RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Enogastronomia

La strada dei vini dei Castelli romani: mito o realtà?

“I vini non fanno strada”, così titolava a sei colonne “Il Messaggero” nel lontano 11 gennaio 1991. E nell’occhiello riportava: “Castelli, la Regione pubblicizza un itinerario fantasma da Velletri a Frascati, decine di cartelli illustrano un percorso enologico mai realizzato”
Sono passati 16 anni da quel titolo di giornale ed è strabiliante la sua attualità. Chiediamoci allora perché sono passati tanti anni ed ancora la strada stenta a nascere, come mai, malgrado tutte le indicazioni emerse nei dibattiti, nei convegni, nelle molteplici promozioni, non pochi degli “attori territoriali” interessati non ha le idee molto chiare e la piena convinzione riguardo all’utilità di questa iniziativa? Come mai qualcuno ci chiede ancora se la strada passerà davanti al proprio vigneto o alla propria cantina, come se fosse una nuova strada da costruire? Come mai questi signori si preoccupano più di un fatto logistico e non del miglioramento qualitativo del proprio prodotto?
Parliamoci chiaramente. Abbiamo sostenuto da sempre che la Strada dei Vini non è la panacea di tutti i mali, ma allo stesso tempo rimaniamo convinti, dei molteplici vantaggi che essa può conferire, se ben realizzata, all’intera filiera e a tutto il territorio. Basterebbe citare un aspetto per tutti: la realizzazione della strada contribuirebbe in modo sensibile a frenare la continua estirpazione dei vigneti. E’ importante trovare, quanto prima, un sistema che può contribuire a fornire una prospettiva di sviluppo, a dare entusiasmo e, perché no, anche emozioni ad un settore in crisi, altrimenti ben presto inaugureremo sì delle strade, ma quelle che accedono ai grandi palazzi, alle ville, ai supermercati (necessari per carità) e non quelle enoturistiche. Desideriamo far questo, oppure contrastare la tendenza in atto purtroppo da anni, di trasformare un territorio così ricco nell’estrema periferia romana?
L’entusiasmo da parte del viticoltore, del ristoratore, dell’azienda agrituristica, ad aderire alla strada, però, non è elevato. Perché? La risposta la possiamo trovare, forse, nella scarsa o poco efficace o errata comunicazione. La “colpa” (se è lecito esprimerci in questo modo) è un po’ di tutti noi addetti ai lavori e di chi, potendo (o dovendo), non ha saputo creare interesse e passione al fine di rendere partecipi all’iniziativa gli attori, tutti, della filiera. La strada non si realizza se mancano questi ultimi, o se malgrado ciò si riesce ad avviarla, il sistema inevitabilmente crolla. E’ già successo in altre zone d’Italia, anche perché ci si è affidati alla gestione del cosiddetto “campanile”.
Su questo mi permetto alcuni suggerimenti.
Partiamo da un antefatto. Il Comitato promotore della Strada ha già inserito nel sito web (www.stradadeivinideicastelliromani.com) per ogni zona D.O.C. dei bellissimi ed interessanti percorsi lungo le vie esistenti e caratterizzati da tematiche diverse. E’un vero peccato, a nostro parere, che non è stato previsto, però, un itinerario di raccordo di tutte le sette zone dei vini .O.C. La legge regionale n. 12 del 1983, la prima legge istitutiva della Strada, prevedeva un percorso a forma di ferro di cavallo lungo circa Km. 120, che permetteva anche degli spostamenti rapidi tra una zona e l’altra. Desideriamo ricordare che l’iniziativa si chiama “Strada dei Vini dei Castelli Romani” e non “Strade”… Può sembrare un gioco di parole, ma non lo è. Cerchiamo di non ricreare, inconsapevolmente, i presupposti al ritorno di atavici campanilismi.
La valorizzazione deve (lo rileviamo) interessare da subito e nella stessa maniera tutto il territorio dei vini castellani. L’itinerario di raccordo delle varie zone va ideato e realizzato immediatamente e ancor prima di quello dettagliato riguardante la singola Denominazione d’Origine Controllata. Ovviamente, ogni vino D.O.C. manterrà le sue peculiarità; tali distinzioni vanno potenziate per assicurare vitalità ad una gamma assai ricca ed articolata di sapori. Occorrerà però, parallelamente, rinunciare alle gelosie locali ed esprimere in un’unica iniziativa ben coordinata le potenzialità agrituristiche, enogastronomiche e culturali dell’intero territorio castellano.
Nel progetto si fa un accenno alle botteghe alimentari, senza specificarne il ruolo e non sono citate le botteghe del vino, vale a dire quelle strutture che possono costituire il polo enologico del comprensorio dei Castelli Romani. La bottega del vino espone tutti i prodotti D.O.C. della zona, è luogo di degustazione, di vendita diretta ed è l’animazione più completa dell’e-commerce.
Nel progetto strada va inserito un museo del vino (ricordiamo quello “diffuso” di Monte Porzio) e un’enoteca comprensoriale (in collegamento permanente con quella regionale di Roma) che potrebbe sorgere, lo diciamo a puro titolo di esempio, in alcuni idonei locali del Comune di Marino, o presso la Cantina sperimentale di Velletri, o inserita in una delle prestigiose ville di Frascati.
Il lavoro non manca. Sappiamo bene che l’impresa non è facile, anche perché sono tanti, forse troppi, i “galli” che cantano. Il nostro riferimento non è al “gallo nero” di un noto vino toscano, ma alle tante rappresentanze (pur giuste in un sistema democratico) dei molteplici e diversi interessi, a volte poco intonati.
Cerchiamo di dare soddisfazione a quei viticoltori che ancora oggi credono (nonostante le basse remunerazioni delle uve coltivate e dei vini prodotti) ad una possibile ed imminente valorizzazione dell’enologia castellana. Cerchiamo di stare vicino a quegli operatori dell’agriturismo (compresi gli addetti alla ristorazione e gli albergatori) che ancora credono valga la pena investire nel settore. Portiamo a termine, finalmente, il lavoro iniziato dai nostri padri. Contribuiamo tutti e presto alla valorizzazione enogastronomica e culturale del nostro territorio.

