RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Un bacio appassionato

Con questo nuovo film, ambientato in Scozia come pure "My name is Joe" e l’ultimo "Sweet sixteen", il grande Ken Loach si cimenta in una storia d’amore tra un ragazzo pakistano, Casim, ed una giovane insegnante irlandese, Roisin. Il tema, apparentemente insolito per Loach, è tuttavia visto nell’ottica abituale al regista, ossia l’amore, la relazione come primo nucleo della società e banco di prova per le sue problematicità e contraddizioni. Gli interessa mostrare il retroterra culturale e sociale dei due protagonisti, uniti dall’incontro d’amore, ma divisi dall’essere uno pakistano (benché di seconda generazione), l’altra irlandese; diviso soprattutto il cuore di Casim, che si trova in bilico tra l’amore alla propria famiglia con le sue tradizioni e la propria vita sentimentale.
Una scelta che costa inevitabilmente al film in termini di approfondimento psicologico della relazione fra i protagonisti, marionette piuttosto stereotipate impiegate per far muovere l’azione e mostrare più che altro il confronto fra le diverse culture che rappresentano. L’innamoramento è rapidissimo, l’emotività ridotta ai minimi termini, il dialogo tra i due lascia a desiderare, i due attori sono molto bravi ma non hanno troppo spazio per dimostrarlo, le battute della sorella più giovane del protagonista, ribelle rispetto ai due genitori “retrogradi” e scelta chiaramente dal regista a rappresentare la propria posizione sul tema, superano in quantità e qualità quelle messe in bocca a ciascuno dei due innamorati protagonisti…
Anche la presentazione del cattolicesimo integralista e dell’islamismo radicale si incentra soprattutto sui loro aspetti più socialmente deleteri e deterrenti. La “Fede” profondamente sentita viene fuori tuttavia in un felice dialogo iniziale tra i due protagonisti, che confrontando le proprie idee di Dio scoprono che c’è in fondo poca differenza, anzi questo è proprio il primo tema che comincia a farli sentire uniti. Peccato che Loach non approfondisca neanche questo argomento e si interessi piuttosto alla “religione”, cioè a quell’aspetto deviato della religiosità che la società troppo spesso ha impiegato per regolare rapporti sociali e addirittura professionali. L’argomento è certo di grande attualità, ma ci aspetteremmo da un grande regista che andasse un po’ più a fondo e ci aiutasse a fare chiarezza…
Nonostante ciò queste carenze, forse frutto anche di una scelta registica consapevole, vengono compensate da interessanti notazioni di taglio socio-culturale in particolare sulla difficoltà di integrazione dei pakistani di prima generazione (i genitori di Casim) con l’ambiente in cui vivono da ormai più di vent’anni, e ancor più sulla problematicità di rapporto con i loro figli, nati quasi tutti in occidente e che in occidente studiano, lavorano, hanno i loro amici… Per cui il fisiologico scontro generazionale si esaspera assumendo a tratti toni tragicomici; con esiti differenti (la sorella minore completamente occidentalizzata, la maggiore perfettamente concorde con i genitori, Casim in bilico tra le due realtà). Molte scene del film insistono sulla famiglia di Casim, sulla loro emigrazione da una terribile realtà autoctona, sui loro strettissimi rapporti con i conterranei che vivono a Glasgow, e il regista quasi si compiace di approfondirne le dinamiche relazionali e mostrarne comunque la buona fede e il grande affetto che li lega e che in molte situazioni spegne le contese; mentre nulla sappiamo della famiglia di Roisin.
Interessante l’evidenziazione del diverso approccio delle due culture al matrimonio, visto dagli orientali come qualcosa che inizia tiepidamente (senza che i due sposi, presentati dalle rispettive famiglie, neanche si conoscano) per “scaldarsi” poi giorno dopo giorno, e durare tutta la vita; mentre per noi occidentali è fondamentale un inizio esplosivo e fulmineo spesso destinato nel corso degli anni a intiepidirsi se non talvolta a spegnersi. E Loach sembra in alcuni tratti quasi ammiccare… che abbiano ragione loro? Sceglie però, da occidentale, la seconda strada, assieme ai due protagonisti, che alla fine contro tutto e tutti ("Un Bacio Appassionato e poi ci separeremo", cantava in rima il poeta inglese Robert Burns all’inizio del film..) si “buttano” a capofitto in un amore che, pur con la naturale incognita sul proprio futuro, è forse anche per questo scelta più stimolante, nonché consapevole e coraggiosa.

“Un bacio appassionato”, di Ken Loach, Regno Unito, Belgio, Germania, Italia, Spagna 2004

Per la rubrica Cinema - Numero 39 febbraio 2005