Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Primo piano

Ri-ciclando Riforma dei Cicli scolastici: opinioni a confronto


Nel momento di sospensione della Legge 30/2000 sulla Riforma dei Cicli e alla riapertura
dell'anno scolastico, la redazione accoglie le opinioni dei docenti per un dibattito a più voci su:
- Pro e contro del riordino dei cicli scolastici
- Proposte ed obiettivi per un concreto rinnovamento nella scuola
Una riforma della scuola che si rispetti dovrebbe partire da una preliminare informazione e preparazione del corpo insegnante che invece non c'è stata né per il riordino dei cicli, né, in passato, per la riforma sui moduli: insegnanti che per anni avevano lavorato individualmente si sono trovati di colpo a dover operare in équipe...
Questa riforma rispecchia un'adesione all'esistente, all'ideale della società di oggi, e cioè alle logiche del mercato e della mercificazione: la scuola si configura come un'azienda, si deve obbedire a criteri di efficienza, efficacia, flessibilità, ma in tutto questo dov'è la centralità del bambino? Che spazio viene lasciato alle relazioni affettive, all'educazione sentimentale? Si obbedisce alla legge del "tutto, subito, e senza no" rischiando di svilire gli spazi di ascolto e di non creare punti di riferimento. E' una riforma sull'istruzione, non sull'educazione.
E' grave inoltre questa forma di competizione che si è creata fra le scuole, dove esse diventano vetrine e l'importante è creare, fare: c'è bisogno di selezionare qualitativamente fra le iniziative ed i progetti per non rischiare di offrire solo contenitori e non contenuti.
Certo, sicuramente la scuola di base va unificata, si deve creare una continuità fra elementare e media: ma intanto rivedendo i programmi, coinvolgendo gli insegnanti e non imponendo suddivisioni rigide in 3 cicli che non permettono fluidità e rispetto dei tempi di apprendimento: in questo modo si rischia di ricadere nei problemi delle scuole medie: frazionamento del sapere e troppe figure di riferimento. Invece di creare una riforma mastodontica imposta dall'alto il ministro poteva proporre delle modifiche vagliate e arricchite dagli insegnanti.
Anche il discorso del legame con il territorio, secondo la riforma, significa rispondere e adeguarsi semplicemente a delle esigenze, ma bisogna interrogarsi su cosa vuol dire creare un rapporto, se non significhi piuttosto scoprire e cercare le potenzialità di una zona, anche quelle nascoste; e non è detto inoltre che tale rapporto debba essere sempre semplice e lineare, ma in alcuni casi anche conflittuale. Il dialogo democratico è la risultante di uno scambio di opinioni anche diverse che integrandosi tra loro portano ad una nuova idea: la scuola deve essere pubblica ed ha bisogno di spazi di discussione all'intorno.
Noi vogliamo una riforma ma che non sia di immagine, centrata solo su verifiche, numeri e valutazioni: se non si mette il bambino al centro del percorso educativo puoi fare tutte le riforme e controriforme possibili, ma è completamente inutile.
Domenico Furfari, Anna Pizzuti, Adriana Rotili insegnanti Scuola Elementare Campoleone e Lanuvio
Il parere sulla riforma di un'insegnante con un'esperienza quasi trentennale di scuola media.
Punti a favore: non mi ritengo così competente da entrare nei dettagli di una legge tanto discussa. Restando a livello di principio, tre punti mi sembrano degni di attenzione: la riforma prevede la riduzione di un anno dell'intero percorso di studi: i nostri ragazzi potranno diplomarsi a diciotto anni, come avviene nel resto d'Europa. E' la qualità della formazione che conta! E su questo la scuola dovrà lavorare per raggiungere obiettivi di maggiore efficienza. Sarà faticoso, ma è necessario perché è doveroso offrire ai giovani italiani pari opportunità sul mercato europeo del lavoro.
L'obbligo di frequenza di attività formative fino al compimento del diciottesimo anno di età si dice all'articolo 1 della legge - mi sembra una posizione di grande responsabilità e considerazione per garantire il futuro soprattutto a coloro che, in grande numero, lasciano la scuola troppo presto. Sono giovanissimi e non qualificati... Saranno i primi a saltare in questo spietato mondo della concorrenza.
Infine, considero una manifestazione di attenzione e rispetto sociale che la legge incentivi la scuola dell'infanzia. Tutti i bambini - tutti - questa è la novità - a partire dai tre anni, avranno il diritto di frequentare una vera e propria scuola, naturalmente studiata apposta per la loro età.
Le riserve: La nuova scuola avrà gli strumenti operativi per entrare a regime con la rapidità richiesta? So per esperienza quanto sia variegato il mondo della scuola e quanto sia per tanti aspetti sclerotizzato in schemi consolidati. Questa però non è una riserva sulla legge, piuttosto è una mia preoccupazione.
Altra osservazione: le scuole hanno cominciato a misurarsi a colpi di offerta formativa: su questo terreno si è aperta la concorrenza. Riusciremo a rafforzare la qualità dell'insegnamento delle materie fondamentali senza farci travolgere dalle sempre più numerose attività facoltative?
Sono importantissime anche queste, ma non perdiamo di vista il vero scopo della scuola.
Antonella Ungaro docente di scuola media presso l'Istituto comprensivo Marcantonio Colonna di Marino
Riconosciamo l'importanza del ruolo educativo della scuola dell'infanzia per i bambini dai tre ai sei anni, inserendo a pieno titolo questa istituzione nel sistema educativo nazionale di istruzione e formazione.
La scuola dell'infanzia, rappresenta, in aperta collaborazione coi genitori, un momento fondativo per lo sviluppo di identità, autonomia e competenze di tutti i bambini/e.
La specificità del curricolo della scuola per l'infanzia, deriva, tra l'altro, dal fatto che l'apprendimento, specie nei primi anni di scolarità e nel passaggio dalla scuola dell'infanzia alla scuola di base, viene interpretato come un processo di crescita progressiva. Il grido che si leva è ...
La scuola dell'infanzia non viene compresa nell'arco della obbligatorietà della riforma dei cicli che va dai sei ai diciotto anni!
Silvia Felli docente della scuola dell'infanzia presso l'Istituto comprensivo M. Colonna di Marino
La riforma dei cicli mette in evidenza questo assunto: le riforme non possono camminare senza il protagonismo dei docenti e senza il riconoscimento della loro professionalità.
Professionalità da valorizzare anche in base alle funzioni diverse esercitate all'interno della scuola e per il tempo e l'impegno dedicati.
Quindi più professionalità e più autonomia e, soprattutto, più ricerca didattica da fare a scuola e in modo collegiale.
Da tutto ciò scaturisce che sono indispensabili interventi come: l'unificazione del ruolo del docente della scuola di base, l'utilizzo delle risorse professionali rispetto alle definizioni dei curricoli e in relazioni agli ambiti, la revisione del sistema di reclutamento, la definizione degli strumenti per sviluppare la professionalità.

Per la rubrica Primo piano - Numero 2 settembre 2001