In libreria per i tipi Sovera (106 pagg. € 12) il romanzo "Basso Impero" di Claudio Comandini, giornalista free lance e poeta, originario di Frascati, sua la raccolta "Un giorno lungo un sogno". Nel libro il racconto disincantato, a tratti rabbioso, sincopato, visionario e discontinuo, di una generazione, quella che s'affaccia per nascita dagli anni '70 e assiste alla caduta del muro di Berlino e alle vittorie elettorali sin troppo mediatiche degli anni '90. Nell'affresco lucido, tratteggiato attraverso la descrizione di giornate per nulla particolari, la strada, regno del tonto-kattivo Porkoskin, con la sua violenza e le sue "cure" di birra e miscugli di pillole, il disincanto del post università, l'amore, lo sguardo calamitato da donne (importanti) e femmine superficiali e colorate come le ragazze crickcrock, affiorano temi già cari al Comandini giornalista fra appunti di storia e filosofia che aiutano a focalizzare un po' meglio qualche perché (semmai fosse possibile ancora domandare perché e rispondere a questa domanda) la provincia impoverisca, intorno ad una decadenza che dagli ultimi anni dell'Impero (romano) pare non aver mai abbandonato un territorio troppo sicuro delle "magnifiche sorti e progressive". Stile e linguaggio freschi, racconto volutamente destrutturato, l'urgenza di scrivere s'avverte ad ogni rigo. Momenti salienti: alcune pagine che raccontano un tempo malato più facile da criticare che da vivere, sul quale ormai si può inventariare tutto e la "ricetta" per scrivere poesie dove l'abilità sembra risiedere in una incontrollabile cialtroneria. Imperdibile la presentazione/performance pensata e interpretata dall'autore, che per l'occasione mette in campo anche le sue abilità di musicista, e commenta la lettura con tormentoni da discoteca anni '90, marcette di partito e note spaurite: ne nasce una originale colonna sonora per un libro che non stanca e del quale è in divenire un seguito.
Claudio Comandino, Un "Basso Impero" che ci somiglia, Sovera Multimedia (collana Narrare), 2006