Ospitiamo un ulteriore contributo sul tema "La mia generazione".
"Sotto il vestito niente"
Piu' osservo i miei coateanei , piu' mi rendo conto che i diciottenni del 2000 portano con sé, nella propria esistenza, la piu' disparata varietà di interessi, di sensazioni, di modi di reagire a delusioni, a dolori, a gioie. Analizzare me e gli altri è difficile, una vera impresa. E' troppo facile cadere nelle generalizzazioni: dire in molti modi che l'abito fa il monaco, che il modello del tuo cellulare conta, che le mode paralizzano gusti, sensazioni, emozioni... Non siamo tutti uguali, ecco. Giudicare i giovani non serve, come non serve attribuirgli superficialmente scarso interesse per lo studio, per la cultura, per il mondo in continua evoluzione. C'e mondo e mondo, società e società , di che stiamo parlando? La nostra bellezza forse risiede proprio nel portare avanti le nostre differenze, nell'essere a nostro modo, come la mente ci dice. Siamo come un collage multicolore e multiforme, che io stessa, diciottenne, faccio fatica a descrivere: molteplicità di menti, di idee, di comportamento, di intelligenza, di gusti: musica, look sentimenti.
E' difficile quindi distaccare, da questo magma un po' caotico, una tendenza particolare, una corrente caratterizzante. Quello che dico, prendetelo come opinione modesta e non pretenziosa, da una come me, alla quale non piace fare di tutta l'erba un fascio e sparare giudizi del tipo chi "bazzica in piazza" per gran parte di un pomeriggio è modaiolo, coatto, superficiale. Non mi interessano i miei coetanei per quello che fanno, mi interessano per quello che sono, li vorrei conoscere come persone, come individui, la cui mente mastica idee e credenze, che seppur a volte discutibili e non condivisibili, vanno considerate e rispettate. Davanti alla irriducibile varietà del mondo, nessuno puo' sentenziare cosa sia normale o no, quale idea sia accettabile oppure no, perché ognuno ha un'anima nascosta, un'emozione impercettibile che lo differenzia dagli altri, e sono convinta che per vivere bene innanzi tutto con sé stessi bisogna prendere coscienza dell'autonomia delle tante diversità esistenti, del loro diritto a vivere, del loro modo di partecipare al mondo. Chiamatemi ottimista, ingenua, superficiale, tale mio modo di vedere oggi a diciotto anni mi dà forza contro una società di mode, tendenze, costumi, tv, che a volte vivo come imposizione, mi dà forza per augurarmi e insieme battermi per l'avvento di un mondo diverso, semplicemente normale, basato sul rispetto delle idee e su un armonica condivisione di valori.