISICA E LA CAPPELLA CARAFA DI SANTA MARIA SOPRA MINERVA

Prima di arrivare allo stupore infantile delle madonne di Lippi, ai volti realistici dei religiosi di Antoniazzi, ai prospetti arditi degli angeli di Melozzo, bisogna passare attraverso un tracciato storico intricato. Un percorso culturale complesso che ha origine da una condizione di indigenza, quella in cui vivevano i romani all'inizio del XV secolo, e che si sviluppa tra complicate vicende politiche, protagonisti principali i papi e la loro determinazione a voler ricostruire Roma come sede massima della cristianità. È la "Mostra del '400 a Roma" che racconta questo processo in cui ogni attività intellettuale è stata coinvolta ed ha avuto i risultati incredibili che conosciamo, specialmente nell'arte pittorica e architettonica.

Ed è in questa mostra che viene presentata una novità applicativa della scienza fisica, l'immagine tridimensionale dell'affresco di Filippino Lippi nella Cappella Carafa di Santa Maria sopra Minerva, realizzata con il radar topologico a colori. Perché la riproduzione di una scena seppure a colori e tridimensionale dovrebbe essere considerata una novità, dopo decenni di alta tecnologia in fotografia o nel cinema? Per rispondere a questa domanda è utile riportare, almeno a grandi linee, l'origine di questo sistema ottico che nasce nei laboratori dell'ENEA di Frascati dove, per precise esigenze scientifiche, si rendono necessarie misurazioni su superfici reali in ambienti difficilmente praticabili. Data l'alta precisione richiesta, oltretutto in condizioni disagevoli anche per qualità di luce, sarebbe risultato inefficace applicare le tecniche convenzionali che si basano essenzialmente sul rilievo di una superficie reale mediante la misura delle distanze tra singoli punti. Gli esiti sarebbero stati di scarsa accuratezza e comunque inficiati da zone di discontinuità.

Il limite principale delle metodologie di uso comune, risiede nell'idea di fondo di interpretare un oggetto nelle sue forme spaziali come un insieme di punti discreti, concetto che implica, nella ricostruzione di una scena, capacità e tempo di calcolo infiniti. Dunque, risultati migliori possono essere raggiunti solo se fondamentalmente vi è un modo diverso di interpretare le strutture geometriche, se viene adottata una metodologia che rispetti le forme, e tenga conto della continuità dei punti, vale a dire, uno studio che consideri una scena reale più che come un insieme di punti, come luogo di forme continue. Concetti come studio delle forme, continuità, spazi omeomorfi trovano la loro formalizzazione ideale nella topologia, scienza attraverso cui è stato progettato e realizzato il nuovo radar. Gli aspetti innovativi di questo sistema non si risolvono solo nello studio delle forme ma trovano risalto specialmente nello studio del colore, l'elemento essenziale della visione.

Il colore è il mezzo, tra i più potenti che la natura abbia messo a disposizione, per permettere agli esseri viventi di comunicare tra loro. Risulta anche tra i più diffusi. Per tutti gli esseri, compresi gli umani, è fondamentale in ogni attività, e migliora le capacità di adattamento. Nonostante la sua esistenza sia così pregnante nella nostra esperienza, rimane un aspetto ancora misterioso delle cose, secondo il senso comune, un elemento a cui è difficile assegnare un'identità precisa (confessiamolo: chi da piccolo non si è posto la domanda se di notte, a luci spente, la nostra maglietta rossa fosse ancora rossa o fosse diventata nera?). Ora, attraverso le leggi della fisica sappiamo dare una definizione precisa del colore come capacità della materia di interagire le onde elettromagnetiche (la luce) di una data frequenza. Dunque riconosciamo questo elemento come una qualità intrinseca della materia, ma il dilemma ci si ripresenta nel momento della rappresentazione, sia questa anche solo mentale. Se razionalmente riconosciamo il colore come una caratteristica fisica, dunque misurabile, continuiamo comunque a soffrire del complesso della soggettività nella percezione. Ci chiediamo di fronte al verde delle foglie che muta di continuo durante il giorno, quale sia quello più autentico, quello brillante in pieno mattino o quello terso del pomeriggio, e se esista davvero la velatura di grigio dei giorni nuvolosi o se appartenga solo all'aria.

Degli stessi limiti è affetta la visione nell'arte, quando si rende necessaria una valutazione critica degli effetti cromatici di un'opera. Stabilire parametri oggettivi, generalmente condivisi, nella stima di un artista e delle sue opere, semplicemente affidandosi alla visione di esperti, o a tecniche che imitano la visione come la fotografia, non è una facile operazione. Anche in questo caso, come nella problematica punto-forma, è necessario a un cambiamento di principio nelle scelte di metodo, e ci si aspetta un valido contributo dalla scienza fisica e dai suoi nuovi strumenti. Il radar topologico a colori è uno di questi a pieni titoli, dal momento che rappresenta il primo sistema mediante cui è possibile misurare a distanza il colore. Misurare, vale a dire essere in grado, indipendentemente dalle condizioni di luce e dal grado di percezione dei sensori, di assegnargli un numero, ovviamente secondo le leggi fisiche, e dunque conferire il carattere assoluto che gli compete. A distanza significa con precisione micrometrica per diversi metri. L'affresco della Cappella Carafa, considerato il capolavoro pittorico del '400 romano, è difficilmente fruibile, trovandosi su una volta alta quindici metri, ed in un luogo dove parlare di illuminazione significa far lavorare di molto la fantasia. Restituire agli occhi degli appassionati, degli esperti, un'opera così significativa rappresenta un evento culturale di grande risalto, ed allarga infinitamente le potenzialità dello studio dell'arte.

Osservare un'opera attraverso metodi scientifici vuol dire ricevere le informazioni per poterla valutare in maniera adeguata ed anche preservare. Il confronto tra i grandi autori, la coerenza di uno stesso nelle scelte cromatiche, ed ancora, costituire un archivio inalterabile nel tempo di immagini fedeli e di qualità in termini di forma e di colore, un controllo più agevole dello stato di salute delle opere, la possibilità da parte dei restauratori di programmare razionalmente i loro interventi, e poi, e poi... E poi ci fermiamo, convinti che non sia giusto cercare di rendere completo l'elenco dei benefici resi dalla scienza, l'elenco delle ricadute tecnologiche, tanto per usare la parola terribile che fa pensare alle innovazioni come a incidenti di percorso, alla ricerca scientifica come un cammino il cui senso sia noto a pochi privilegiati, e solo per caso, solo a volte, ci siano dei risultati utili e tangibili. In realtà la ricerca rappresenta un solido investimento sempre, scarse invece le occasioni per accorgersene. Aiuta la passione, la cultura, aiutano i sodalizi.

Il Quattrocento a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino
Museo del Corso - Via del Corso 320, Roma
Fino al 7 settembre 2008
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 20
giovedi e venerdi dalle 10.00 alle 23.00
Lunedì chiuso
Info: 06/916508451

Per la rubrica Quelli che la fisica... - Numero 72 giugno 2008