Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Biblioteca di Trimalcione

Libri in cucina

Spaghetti all'Annalisa


...Dalla dispensa portò su in cucina un'attraente scatola di cartone da cui tolse un elettrodomestico ambiguo, che avrebbe potuto essere allo stesso modo un tritacarne o un distillatore portatile d'ambrosia. Ma in realtà era una macchina per fare la pasta all'italiana, con il semplice procedimento di infilarci farina e acqua oppure uova attraverso un imbuto di plastica trasparente, metterci un filtro a seconda del tipo di pasta desiderato e aspettare che ne uscissero le tenere creature, e al momento in cui raggiungevano la lunghezza desiderata, usare un coltello ben affilato per tagliarle e dar loro la bellezza della regolarità. Eccedere in acqua o uova avrebbe potuto significare la catastrofe e Carvalho verificò la precisione del misurino come se in quell'atto risiedesse la salvezza di un popolo eletto. La macchina cominciò a girare e a lamentarsi e, quando l'impasto fu perfettamente amalgamato, Carvalho sollevò la saracinesca della chiusa e il ghiacciaio di pasta attraversò il corridoio d'uscita spinto da un embolo a spirale che lo mise di fronte all'evidenza del filtro, alla fatalità della forma, senza rispettare la sua volontà di essere tagliatelle, spaghetti, lasagne, spaghettini o maccheroni. Carvalho lo aspettava con il coltello puntato e quando i teneri vermicelli raggiunsero la statura di quaranta centimetri li affettò ed essi caddero in una conca di duralex dove si concedevano qualche contorcimento prima di acquisire il rigor mortis che sogliono avere tutti gli spaghetti freschi o cotti, in attesa del successivo genocidio perpetrato da Carvalho contro la cascata di teneri vermicelli che tornava ad uscire dal filtro prodigioso...
Tritò la cipolla, la rese traslucida facendola appassire nel burro, tolse la padella dal fuoco e ne versò il contenuto in un recipiente. A parte sbatté la panna liquida molto fredda fino a renderla più densa e la aggiunse al burro e alla cipolla. Poi tritò il salmone in pezzi abbastanza grandi perché la lingua ne potesse distinguere il tessuto e li mescolò alla salsa, cui alla fine aggiunse il basilico tritato... Carvalho buttò gli spaghetti nell'acqua bollente e salata...saggiò uno spaghetto... I denti lo tagliarono senza schiacciarlo e il palato considerò il tessuto della farina nel momento in cui le rubava l'aroma di cereale. Erano pronti. Scolò l'acqua bollente e aggiunse alla salsa due rossi d'uovo che sbatté insieme a tutto il resto. Versò la salsa sugli spaghetti fumanti e con un cucchiaio e una forchetta fece salire e scendere i filamenti come una capigliatura untuosa che si andava impregnando dell'anima eburnea della salsa.

Tratto da Gli uccelli di Bangkok di Manuel Vazquez Montalban, Feltrinelli, 1997.