Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

QUANDO IL CINEMA È CORTO

Intervista a Marco Bergami giovane regista genzanese

Marco, com'è maturata la volontà di intraprendere questa professione?
In età adolescenziale ero un appassionato di fumetti e lo sono ancora. Realizzavo delle tavole e poi andavo ai festival di fumetti per farle vedere ai disegnatori professionisti. Da lì ho capito che mi piaceva raccontare delle storie attraverso le immagini. Il passaggio alla regia è stata una naturale conseguenza.

Il regista deve saper raccontare una storia in cui il pubblico deve riconoscersi, da che cosa nasce secondo te questa esigenza?
Me lo sono chiesto diverse volte, credo che sia la voglia di coinvolgere il pubblico, la voglia di fargli provare un'emozione, una sensazione nobile, suscitare un ragionamento o semplicemente una risata.

Visto che sei sceneggiatore e regista dei tuoi film, trovi maggior soddisfazione nello scrivere o realizzare un cortometraggio?
Veramente sono due aspetti differenti e complementari tra loro. Sicuramente ho una grandissima soddisfazione quando, ultimato il montaggio finale del mio film, l'idea di partenza scritta mesi prima diventa qualcosa di concreto.

Qual'è per te la parte più difficile di questo percorso?
La fase delle riprese. Poiché non solo è la fase in cui si materializza la sceneggiatura ma è anche la più incerta, quella in cui gli imprevisti possono sconvolgere il piano di lavorazione. Le difficoltà possono diventare talmente imponenti da insinuare il dubbio che il prodotto finale non verrà mai alla luce. Credo sia in quel momento che il regista deve dimostrare di che pasta è fatto.

Perché ti sei specializzato in cortometraggi?
In principio per motivi pratici: realizzare un cortometraggio significa investire una piccola somma di denaro, impegnare troupe e cast per un limitato numero di ore, non rinunciando ad comunque la propria creatività. Dopo aver affrontato vari cortometraggi devo dire che ho preso gusto a raccontare storie in modo sintetico.

Hai mai pensato di realizzare un lungometraggio se ne avessi la possibilità?
Certamente. Anzi mi sono ripromesso di realizzarne uno anche senza un grosso budget.

A che cosa stai lavorando in questo momento?
Ho da poco finito il mio ultimo cortometraggio intitolato Pastis che è stato spedito ad una serie di Festival da cui attendo i responsi. È una commedia leggera ed un po' piccante che ruota attorno alla bevanda che da il titolo al film: si tratta di un distillato Francese di origine Marsigliese...

A quale tipo di cinema e di autori ti ispiri mentre realizzi audiovisivi?
Quando studiavo al DAMS c'era grande attenzione per la storia del cinema e per alcune tendenze provenienti dal passato... Mi ispiravano Antonioni, Fellini, Buñuel, ma anche autori più contemporanei come Kieslowski, Lynch, Cronenberg. Finita l'università'ho avuto modo di apprezzare anche altri registi e stili meno legati alle tendenze segnalate dai critici e dagli storici. Ho imparato che il cinema è tutto interessante... escluso il cinema mediocre. Attualmente non ho punti di riferimento mentre giro, mi abbandono all'ispirazione del momento.

Come scegli gli attori che poi reciteranno nei tuoi corti?
Per prima cosa seleziono gli attori e le attrici in base alla fisionomia e all'aspetto. Devono essere adeguati al ruolo che devo assegnare. In seguito parlo con loro, gli racconto la sceneggiatura e osservo le reazioni. Successivamente, se percepisco che sono coinvolti, prendo in esame la loro recitazione.

Qual'è l'importanza della musica in un corto, nei tuoi usi materiale edito o inedito?
La musica è importantissima. È uno dei principali motori dell'emozione di un prodotto audiovisivo. Tento sempre di collaborare con professionisti in grado di produrre della musica originale composta ad hoc per i miei cortometraggi. Ultimamente mi sono avvalso della collaborazione di Emiliano De Mutis e Patrik Mergé (compositori della colonna sonora di Pastis). Sono stati eccezionali.

Qual' e' il tuo rapporto con i Castelli Romani?
È molto forte. Nei Castelli ho sempre vissuto, sono ricchi sia dal punto di vista paesaggistico che culturale e si prestano bene ad essere location per molti soggetti.

Ti cimenteresti mai in una regia di cui non sei tu l'autore della sceneggiatura?
Sì, a patto che il soggetto mi piaccia...

Un'ultima domanda, Parlaci di un film che consiglieresti ai nostri lettori di vedere
Il Grande Capo di Lars Von Trier è una commedia spassosa ed allo stesso tempo intelligente e molto efficace... è il primo film che mi e' venuto in mente.

 

NOTA BIOGRAFICA
Marco Bergami nasce a Roma nel 1976. Nel 2002 consegue il diploma di Laurea in Lettere (DAMS) presso l'Università degli studi di Roma TRE. Nel frattempo lavora come fotografo, video operatore e regista in società di produzioni video. Dal 2001 ha scritto, diretto e prodotto cortometraggi, sia documentari come Il palazzo del Principe (2001) che fiction come L'attesa (2001), La seconda chance (2001-02), ...ad occhi aperti (2002), Robin (2005) e Pastis (2006). Ha un sito internet all'indirizzo www.lecamerecomunicanti.com

Per la rubrica Cinema - Numero 64 luglio 2007