Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

TOTÃ’ A MARINO:Sette ore di guai (1951)

Tratto liberamente dalla farsa 'Na criatura sperduta di Eduardo Scarpetta, Sette ore di guai è il primo dei quattro film interpretati da Totò ispirati all'opera del celebre commediografo napoletano. All'epoca non ottenne grande successo al botteghino e la pellicola venne presto dimenticata, tanto che se ne erano completamente perse le tracce fino a quando, pochi anni fa, è stato rinvenuto il negativo originale e la Ripley's Home Video lo ha editato in dvd.
Nel film, diretto da Marcello Marchesi e Vittorio Metz, Totò veste i panni di un mediocre sarto romano che ha poche ore di tempo per ritrovare il figlioletto scomparso proprio il giorno del battesimo (c'è in ballo anche una grossa somma di denaro promessa dalla suocera per l'occasione). Dopo aver rimpiazzato temporaneamente il figlio con una neonata presa in prestito da vicini distratti, la famiglia Romolini, Totò parte con due compari alla ricerca del legittimo bebè...
Sette ore di guai fu girato nell'estate del 1951 tra Roma e i Castelli Romani, in particolare a Marino, dove è ambientata tutta la parte centrale del film. Dopo l'infruttuosa ricerca del bimbo nella capitale, a Totò giunge voce che il neonato è a Marino, proprio in casa del nonno dei Romolini (nel frattempo però suo figlio è stato ritrovato e riportato a casa). Al grido di «O Marino o morte!», parte alla volta della cittadina castellana accompagnato dai due compari. La corriera si ferma in piazza Matteotti. Riconosciamo la bella torre medievale, già allora fatiscente, recentemente restaurata. Si distingue anche Palazzo Matteotti, davanti al quale fanno bella mostra di sé un tipico "carretto a vino", allestito in pompa magna per l'annuale Sagra dell'uva, e alcune fanciulle in costume tradizionale. Per guadagnare tempo, Totò e i suoi compagni si dividono. Accompagnato da una giovane bellezza locale, Totò arriva al casale di campagna dei Romolini. Credendolo suo, sottrae il bimbo dalle braccia del nonno e si allontana rapidamente. Il vecchio dà l'allarme e in un baleno l'intera cittadinanza, armata di vanghe, rastrelli, asce e forconi, è sulle tracce di Totò. L'inseguimento si sviluppa tra Largo Palazzo Colonna, via Palazzo Colonna e i vicoli del centro storico compresi tra via Cavour, via Santa Lucia, vicolo G. Lanza e via Posta Vecchia. Il dirupo dove Totò, dopo essere sceso per vicolo Furio Camillo e aver proseguito lungo vicolo Posta Vecchia, sta per cadere, si affaccia sulle caratteristiche cave di peperino ed è oggi protetto da muretti di sicurezza. Per sfuggire alla folla inferocita, Totò si nasconde dietro una botte in via Cavour, ma viene scoperto. Riesce alla fine a far perdere le sue tracce, spacciandosi per un abitante del luogo. Recuperata in via S. Lucia la cesta dove ha nascosto il bimbo, si allontana. Intanto i due compari, che non hanno trovato nulla, stanno aspettando Totò in piazza Matteotti sotto il vecchio monumento ai caduti (se ne intravedono le scale in peperino e le catene), oggi sostituito dalla statua "Alla fratellanza dei popoli" di Paolo Marazzi. Riconosciuti dalla popolazione, i due riescono a mettersi in salvo fuggendo a bordo di un "carretto a vino" (un movimento della macchina da presa scopre un fabbricato con le insegne "Emporio alimentare" e "Barbiere", oggi occupato dalla sede della Banca Popolare di Milano), mentre la folla li insegue lungo Corso Vittoria Colonna. Nel frattempo Totò è sulla via del ritorno: la corriera su cui viaggia percorre la via dei Laghi in direzione di Ciampino e Roma (durante il tragitto si scorge la sagoma di Monte Cavo). Quando, dopo varie vicissitudini, Totò e suoi compagni arriveranno a destinazione, il battesimo è terminato e il nostro dovrà subire la collera di moglie e suocera...
Rivisto oggi Sette ore di guai non appare affatto minore nella filmografia di Totò, anzi sorprende per la ricchezza e la vitalità di alcune gag (memorabile la sequenza che vede Totò nei panni di un fantomatico tappezziere), la presenza di sottili giochi di parole («Il primo che compare gli faremo fare il compare») e stravaganti nonsense anche sui Castelli Romani: - «Papà ancora così, non ti ricordi che dobbiamo andare a Marino?» - «Non dovevamo andare a Frascati?» - «Ah già, mi dimentico sempre che il nonno sta ad Ariccia....».

Per la rubrica Cinema - Numero 64 luglio 2007