Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Primo piano

Tempo di Natale


Fra le molte cose che l'uomo si trascina dalla preistoria forse una è il canto di Natale; voglio dire quella parola detta secondo una scansione e accompagnata dal gesto rituale che avrà contraddistinto una celebrazione primordiale, che si è coniugata giù per le varie civiltà portando fino a noi in modo oscuro e irriconoscibile, il segno di un rozzo quanto sublime tentativo di creare una sintonia tra mente e tempo.
Proprio il tempo, nel momento del solstizio, pare segnare una misteriosa pausa, un respiro cosmico: qualcosa nell'ordine universale s'inverte, per cui, entrando in sintonia con questo moto, l'uomo pensò di trovare una cifra delle cose e quindi della propria salvezza. In questo punto nodale del manifestarsi della vita il Cristianesimo pose la nascita del Salvatore...
Già nel calendario romano la festa del 25 dicembre era conosciuta come Dies natalis invicti solis, in corrispondenza con il solstizio d'inverno. Alla festa pagana si sovrappone quindi quella cristiana. C'è una perfetta antitesi tra il solstizio d'estate che cade il 24 giugno nella notte di S.Giovanni in questo periodo dell'anno, contrassegnato dalla forza della luce, quando vengono alla ribalta fate elfi folletti e streghe. Nella notte di Natale invece, tutto è rivolto alla pace e alla serenità, al riposo e all'ascolto in collegamento col ciclo della vegetazione: ...si celebra la discesa intima e nascosta del Verbo nel mondo e questo trova analogia col seme del grano che, sceso da poco nel grembo della terra, comincia a schiudersi lentamente e a prendere possesso del nuovo mondo... Cos'è rimasto di questo pensiero antico? Forse la parte più genuina è rappresentata dal mondo popolare di canti, poesie, azioni drammatiche che ne restituiscono alcuni aspetti lirici in cui si convogliano e si confondono usanze e rituali antichissimi e restituiscono l'aura di una passato che ancora esige uno spazio da riscoprire. Torna a fare capolino, ancora nel terzo Millennio, tra i negozi sovrabbondanti di oggetti e colori, tra i rumori di cornamuse e clacson, tra presepi della Sacra famiglia e le magliette firmate di famosi stilisti, ancora un nuovo Natale che spinge tutti gli uomini a fare i conti con la rinascita interiore,con il rispetto per l'umano dolore, con la solidarietà solidale verso la fragilità di ogni essere vivente... (Riduzione e adattamento a cura di M.Angela Nocenzi dal volume di Carlo Lapucci Poesia popolare del Natale, Montepulciano, Ed.Del Grifo, 1989)


Quando è nato Gesù?

Difficile precisare le date di inizio e fine del tempo di Natale: variano sensibilmente a seconda delle località e delle epoche e, per ragioni astronomiche e storiche, nel corso dei secoli hanno subito vari slittamenti. L'unico dato certo e immutabile è che questo periodo ha sempre ruotato intorno al Solstizio d'Inverno, reinterpretato poi come Natività del Cristo. Sulla sua effettiva data di nascita tuttavia, nella Chiesa non c'è accordo fino al IV secolo. Il grande Padre Origene nel 250 ancora non conosceva il giorno natale di Gesù. In Egitto e in Palestina si parlava di Epifania del Signore ma la data del 25 dicembre fu introdotta nel 430 e da allora si operò una distinzione tra il giorno della nascita e quello del Battestimo (6 gennaio).

Per la rubrica Primo piano - Numero 27 dicembre 2003