Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Il violino nero

Maxence Fermine
Milano, Bompiani, 2001

Di una favola si tratta, senza dubbio, la storia del violino nero. Ma le favole si sa provengono dalla fantasia e dall'immaginazione di qualche scrittore che sta certamente sognando, ma che cosa sono i sogni se non frammenti raccolti dalla realtà?
La favola ha tre protagonisti un violinista dal talento naturale ed eccezionale, un liutaio che uscito dall'officina del grande Stradivari, supera il maestro e una fanciulla la cui voce è sublime quanto il canto delle sirene.
La favola si svolge a Venezia, una città la cui magia ferma il tempo, rallenta i ritmi, placa i suoni, prolunga i silenzi...e finalmente lascia che la musica invada le calli, i canaletti, i ponticelli, i palazzi.
Il violino nero è una favola sulla musica e la prosa di Maxence Fermine è sonora.
Johannes Karelsky è un giovane violinista francese di grande talento che richiamato in guerra nella primavera del 1796, parte alla volta di Bonaparte per la campagna d'Italia. Egli ha in mente solo un proposito quello di comporre un'opera.
Ferito in battaglia, passa una intera notte con una sciabola conficcata nel fianco e nell'ora estrema gli appare il fantasma di una donna che gli canta una melodia sovrumana e lo tiene in vita fino all'alba quando ormai è fuori pericolo.
Da questo momento in poi il violinista sarà testimone e complice di un incantesimo consumatosi molti anni prima e di cui per ora non comprende il significato.
L'esercito francese giunge a Venezia, Johannes prende alloggio presso l'anziano Erasmus che di mestiere fa il liutaio. L'incontro tra i due uomini non è casuale. Erasmus tiene in casa uno strano violino, un violino nero la cui musica, rivela a Johannes, può cambiare la vita di chi lo suona: "E' come la felicità. Una volta che la provi, ne resti marchiato a vita."
Johannes vuole sapere di più ed Erasmus gli rivela il segreto del violino nero.
Un giorno mentre si trova a Cremona nella bottega di Antonio Stradivari, il conte veneziano Ferenzi commissiona a Erasmus, appena ventenne, un violino quale dono di compleanno per sua figlia Carla.
Erasmus si reca a Venezia per consegnare di persona il dono a Carla, una fanciulla dai capelli nerissimi e dagli occhi ancora più neri e profondi; appena si conoscono i due percepiscono una forte attrazione l'uno per l'altra.
Carla invita Erasmus per la sera seguente alla Fenice, dove canterà per un vasto pubblico che considera la sua voce la più bella del mondo. Erasmus ascolterà la fanciulla cantare e rimarrà estasiato dal suo tono divino e inimitabile.
Il valore dell'arte e la bravura di Erasmus sono già famosi a Venezia. Quella sera stessa uno sconosciuto spinge Erasmus ad accettare una strana sfida. Riuscirà a costruire un violino che riproduca esattamente la voce di Carla e tutta la sua bellezza?
Il giovane torna a Cremona con due soli ricordi il suono meraviglioso della voce di lei e la linea delicata della sua figura. Giura a se stesso che riuscirà a riprodurre la sua voce con un violino nero come i suoi occhi e i suoi capelli e con una forma che sia la stessa del suo corpo. Erasmus compie l'opera e si reca a Venezia per mostrare il prodigio che è riuscito a realizzare ma la fanciulla è in fin di vita, ha perso la voce e muore poco dopo aver sentito suonare il violino.
Johannes è senza parole, Erasmus gli ha appena raccontato la sua vita. Il giovane violinista comporrà la sua opera ma si rende conto che nessuna avrebbe potuto cantarla tranne Carla Ferenzi.
Getta al fuoco la partitura e sfinito ma con l'animo sereno si accorge di essere finalmente felice.

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 26 novembre 2003