RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Biblioteca di Trimalcione

Pranzo di Natale

“Pulisci, prepara, lustra, cucina…ecco quel che vogliono da me! Esaurimento nervoso, lo chiamano, ma non lo capiscono che non fanno che sfruttarmi, schiavizzarmi, spremermi come un limone maturo? Guarda qui, la sfoglia dei tortellini, impasta, stendi, tira…buona, dicono, come la sai fare tu non la fa nessuno, e lo credo, con la fatica che mi costa!” sbuffò la donna agitando il mattarello, mentre la testa le scoppiava dalla ridda di domande confuse: “Lucia è pronto il pranzo, mamma dov’è il mio zaino, nonna non senti il bambino che piange, lo sai che bisogna chiamare l’idraulico, ci vai tu in banca, ma dove hai cacciato il quaderno, perché non è stirata la mia camicia, che cavolo di casa è questa dove non si trova mai niente?”
E poi i compatimenti, subdoli, ipocriti: “Non agitarti così, è meglio che torni dal neurologo, dovresti prenderti un po’ di riposo…” Riposo, con tutto quello che aveva da fare!
Non restava che preparare il ripieno e i tortellini sarebbero stati perfetti, il giorno di Natale: prosciutto grasso e magro grammi 60, mortadella grammi 40, midollo di bue grammi 120 – e chi altri ce lo metteva ancora nell’impasto? – parmigiano grattato grammi 120, noce moscata. La donna amalgamò gli ingredienti. Cosa stava dimenticando? Ah, sì, l’uovo! Non aveva più la testa a posto, da qualche tempo a quella parte; anche la sera prima, le si era bruciato l’arrosto, poi non trovava mai le chiavi, senza contare quei cento euro che aveva perso in modo così stupido… Basta, non ne poteva più, era stanca, neanche il Valium le faceva più effetto e la notte soffriva d’insonnia.
Guardò l’impasto informe che stava mescolando e provò un’ondata di disgusto. Poi all’improvviso le scese addosso una grande calma. Una soluzione c’era: là, in dispensa, dietro l’olio extravergine di oliva – quanto pesava a portarlo fin su, in quei bottiglioni! – due pacchetti nascosti sullo scaffale più alto, al riparo dalle mani dei bambini, col teschio nero ben visibile sull’etichetta.
I topi avevano invaso le cantine, quell’estate, e il farmacista si era raccomandato, nel consegnarle il prodotto: tenetelo lontano dai bambini, è terribilmente tossico, anche una piccola quantità può causare disturbi molto gravi. Osservò di nuovo il ripieno dei tortellini e sorrise: la noce moscata e un po’ di pepe avrebbero nascosto il sapore. Lei sarebbe stata sola, finalmente, e avrebbe potuto dormire. Sola, senza nessuno che la chiamasse, che avesse bisogno di lei: un sogno, ma si sarebbe realizzato presto! Prese la scaletta e si arrampicò in alto fino alla dispensa. Poi dette forma alla pasta e, ad uno ad uno, con precisione ossessiva, arrotolò tra le dita i minuscoli tortellini, in cui aveva già sistemato il ripieno. Stava dimenticando qualcosa… ma che cosa? Non riusciva proprio a ricordarlo, non aveva più la testa a posto…
Il giorno di Natale erano tutti lì, attorno al tavolo a farle gli auguri e i complimenti. La donna li guardò ad uno ad uno, fredda: il suocero pedante, il marito bolso e già calvo – “ lavoro tutto il giorno, la sera avrò diritto di riposare!” – i due figli grandi, belli e arroganti – mai lavato un piatto, mai dato una mano in casa – la figlia e il genero – comodo per loro, aver la bambinaia gratis – la ragazzina, l’intellettuale della famiglia, sapeva di greco e di latino, lei, non si poteva certo pretendere che pulisse anche i pavimenti… E poi i due nipoti, già obesi per le troppe merendine, chiassosi e piagnoni al tempo stesso, che voglia di allungare un paio di ceffoni! Ah, dimenticava il cane. “Ci pensi tu, cara, a portarla fuori, quella povera bestia, dovrà pure fare i suoi bisogni…”
Lucia si alzò dal tavolo e mise qualche tortellino anche nella ciotola del cane.
“Ottimo questo brodo!” esclamò il marito, leccandosi le labbra. “Ma tu non mangi? Sei proprio esaurita, quand’è che ti decidi a tornare dal dottore?”
Sì, nutritevi, abboffatevi, ingozzatevi, domani sarò libera! pensò con gioia maligna. Niente più camicie da stirare, vecchi da sopportare, bambini da accudire: pace, finalmente, e silenzio. Ci sarebbe stato silenzio, in casa, tanto silenzio. E all’improvviso seppe che aveva assoluto bisogno delle grida dei ragazzi, del brontolio del vecchio, delle sfuriate di suo marito, persino dell’abbaiare del cane.
“Non mangiate!” urlò con quanto fiato aveva in gola, ma ormai era tardi, ormai si stavano raccogliendo le fondine vuote, per impilarle in cucina. Dalla gola le uscì un singhiozzo soffocato.
“Va a riposarti, ci pensiamo noi ai piatti” le disse il marito, con premura. “Sai, abbiamo deciso che non puoi andare avanti così, d’ora in poi al bucato ci penseranno i ragazzi, e ai conti la piccola, che se ne intende. Poi i bambini cominceranno l’asilo, e mio padre ha deciso che, tutto sommato, forse starebbe più tranquillo in una casa di riposo…”
“Non mangiate !” continuava ad urlare lei, in preda a una crisi isterica.
“E la Santina, che col tempo che tira ha perso il lavoro in fabbrica, si è offerta di venire a darti una mano…”
“Non mangiate !” rantolò, ormai priva di fiato.
“Ti ho preso un appuntamento col dottore, per la settimana ventura: hai proprio bisogno di una cura ricostituente!” le disse il marito con dolcezza, mentre la distendeva sul letto. “Devi proprio farti visitare, sai, sei stanca e poi non è mica normale che dimentichi tutto…”
“Il veleno…” sussurrò mentre beveva le gocce di Valium e, come in un lampo, si ricordò che aveva dimenticato di aggiungerlo al ripieno.
“Sì, devo proprio riposare…” mormorò con la voce già impastata dal calmante e chiuse gli occhi sorridendo: sarebbe andata dal dottore presto, molto presto.

Tratto da: Danila Comastri Montanari, “Istigazione a delinquere”, Lugano, Todaro, c2003.