Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

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Fantascienza in libreria

Libera scelta in libero mercato?


Quando ho tempo, mi piace fare un giro in libreria. Per fortuna Roma ne ha di grandi e veramente ben fornite. Alcune hanno il bar all'interno e un settore di meravigliosi libri fotografici da sfogliare in tranquillità. I manifesti ti informano sulle ultime "novità": c'è il faccione inquietante di Vespa e la gigantografia di quel giovanotto di Enzo Biagi, e tanti tanti mucchi di alberi in formato tascabile. Mi piacciono da matti le librerie.
L'uso della libreria come punto d'incontro e di svago è un'importante vittoria del libro. Ma trattare i libri come semplice merce da shopping, è il lato sgradevole della faccenda. Vi racconto cosa mi succede da un po' di tempo.
Da appassionato di fantascienza vado sempre, ovviamente, al reparto "fantascienza" per vedere novità o cercare qualche classico, o scegliere tra libri di autori che ancora non conosco. Innanzi tutto il "reparto" fantascienza non è un reparto ma uno scaffale, qualche volta due, e se per gli altri (macro)generi, utilizzare la libreria come una specie di biblioteca funziona (consulti un libro, lo sfogli e si ti stuzzica investi quei 10 euro), per la fantascienza non è così.
Quando qualche anno fa sono andato a comprare il mio primo libro di fantascienza cercavo Asimov: niente di più facile. Solo per i suoi libri avranno disboscato mezzo Brasile. Asimov è un classico, immortale, immancabile genio della fantascienza e per chi comincia è come l'aperitivo a pranzo: viene prima di tutto. Dopo aver assaggiato i libri del maestro si va avanti e spesso, per un consiglio, ci si affida agli scaffali della libreria. Guardi i settecentoquaranta libri di Asimov con le loro sgargianti copertine e avendone letti buona parte li scruti con sudata soddisfazione e finalmente cerchi altro da leggere. Seguendo lo scaffale ti porti a casa dodici chili di opere di Philiph Dick.
I libri di Dick sono responsabili del disboscamento dell'altra metà del Brasile.
Passano le ere e anche i libri del Blade Runner si esauriscono, o semplicemente vuoi leggere qualcosa di diverso. Allora torni in libreria con il libretto degli assegni (visti i precedenti acquisti), sperando che il terzo autore della tua vita sia meno prolifico o almeno meno longevo. Vai allo scaffale e trovi... niente. Dopo intere notti a leggere e lunghe giornate a costruire scaffali per la maledetta Fondazione di Asimov quello che ti offre la libreria è solo la fine dello scaffale o qualche singolo autore che non hai il coraggio di acquistare (perché ne hanno uno solo? Ti domandi).
Allora vai dalla commessa/o e ti svela la legge per la quale si muove il mondo e solo te ancora non ne sapevi niente: Abbiamo solo Asimov e Dick e pochi altri perché la fantascienza è un po' fuori moda.
Almeno quei quattro alberi che rimangono sono salvi.
È questa la verità. La legge dice che se voi non leggete la fantascienza, io non posso comprarla; e sempre la stessa legge dice anche che se R. Scott e S. Spielberg hanno fatto film su opere di Dick io posso comprare venti edizioni diverse della Minority Report perché se vende al cinema vende anche in libreria.
A questo punto mi faccio una domanda: è il mercato che sceglie cosa posso leggere? Tra le cose che posso leggere ci sono quelle recenti e quelle meno recenti che vanno puntualmente fuori catalogo. Il fuori catalogo è come cancellare qualcuno dall'anagrafe: esiste ma non è vero, c'è ma non puoi comprarlo.
La fantascienza è quasi tutta fuori catalogo.
Il mercato ha deciso che la fantascienza non va venduta perché poco redditizia. Per far numero è spesso unita, sullo scaffale, al fantasy, ma chiunque sa la differenza tra un elfo e un androide, sa anche che è come mettere insieme la biografia di Madre Teresa con la biografia (se esiste) di Rocco Siffredi.
E ancora, la fantascienza è tra i macrogeneri più belli e originali della letteratura del nostro secolo: tramite la visione del futuro che gli scrittori avevano cinquanta anni fa si può capire chi siamo diventati e in cosa possiamo ancora migliorare. Quello che scrivevano i grandi scrittori decenni fa era incredibile, oggi è già storia. La fantascienza o scienza di finzione (SF) è la mente illuminata di qualche eletto che riesce a guardare attraverso il genere umano e ipotizza sul suo futuro. Non parlo di raggi laser, astronavi o robot depressi, ma parlo di noi in quanto frutto di un divenire che non sempre è imprevedibile. Quello che credo è che la fantascienza è in declino perché leggendo il futuro raccontato dal passato ci rendiamo conto di aver fatto molto peggio di qualsiasi pessimistica previsione, ci accorgiamo di essere molto più vuoti e spietati di qualsiasi androide mai raccontato, e il nostro pianeta appare spacciato molto prima di quanto è stato scritto. È come andare al mare, trovare la pioggia ed essere coscienti di aver spento il televisore proprio mentre stavano dando le previsioni.
Come dicevo prima la fantascienza non è raggi X e bombe sugli anelli di Saturno, è qualcosa che va oltre la voglia di immaginare le auto del futuro, ma grazie alle leggi di mercato sapere come la pensava qualche scrittore sul 2050 non ci è dato di saperlo. Spero solo che non vada fuori moda (o fuori catalogo) Dante o Omero oppure, non lo so, la Cappella Sistina così la buttano giù... tanto non va più di moda.
Mi sento il cane che si morde la coda: scelgo e il mercato sceglie per me.
Tutti per uno il mercato per tutti.

Per la rubrica Libri Lettori Biblioteche - Numero 19 marzo 2003