Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

La posta dei lettori

Comunicare con i bambini

Insegnate ai bambini a non accontentarsi di nozioni
e persuadeteli che niente si conosce finché
queste restano solo immagazzinate nella memoria
J. J. Rousseau,
Lettere sulla Botanica, Lettera, 5, 16 luglio 1772

Non date lezioni al vostro allievo verbalmente,
perché egli le dovrà ricavare direttamente dall'esperienza.
Non infliggete alcun castigo,
poiché egli ancora non sa che cosa vuol dire agire nell'errore.
J. J. Rousseau, Emilio, Libro 2

Quando nasce un bambino è un momento essenziale, perché in quel preciso istante nascono anche i suoi genitori, ed è l'inizio di una relazione esclusiva, di una vera comunicazione. In un primo momento il dialogare con il bambino, oltre alle parole, sarà fatto di contatto fisico, di cure, di attenzione che gli adulti dedicano al proprio neonato.
I bambini fin dalla loro nascita sono attratti dalle parole che gli altri rivolgono loro. Il dialogare è un modo di manifestare il nostro affetto, calore umano, fatto anche di sguardi, di desiderio, di contatto. In quel momento le parole non trasmettono i significati di cui sono portatrici ma creano lo spazio della relazione.
L'adulto ha il privilegio di avviare il bambino alla conquista di cose preziose, importanti, significative: parlare, ascoltare, scoprire il mondo, vivere gioiosamente, ed essere in relazione con gli altri. Nello sviluppo del linguaggio sarà compito dell'adulto insegnare le parole più belle, più adeguate, più significative alla realtà di ogni momento. Nei primi anni è necessario comunicare quello che il bambino può capire e contemporaneamente creare le basi o i presupposti affinché possa integrare i concetti più complessi.
Come alla nascita di un bambino ci prepariamo alla sua accoglienza facendo spazio per la culla, per i vestitini, per i giocattoli, così il suo sviluppo come individuo dipenderà dalla nostra capacità di accoglienza, di ascolto, di comprensione, disponibilità, empatia, affinità, riconoscimento, accettazione, interesse. Attorno ai due/tre anni i bambini si sono impadroniti di un numero significativo di parole, di concetti, e a questo punto è il momento di valorizzare le loro domande come un'opportunità unica per risponder loro.
L'ascolto da parte dei genitori, educatori, nonni è la porta per stabilire la relazione, per l'incontro, l'intesa, la complicità di profonda partecipazione con l'altro. L'ascolto trasforma il monologo in dialogo.
Un bambino ha il bisogno/diritto di essere ascoltato perché attraverso l'essere ascoltato riesce a maturare, a crescere nella comprensione. E' fondamentale dimostrare interesse per il suo mondo, i suoi dubbi, i suoi problemi, rispettandolo profondamente come individuo unico ed irrepetibile per poter creare la co-partecipazione alla vita. Possiamo dire che alla base di ogni buona relazione c'è sempre una buona comunicazione. È vero che la conoscenza passa attraverso le parole ma la saggezza passa attraverso l'esempio, l'esperienza che viene dall'altro. In sé la comunicazione è una vera arte fondata su un desiderio profondo, intenso, sincero, di trasmettere attraverso le parole un qualcosa di nostro. E come tutte le arti va esercitata con pazienza, costanza, passione. Il risultato finale è benessere, senso di pienezza, soddisfazione, realizzazione e serenità interiore. Auguriamoci di poter stabilire con i nostri bambini, sia come genitori, sia come educatori, una relazione/comunicazione armoniosa in modo da creare un stile di vita in continuo miglioramento ed evoluzione.

Per la rubrica La posta dei lettori - Numero 37 novembre 2004