RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Biblioteca di Trimalcione

Sfinci di San Giuseppe

In questa ironica e divertente raccolta di ricordi, Vincent Schiavelli, celebre attore caratterista, (ha recitato in più di cento film, indimenticabili i ruoli ricoperti in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e in “Amadeus”), narra episodi di vita vissuta dalla comunità siciliana nella Brooklyn di inizio secolo. Le numerose ricette che accompagnano la narrazione sono quelle che Papà Andrea, monsù (chef) di una famiglia patrizia, ha portato con sé dalla Sicilia, insieme alle consuetudini e alla devozione per alcuni santi che intervengono mutando talvolta i destini degli uomini.

La festa

[…] A Bruculinu, oltre alle tradizionali feste americane del Thanksgiving, del 4 luglio, del Natale, avevamo le nostre feste speciali, importate dalla Sicilia dalla generazione dei miei nonni. […] La più sentita di queste feste era quella di san Giuseppe, il 19 di marzo, così importante da essere chiamata, semplicemente, la Festa. Per la gente di Sicilia, la dedizione di Giuseppe alle sue responsabilità familiari, ne aveva fatto il simbolo di uno dei tradizionali ideali di mascolinità, cioè “l’omu di panza”, uno che ha il fegato di fare in silenzio ciò che si deve fare. Le immagini spesso presentano san Giuseppe con in mano un lungo bastone fiorito in cima. Nella tradizione cristiana, è diventato la personificazione dell’arrivo della primavera, prendendo il posto di un dio che si festeggiava, appunto, all’equinozio di primavera. […] A casa nostra, quel giorno di festa era sempre celebrato con un pranzo speciale, preparato da mio nonno, il cui piatto principale era la pasta con le sarde fresche. Quel giorno l’assunzione del cibo prendeva un tono riverenziale, di devozione. […] Papà Andrea accoglieva tutti quelli a cui faceva piacere essere invitati. La nostra rumorosa cucina a Myrtle Street quasi scricchiolava sotto il peso delle sedie e dei tavoli, quando gli invitati erano trenta o più. La zia Mae incaricata dei posti a tavola, metteva da parte la solita pignoleria, e, abbassando notevolmente la qualità della sua regia, si dichiarava contenta se ognuno riusciva ad avere un piatto e una forchetta e un tovagliolo. Teglie dopo teglie di pasta con sarde arrivavano a tavola con grande soddisfazione dei commensali. A quelli che non avevano potuto partecipare, venivano portati fino a casa dei piatti ben coperti, con la riverenza di un prete che reca l’Eucarestia agli ammalati. Il pranzo si concludeva con le “sfinci di san Giuseppe”, rotonde frittelle di morbida pasta da choux fritte in abbondante olio bollente finché non diventavano soffici e gonfie. Quando erano tiepide, venivano tagliate quasi interamente a metà e riempite fino a traboccare di crema di ricotta, pezzetti di cioccolata e frutti canditi. Nei secoli passati, in quasi tutte le città e paesi della Sicilia, le monache, rinchiuse nei loro conventi, producevano e distribuivano “le sfinci”. A casa nostra, in pieno ventesimo secolo, venivano fatte dalle sapienti mani di Papà Andrea. Dopo pranzo ce ne uscivamo, in lento passeggio, per le strade del rione. Appena svoltato l’angolo di Suydam Street, la Festa si presentava ai nostri occhi in tutta la sua gloria. Le orecchie risuonavano delle sinfonie di voci, dei suoni penetranti e acuti delle vorticose ruote della fortuna, delle grida o delle imprecazioni dei giocatori, degli strilli delle mamme che chiamavano i bambini, tra i meandri delle bancarelle per il tiro al bersaglio. Scoppi di risa arrivavano dai gruppi di famiglie e amici, con le risatine nervose ed eccitate delle ragazzine ingenue, che, forse per la prima volta, ricevevano occhiate e attenzioni da impacciati corteggiatori. Insomma, era primavera…

Crema di ricotta

750 g circa di ricotta fresca e di buona qualità; 1 e ¾ di tazza più 2 cucchiai di zucchero a velo; 2 cucchiai di liquore come Curaçao o Grand Marnier o Cointreau; 2 cucchiaini e ½ di estratto di vaniglia; 6 cucchiai di gocce di cioccolata amara; 3 cucchiai di frutti canditi misti e tagliati a pezzetti; zucchero per spolverizzare; scorza di arancia candita, tagliata a strisce, per decorare.
Passate la ricotta con un passaverdure a buchi larghi. Aggiungete lo zucchero rimestando con un cucchiaio di legno; non usate un frullatore elettrico perché danneggerebbe la ricotta. Aggiungete il liquore, la vaniglia e per ultimo i pezzetti di cioccolata e la frutta candita. Coprite e mettete in frigo.

Sfinci

8 tazze di olio di mais per friggere; 1 tazza di farina; 8 cucchiai di burro non salato; 1 tazza d’acqua; 4 uova.
Versate l’olio in una casseruola da un litro e mezzo circa e riscaldate a fuoco medio fino a 180°. Mentre l’olio si riscalda versate la farina setacciata in una casseruola. Aggiungete il burro e una tazza di acqua e ponetela a fuoco medio. Quando il burro si sarà liquefatto e il liquido comincia a bollire, versate d’un colpo la farina, mescolando. Cuocete per due, tre minuti finché il composto non diventi liscio fino a staccarsi dalle pareti della casseruola. Togliete dal fuoco e mescolate, lasciando raffreddare per alcuni minuti. Usando un frullatore elettrico o una frusta, se lavorate a mano, aggiungete le uova una alla volta fino a ottenere un composto liscio ed elastico. Quando l’olio sarà bollente, prendete una cucchiaiata di impasto e versatela nell’olio bollente. Friggete le sfinci finchè non saranno di un colore bruno dorato e gonfie così da esser vuote dentro, cioè da 10 a 15 minuti. Assicuratevi che siano ugualmente cotte da ambo i lati. Non friggetene più di cinque per volta perché non avrebbero spazio sufficiente per gonfiare. Toglietele dall’olio con una schiumaiola e ponetele sopra una carta assorbente o tovaglioli di carta.
Le sfinci si possono preparare anche il giorno prima. Conservatele durante la notte, strettamente avvolte in carta oleata, in un luogo asciutto. Proprio prima di servirle, fate un taglio su ciascuna di esse, e, usando un cucchiaio o una siringa per dolci, riempitele di crema di ricotta. Spolverizzate di zucchero e guarnitele con le strisce di arancia candita.

Per la rubrica Biblioteca di Trimalcione - Numero 60 marzo 2007