Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Itinerari letterari

Il ponte dei suicidi

( ... dal cap 5)

La Vecchia Strada

Pubblichiamo di seguito un passo dal libro di Gilda Piersanti, L'inconnu du Paris-Rome, Paris, Le Passage, 2003.

Ringraziamo l'autrice che ha gentilmente fornito la traduzione del brano.
Nel corso di un viaggio a Roma Chloé, che sta preparando una tesi di storia, incontra sul treno di notte " Palatino " un misterioso e seducente giornalista romano, che sembra invitarla a vivere una sorprendente avventura amorosa. Ma uno strano suicidio coinvolge ben presto la giovane parigina in una storia mozzafiato, che le svelerà le maglie complesse del caso politico italiano più oscuro del secolo : il sequestro e l'omicidio del Presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse. Tra Roma e Parigi, Chloé dirigerà l'inchiesta, spalleggiata dal suo fedele amico Antoine, bibliotecario erudito ed esperto di letteratura erotica.

La vecchia Punto di Cristina arrancava sussultando, nel traffico di fine pomeriggio sulla via Appia. Chloé fumava in silenzio lanciando di tanto in tanto un'occhiataccia al maialone che sbavava dentro una Porsche gialla, con l'occhio da pesce fradicio. La traversata dei paesi e paesini rallentava ancor più il ritmo già sfiancato della passeggiata. Una corriera accese i fari, il semaforo passò al rosso e alcuni pedoni, tutt'altro che affrettati, cominciarono ad attraversare la strada. Improvvisamente, all'uscita di Albano, apparve il ponte, e insieme al ponte la vallata di Ariccia.
"E' stato il papa a farlo costruire, verso la metà del secolo scorso, disse Cristina. I tedeschi l'hanno fatto saltare durante la ritirata, nel giugno 1944, ma è stato subito ricostruito".
La parigina s'intestardì, volle assolutamente scendere dalla macchina nonostante il vento da scogliera nordica che le spazzolava i capelli. Il ponte-viadotto presentava tre ordini di arcate, sei in basso, dodici in mezzo, diciotto in alto. Cristina aveva già tirato fuori dal cruscotto la guida rossa del Touring Club : " Il ponte di Ariccia, lungo 312 m, largo 9 e alto 59"... " Ma che fai ? Sei diventata matta"? smise bruscamente di leggere Cristina.
Chloé si stava sporgendo dal parapetto in modo pericoloso : le braccia spalancate, oscillava da destra a sinistra in una strana simulazione di volo. Un volo d'Icaro di cinquantanove metri...
"Cerco d'immaginare quel che ha dovuto provare Marco"... "Lascia perdere ! E sbrigati"! le ordinò Cristina. Sembrava tesa : non approvava affatto quella passeggiata ai Castelli alla ricerca di uno sconosciuto che aveva il nome di un altro sconosciuto, morto, come se non bastasse, il giorno prima, e proprio su quel ponte!
Da dove si trovavano, al centro del ponte, l'occhio correva fino al mare, ad ovest, per poi stendersi sulla massa verde del parco Chigi, ad est ; di fronte, la piazza e la chiesa del Bernini, e subito dietro il paese. Sul piazzale, che in altri tempi aveva fatto parte di palazzo Chigi, dove furono girate alcune scene del Gattopardo, l'odore dei forni risaliva dalle stradine e i venditori di porchetta non la smettevano più di riempire i panini. Verso sera, i romani avrebbero riempito le fraschette, rinate dalle loro ceneri negli ultimi anni, e dopo cena se ne sarebbero andati a far due passi sulla piazza, per poi finire la serata nei numerosi bar che, nonostante la stagione avanzata, mettevano ancora fuori i tavolini.
Chloé si staccò riluttante dal parapetto e chiuse gli occhi concentrandosi sul vuoto; le gambe le diventarono subito di ricotta e le vertigini cominciarono a risalire dai piedi fino al bacino. Da dove le veniva quella curiosa ossessione e quella familiarità con il vuoto?
"Non avrei dovuto darti retta", si lamentò Cristina, mentre attraversavano la piazza per andare a parcheggiare dietro la rotonda di S. Maria dell'Assunzione. "Dovremmo annegare questa brutta storia in un bel Frascati fresco, magari ammortizzandolo con un piatto di bucatini all'amatriciana"!
"Un piatto di buca... che"?
"Bucatini all'amatriciana", articolò Cristina meticolosamente. "Metti l'olio d'oliva in una padella sufficientemente larga, fai rosolare cipolle e pancetta, versi sopra un dito di vino bianco, fai evaporare, quindi aggiungi i pomodori freschi e un pezzetto di peperoncino. Quando i bucatini sono cotti, li butti nella padella, giri svelta, ci gratti sopra il pecorino, ed è fatta"!
"Ti sembra il momento di darmi lezioni di cucina ? E poi che sarebbero questi " bucatini ""?
"Sono degli spaghetti col buco", rispose Cristina seccata.
"Dai, non fare il muso"! fece Chloé dandole un bacio sulla guancia. "Ti prometto che dopo andremo a mangiarceli, i tuoi spaghetti col buco"!
"Sapresti almeno dirmi dove e perché stiamo andando dove stiamo andando"?
"Secondo l'elenco telefonico, ci sono solo tre Vinciarelli ad Ariccia : con un pizzico di fortuna, troveremo il nostro uomo".
"Capirai che fortuna"! borbottò Cristina. "Io non ce la faccio già più : una notte in bianco a rigirare in tutti i sensi una storia senza capo né coda, un pomeriggio a portare in processione alla cappella Sistina una ventina d'inglesi, e adesso, come premio finale, una serata gialla alla ricerca del cattivo che ha rotto il giocattolo della signorina qui presente"!
Protestava per la forma, per sfogarsi, ma non ce l'aveva seriamente con Chloé, che si era così intestardita su quello sconosciuto, incontrato su un treno di notte e morto in circostanze quantomeno dubbie. Comunque fosse, mai e poi mai l'avrebbe lasciata sola, in quella caccia all'uomo che aveva tentato di salvare lo sconosciuto del treno, il quale, caso strano, aveva lo stesso nome del suo presunto salvatore.
Le stradine sempre più buie, la notte che scendeva veloce, la loro ricerca diventava febbrile. I due Vinciarelli non corrispondevano al tipo che cercavano, uno di loro però fornì l'informazione giusta : il Fred in ballo, sì, certo, proprio quello di cui parlavano i giornali, abitava con la mamma all'uscita del paese, dalle parti della Porta Napoletana...