Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Primo piano

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La storia delle raccolte librarie è la storia del genio della stirpe umana: tra le più antiche, la biblioteca di Ninive, ordinata dal re assiro Assurbanipal durante il VII sec. a.C., rispondeva non solo alla volontà di potenza del dottissimo sovrano, ma anche ad una linea culturale propria della tradizione mesopotamica. Già nel 2100 a.C. infatti, il re Shulgi aveva fondato biblioteche nelle città di Ur e Nippur, e molto celebre era il suo inno:

In eterno la Casa delle tavolette andrà preservata,
in eterno la Casa del Sapere dovrà rimanere aperta.

Fiorentissima casa del sapere, dove soggiornarono Archimede, Callimaco, Euclide, Zenobia, Eratostene, Apollonio Rodio, fu poi la grandiosa biblioteca di Alessandria d'Egitto, voluta da Tolomeo I all'inizio del III sec. a.C. Annoverata fra le sette meraviglie dell'antichità, all'epoca di Cleopatra, conteneva più di 700 mila documenti tra papiri, pergamene e tavolette di cera. E ancora : la biblioteca "rivale", quella di Pergamo, voluta da Attalo I, con oltre 200.000 volumi; le biblioteche ellenistiche e romane, quelle religiose del Medioevo; le biblioteche arabe: dalla Khinzana al -Kutuba al Cairo, che contava più di un milione e seicentomila manoscritti, alla "Casa della saggezza", istituita nell'815 d.C. nella Baghdad delle Mille e una notte, che divenne la biblioteca pubblica più famosa, contenente fino a 4 milioni di documenti.
Allora Baghdad contava già un milione di abitanti ed era, come diremmo con linguaggio moderno, una città multietnica e multireligiosa. In quel luogo, ebrei, cristiani e islamici non conoscevano ghetti e separazioni, convivevano pacificamente, arricchendo dei loro contributi diversi la città, che primeggiava tra le comunità del tempo per arte e cultura: ospitava 60.000 moschee, più di 15.000 hammam, molte biblioteche e persino un Istituto del Mondo Arabo, che si occupava delle traduzioni di opere provenienti da altre culture e dalle ricerche scientifiche.
Le antiche biblioteche, gli immensi scaffali delle scienze e delle lettere trasmessi ai posteri, ci ricordano come anche questi beni costituiscano strumenti di crescita, dialogo e conoscenza di se stessi e degli altri.
Non è un caso, allora, che nella storia dei conflitti tra popoli le biblioteche siano state sempre bersagli di guerra, che brutali conquiste siano state accompagnate dal rogo di libri e dall'umiliazione della cultura del nemico; così come non è un caso che i regimi dittatoriali abbiano sempre mantenuto il popolo in condizioni di ignoranza e di non accesso all'informazione, quindi di non libertà.
Al legame fra Libro e Libertà si ispira il dramma recente I Roghi e i libri , dove la parola altissima dei poeti viene contrapposta al linguaggio triviale dei dispacci politico-militari che, di volta in volta, hanno decretato l'esecuzione dei libri in ogni epoca e latitudine: dalla Roma di Tacito ed Ovidio, alla Cina di Shih Huang Ti; dall'Egitto di Amr ibn al - As alla Germania di Goebbels o al Cile di Pinochet; dalla perdita inestimabile della cultura classica nel rogo della biblioteca di Alessandria, alla distruzione della biblioteca di Sarajevo durante il recente conflitto balcanico.Tra le ultime vittime di guerra, paradossalmente a pochi mesi dalla ricostruzione ed inaugurazione della nuova Biblioteca di Alessandria, la biblioteca di Baghdad. Sconforto, rabbia e impotenza hanno accompagnato, e non ne sono stati esenti gli stessi responsabili dei beni culturali vicini a Bush, la notizia che i pozzi di petrolio sono stati egregiamente protetti e salvaguardati da ogni possibile attentato, mentre il museo veniva saccheggiato e la biblioteca incendiata, nonostante l'esistenza di una normativa universalmente accettata fin dal 1954 che prevede la tutela dei beni culturali e artistici anche in tempo di guerra.
(drammaturgia di Sergio Basile e Fabio Cavalli)
Distruggere i libri allora, non significa semplicemente bruciare carta, ma voler annientare l'identità e la memoria dei popoli. Per quanti, come noi, credono nell'utopia possibile di un confronto e di un rispetto che parta dallo scambio di pensieri diversi, c'è da augurarsi che l'impegno internazionale si adoperi perché al più presto, attraverso la ricostruzione, le biblioteche di Sarajevo e di Baghdad possano, come è accaduto per la biblioteca di Alessandria, rinnovare il loro sogno di contenere il sapere dell'umanità senza la pretesa di rappresentarlo tutto, e che il libro, come specchio privilegiato dello spirito creatore di civiltà, continui a percorrere i secoli avvenire con la sua perenne missione di testimone della storia, come strumento di conoscenza e dialogo fra culture diverse.

Drammaturgia di Sergio Basile e Fabio Cavalli.

Per la rubrica Primo piano - Numero 21 maggio 2003
Rosa Maria Cascella |
Per la rubrica Primo piano - Numero 21 maggio 2003