RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Quelli che la fisica...

Scienza oggi

Bellissimo, ma a cosa serve ?

“Si, bellissimo, ma a che serve?”: questo e’ il tormentone con cui un fisico (o in genere un addetto alla ricerca cosiddetta “pura”) si trova a cimentarsi, ogniqualvolta cerca di spiegare la sua attività ad un interlocutore non specializzato.
La spiegazione ha in genere un percorso obbligato: si parte da una più o meno concisa enunciazione delle teorie che descrivono il mondo che ci circonda, si continua poi con entusiasmo verso i problemi che sono al centro della nostra ricerca attuale -qual e’ il meccanismo che da’ la massa alla materia? cosa e’ la materia oscura? cosa e’ l’energia oscura? dove e’ finita l’antimateria? -, per poi precipitosamente rifugiarsi in una miriade di esempi, in cui si descrivono tutte le meraviglie applicative che sono derivate nel corso degli anni dalle scoperte della cosidetta ricerca “pura”. Questo in genere per fugare dallo sguardo dell’interlocutore la domanda con cui abbiamo aperto questa riflessione.
L’ultima volta che mi e’ capitato e’ stato un paio di settimane fa, di ritorno dal CERN di Ginevra, il piu’ grande laboratorio mondiale di ricerca di fisica delle particelle elementari. Il passeggero seduto di fianco a me in aereo, attratto dal filmato che stavo guardando sul computer, ha attaccato bottone e la discussione in breve si e’ avviata verso il solito binario. Il filmato mostrava l’impressionante discesa del magnete dell’esperimento CMS (una bestia di 1900 tonnellate, all’incirca il peso di quattro jumbo jets) in un pozzo profondo un centinaio di metri, con uno spazio libero di una decina di centimetri, che si era appena conclusa con successo. Il mio evidente orgoglio nel descrivere questa meraviglia di tecnologia, in cui l’ INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) in cui lavoro, ha avuto un ruolo di primo piano assieme all’industria italiana, e la susseguente descrizione dell’esperimento CMS (milioni di canali di sofisticatissimi sensori, letti da un sistema informatico in grado di digerire l’informazione contenuta in 4 DVD in meno di un secondo), non hanno evitato l’insorgere della fatale domanda: “Si, bellissimo, ma a che serve?”.
Premetto che il mio interlocutore era al contempo quanto di meglio e quanto di peggio ci si possa augurare per una simile discussione: intelligente, curioso e professionista in un campo specializzato nel valutare il rapporto costi/benefici: un economista. A questo punto la tentazione era troppo forte: invece che avventurarmi sulla solita strada della dimostrazione dei vantaggi a lungo termine della ricerca fondamentale, gli ho risposto semplicemente:” Non SERVE a niente, e comunque non sul breve termine”.  Il mio compagno di viaggio era troppo sofisticato per non accettare questa provocazione e la discussione che ne e’ seguita e’ stata estremamente interessante.
La principale conclusione che abbiamo raggiunto e’ che una società incapace di investire ed avanzare nella ricerca di base (quella che gli anglosassoni definiscono “spinta dalla curiosità”), non ha molte aspettative di un futuro florido. La tecnologia da sola non può sostenere lo sviluppo, specialmente in un mondo globalizzato, e non e’ in grado di provocare svolte epocali nel progresso. Come diceva un saggio: migliorando la candela, non arriverai mai a scoprire la lampadina elettrica!
Alla fine abbiamo convenuto che una famosa storiella poteva riassumere bene la nostra discussione. La storiella è più o meno questa: gli asini, in preparazione al fatto che un giorno potrebbero governare, studiano con grande attenzione l’organizzazione della società. Si concentrano sul sistema dei trasporti che, ovviamente, sta loro particolarmente a cuore. Analizzando il trasporto ferroviario, concludono che i vagoni ferroviari sono un mezzo particolarmente efficiente: si caricano passeggeri e merci, si trasportano a grande distanza, si scaricano a destinazione. Non appena vinte le elezioni, la prima cosa che fanno e’ di rimuovere la locomotiva: e’ pesante, consuma un sacco di energia e trasporta solo una o due persone. La metafora e’ evidente: i vagoni sono la società, la locomotiva e’ la ricerca e l’innovazione.

Non chiedetemi chi sono gli asini: non ne ho la minima idea!

Per la rubrica Quelli che la fisica... - Numero 63 giugno 2007