CONOSCIAMO I NOSTRI VINI:ilFrascati D.O.C.
(G.U. n. 114 del 18-5-2005)

VITIGNI: Malvasia bianca di Candia 50%, Trebbiano Toscano 10-20%, Malvasia del Lazio (puntinata) 10-40%. Possono concorrere anche Greco, Trebbiano giallo, Bellone e Bombino bianco fino ad un massimo del 30% e altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nel Lazio, fino ad un massimo del 15%;
ZONA: Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone ed in parte Roma e Montecompatri;
TIPOLOGIA: normale, superiore, cannellino, spumante;
PRODUZIONE: la produzione media annua delle uve nel periodo 2001-2004 (dati Arsial) è stata di quintali 200.000 circa, originando 140.000 ettolitri di vino delle varie tipologie;
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE(Frascati superiore)
colore paglierino più o meno intenso; odore vinoso, con profumo caratteristico delicato. Sapore sapido, morbido, fine, vellutato, secco. Alcool minimo 11,50% vol.
ABBINAMENTO GASTRONOMICO (Frascati superiore)
primi piatti, carni bianche, pesce e formaggi freschi.

Le aziende del territorio che imbottigliano il vino D.O.C. Frascati sono numerose; alcune di esse sono ben organizzate per l’esportazione del prodotto nei vari Paesi del mondo. Diverse aziende hanno già effettuato una prima adesione alla costituenda Strada dei Vini dei Castelli Romani. Il sito internet ufficiale (www.strada deivinideicastelliromani.com), facilmente consultabile per qualsiasi informazione, nel recente Rapporto annuale CENSIS/Città del Vino è risultato secondo nella classifica dei 10 migliori siti delle Strade dei Vini d’Italia.

PICCOLO GLOSSARIO AD USO DEL LETTORE

Caratteristico: tipico elemento del colore, odore o sapore di un vino
Delicato: sensazione gradevole che si ha all’assaggio
Paglierino: vino bianco color giallo paglia più o meno carico
Morbido: vino che produce al palato una sensazione che riempie piacevolmente la bocca
Vellutato: gradevole sensazione di un vino armonico ed equilibrato

Per la rubrica Enogastronomia - Numero 60 marzo 2007