RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Gocce di scienza

Comunicare cosa

Katarina, SARS, Tsunami…parole nuove non parole vuote

Il nostro linguaggio è in continua evoluzione e, sistematicamente, parole nuove entrano a far parte della comunicazione verbale e scritta. Questo fenomeno è prepotentemente accelerato da radio e televisione (mezzi di comunicazione di massa che raggiungono ormai tutti indiscriminatamente), ma sopratutto dalla comunicazione globale oggi rappresentata da internet con i suoi milioni di siti, migliaia di blog, di pagine web scritte in tutte le lingue. Un insieme infinito di parole che formano una comunicazione spontanea in continua evoluzione, che ci porta immediatamente dentro la “notizia”, dentro un “evento”, capace di modificare in tempo reale il nostro parlare “quotidiano” anche attraverso semplici messaggi.
Recentemente abbiamo imparato parole nuove come SARS e tsunami o scoperto nomi di donna usati con un significato diverso come, per esempio, Katarina, l’uragano che ha sconvolto New Orleans nell’agosto 2005. SARS: ossia la paura di una nuova pandemia mondiale il cui tam tam è risuonato per settimane sull’onda di questo acronimo semplice, ma incomprensibile. Un evento mediatico temuto, ma allo stesso tempo quasi atteso che è poi lentamente sfumato oscurato da altri eventi. A parte le evidenti conseguenze economiche, che influenza hanno questi eventi sulle nostre abitudini? Come, e soprattutto cosa determineranno in futuro nel nostro modo di pensare e agire?
Tsunami, una parola dolce usata per definire una delle catastrofi naturali più devastanti verificatasi durante le feste di Natale del 2004. Tsunami: come non riflettere sul dramma di migliaia di vite tragicamente cancellate, di Eden turistici scomparsi per sempre o quasi, e domandarsi poi, se non sia legittimo o, addirittura indispensabile, ricominciare domani a viaggiare verso quelle mete, desiderate da molti, per le quali il turismo rappresenta probabilmente l’unica risorsa in grado di garantire la ricostruzione e la sopravvivenza futura di quelle comunità. Sarà mai possibile in questi paesi non ripetere gli errori del passato?
E tutto questo non è forse già avvenuto? La peste nel Medioevo e più recentemente la “spagnola”. Quali significati hanno avuto realmente queste parole? Oggi le “parole” hanno un valore diverso così come spesso i loro significati.
Una delle più popolari riviste mondiali: Time, il 4 aprile 2006, ha dedicato la copertina e diversi articoli al problema del riscaldamento del pianeta ed ha scelto un titolo certamente emblematico: “Be very worried” (“stiamo molto preoccupati”). L’impatto dell’uomo sul clima è forse arrivato a un punto di non ritorno? Dobbiamo avere paura? In questo caso le parole hanno un ruolo decisivo nel nostro futuro. Eppure sappiamo tutto sull’effetto serra, è spiegato anche nei libri dei nostri figli insieme al fenomeno del “buco nell’ozono”. Negli ultimi due anni, contando solo le più autorevoli riviste mondiali, migliaia di articoli hanno messo in guardia sui pericoli dei cambiamenti climatici in atto sulla Terra. L’idea che il clima sul nostro pianeta sia arrivato a un punto di non ritorno si sta diffondendo rapidamente quasi come un epidemia, come la SARS. I ghiacciai della Groenlandia si stanno sciogliendo? Il livello del mare salirà di qualche metro nei prossimi anni?
Queste sono domande a cui dobbiamo dare solo una risposta o rappresentano solo degli scenari “possibili” legati a modelli scientifici più o meno attendibili? Non lo sappiamo ancora, ma certamente sappiamo che le attività umane hanno un enorme impatto sul clima globale e poiché il clima del nostro pianeta è un “bene pubblico” è sempre più importante essere consapevoli del nostro ruolo, che sebbene piccolo, è un ingranaggio all’interno di un meccanismo globale per il quale benefici e rischi sono quasi equamente divisi tra tutti gli abitanti del pianeta. L’evoluzione del clima dei prossimi anni è una grande partita aperta che non possiamo perdere e, seppure complessa e difficile, tutti, nazioni, imprese e singoli individui, saremo costretti a giocare con grande impegno e responsabilità. Le parole possono avere anche questa volta un ruolo importante, ma in questa sfida, non saranno le sole necessarie.

Per la rubrica Gocce di scienza - Numero 56 ottobre 2006