RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

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Un marketing per le biblioteche?

È ormai una ricorrenza! La giornata del 23 aprile è interamente consacrata al libro e alla lettura. Numerose manifestazioni, organizzate in tutta Italia, propongono letture ed incontri con gli autori, per stimolare la voglia di leggere, per avvincere, appassionare, catturare l’attenzione attraverso i libri.
Le biblioteche sono protagoniste. Ogni anno cercano nuove formule, dibattono su come utilizzare al meglio il momento in cui sono sotto i riflettori, occasioni rare a dire il vero, ma pur sempre opportunità da saper sfruttare. Per quest’ anno le biblioteche dei Castelli Romani hanno deciso di stigmatizzare l’avvenimento in un modo un po’ speciale meno di immagine e più di sostanza direi. Il 23 aprile sarà l’occasione per aprire una riflessione tra addetti ai lavori sull’ attuale organizzazione del servizio. Obiettivo: evidenziarne criticità, inadeguatezze, eventuali segni di invecchiamento…insomma la domanda è: “le nostre biblioteche pubbliche sono al passo con i tempi? Per molti versi ci sentiamo incoraggiati dal non aver perso la scommessa con nuove tecnologie La rete wireless, gli hot spot, i nuovi servizi on line del sistema – il Virtual reference desk, l’ ask a librarian – ci pongono per molti versi all’avanguardia, ma c’è un ragionamento più profondo che vogliamo fare e che da un po’ di tempo circola informalmente tra i bibliotecari: riguarda le modalità di mediazione che le biblioteche sono in grado di mettere in atto verso il loro pubblico reale e potenziale. Marketing è la parola che si affaccia, forse un po’ abusata in tutti i campi, ma qui è una fortuna che non spaventi più chi si occupa di cultura. In che modo le biblioteche oggi offrono prodotti e servizi? La public library, modello sul quale le nostre biblioteche si sono formate e in base al quale sono organizzate, la biblioteca a scaffale aperto, con una ricca storia alle spalle di attività promozionale legate al libro e alla lettura è ancora un modello sufficiente? Che cosa si potrebbe fare di più e di diverso per rispondere ad una mission rinnovata che mette la biblioteca al centro di una rete più vasta di agenzie informative con le quali la biblioteca pubblica non può fare a meno di dialogare, cooperare, organizzare l’informazione? Tale bisogno è sempre più urgente dentro una società globale, che fa della conoscenza un potente fattore di sviluppo economico.
Accertata dunque l’esistenza di una buona e ancora validissima ragione di esistere – e questo le biblioteche dei Castelli Romani l’hanno fatto in questi anni licenziando la nuova mission – si potrebbe parlare di un nuovo inizio ripensando l’offerta dei documenti, l’organizzazione degli spazi, le tipologie della proposta culturale, un ripensamento che però non toglie nulla a tutto quanto già si è fatto per rispondere alle più svariate esigenze informative dell’utente. Non è la prima volta che ci confrontiamo con questi temi e se andiamo bene a vedere molto è stato fatto per rinnovare l’offerta dei nostri prodotti: ma tali esperienze non si sono tradotte in una modalità comune e condivisa di rinnovamento. Molte iniziative sono rimaste isolate, autoreferenziali, non connotano il servizio in modo permanente: le mostre tematiche, l’ingresso del multimediale, le bibliografie mirate, i laboratori, i bollettini delle accessioni, le biblioteche fuori orario, peccano di sporadicità, evidenziano l’esigenza di fare sistema anche in questo senso, di fare tesoro di quanto è stato prodotto e su questo lavorare per andare oltre nell’inventare modalità permanenti e comuni di mediazione che favoriscano l’avvicinamento alla biblioteca di un pubblico più vasto di quello che tradizionalmente ad essa si avvicina.
La biblioteca pubblica fino ad oggi ha vissuto di organizzazione disciplinare in funzione di un pubblico abituato a ricercare per materie, ma non è peregrino chiedersi quanto ciò sia ancora valido oggi che l’interconnessione, la contaminazione delle competenze prende il sopravvento, quando i motori di ricerca ci hanno abituato, e soprattutto le nuove generazioni si sono abituate, al multimediale e al multidisciplinare. Ci domandiamo dunque quanto i nostri documenti, ordinati dentro le classi che DEWEY ci ha regalato tanti anni fa e che ci hanno permesso di classificare l’intero scibile umano, sappiano ancora parlare al nostro pubblico.
Fermi tutti non spaventatevi! non abbiamo intenzione di smantellare tutto e ricominciare da capo: molto più realisticamente pensiamo che occorra mettere in atto piccoli accorgimenti da inserire dentro l’attuale organizzazione e testarne la validità; non solo, pensiamo anche sia necessario fare un uso migliore degli strumenti di intermediazione che già possediamo per favorire un approccio alla documentazione di carattere tematico e multimediale, pensiamo all’uso del soggettario, alla possibilità di tematizzare la narrativa; insomma ce n’è un po’ per tutti: bibliotecari, operatori per la cultura, lettori di tutte le età, deboli e forti e anche per chi con i libri non va proprio d’accordo e ce n’è inoltre anche per gli amministratori, soggetti gestori del servizio bibliotecario, perché ogni cambiamento passa anche di lì.
Ecco, il nostro 23 aprile ci vede così, ancora una volta in discussione, aperti a raccogliere suggerimenti e possibili soluzioni, pronti a cambiare quando serve.

L’UNESCO ha dichiarato il 23 aprile “Giornata mondiale del libro e dei diritti d’autore” (World Book and Copyright Day). Sull’arco di ventiquattro ore il libro è posto sotto i riflettori della ribalta; in tutto il mondo, attività di vario genere, focalizzano l’attenzione su questo importante strumento di formazione e d’evasione. La lettura, l’editoria e la difesa della proprietà intellettuale sono al centro dell’iniziativa proposta dall’UNESCO.