RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Dell'amore e di altri demoni

Teatro di questo romanzo, di grande potenza espressiva, in lugubre e incombente presenza, è la dominazione spagnola, il Santo Uffizio, la miseria morale di una famiglia nobile in via di estinzione, una sarabanda di odori e di colori che avvincono fin dalle prime battute. Dallo scenario emerge lento e inesorabile il destino di una giovane, Sierva Maria, bambina di dodici anni che, morsa da un cane rabbioso, verrà consegnata al convento di Santa Clara con il compito di essere esorcizzata. Qui, nell'abbrutimento materiale e psicologico, conoscerà l'amore di un giovane prete che subirà una sorte rovinosa. Il giovane è un bibliotecario allievo del vescovo, che non riesce ad accettare completamente l'annichilimento del pensiero cui la chiesa sottopone i suoi discepoli. Nell'abbrutimento a cui è sottoposta, Sierva Maria può contare sull'amicizia di una compagna di sventura, Martina, accusata ingiustamente di aver ucciso due consorelle. Così Garcia Marquez restituisce lo spaccato di una società permeata da stupida superstizione, succube di un potere civile e religioso ottuso e violento che riduce alla schiavitù morale e materiale. Lo scrittore non risparmia neppure il coltissimo e raffinato medico Abrenuncio, che ha un difetto, non sa amare e non può riconoscere nell'amore la forza rivoluzionaria della libertà. Garcìa Màrquez illustra con dolente partecipazione 1'antieroe moderno; accusa la cultura di essere sostanzialmente incapace di assicurare la libera espressione dell'essere umano. Solo l'amore e il rispetto per se stessi sembrano capaci antidoti alla sopravvivenza morale.

Gabriel Garcìa Màrquez, “Dell'amore e di altri demoni” , Mondadori De Agostini, i Miti collection,1998
Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 54 luglio 2006