RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Riflessioni e suggerimenti per una lettura animata

Una classe in visita guidata, una biblioteca rinomata per le attività con i ragazzi e per le letture animate, bibliotecarie un po’matte e desiderose di giocare con storie nuove e personaggi sconosciuti, uno scrittore e illustratore succulento che propone una fiaba dal sapore antico, ma che stuzzica i gusti e i problemi dell’oggi: questi gli ingredienti appetitosi per fare de La piccola principessa in collera di Henriette Bichonnier e Pef l’unica storia da animare capace di soppiantare l’ormai mitico Mostro peloso.
La storia ha gli ingredienti classici della fiaba tradizionale: un castello in un tempo indefinito, una giovane principessa eroina, il cattivo consigliere, la situazione problematica, le bestie magiche e amiche, l’allontanamento dalla casa paterna: insomma tutto in regola per una fiaba che si rispetti e che s’inserisca bene nell’architettura fiabesca di Propp.
Quello che fa la differenza sono naturalmente le splendide e ironiche illustrazioni di Pef, il ritornello “ho i miei buoni motivi” reiterato dall’inizio alla fine della storia e che è la chiave di volta per il lieto fine liberatorio e catartico, e la grande ed illimitata fiducia della scrittrice nelle capacità e nelle risorse dell’infanzia che - sarà proprio un caso?- viene declinata al femminile.
Infatti, come già la piccola Lucilla, indomita eroina nel Mostro Peloso, la nostra Principessa Pralina sa benissimo il fatto suo e la collera dirompente, inspiegabile per gli adulti che non sanno vedere al di là del proprio naso, ha precise motivazioni e viene trasformata in elemento risolutivo di tutta la vicenda.
Splendido apologo dunque da far utilizzare a tutti gli adulti: genitori, insegnanti, bibliotecari che di fronte alla rabbia dei bambini, ma a più largo raggio, di fronte alla rabbia femminile, non sanno far altro che etichettarla come deviante, malata, fuori dalla “normalità”, senza dare legittimità e riconoscimento a un sentimento naturale che esprime comunque un disagio e che cerca, attraverso la mimica corporea,“le parole per dirlo”.
Ci sono sempre “buoni motivi” infatti per la rabbia di un bambino e di una donna e solo chi pensa “che l’invisibile non si vede che col cuore” può dare cittadinanza e ascolto ai sentimenti e al vissuto più intimo di ciascuno e della bambina scelta come paradigma della diversità, dell’a-normalità.
Messaggio prezioso dunque quello della coppia Bichonnier - Pef, forse al di là anche delle loro intenzioni consapevoli, ma da accogliere e utilizzare con intelligenza e “leggerezza” … Come? Quale migliore spunto per dare corpo a una simpatica principessa dolce e gentile e al suo opposto, invitando due bambine a impersonare queste ambivalenze? La lettura ad alta voce, attenta, partecipata e complice di una o più bibliotecarie capaci di dare voce ai diversi personaggi e agli opposti sentimenti, farà il resto. Un brainstorming finale aiuterà catarticamente i bambini presenti a prendere coscienza della legittimità e del diritto di cittadinanza dei loro, cosiddetti, “sentimenti negativi”.

Henriette Bichonnier-Pef, “La piccola principessa in collera”, Trieste, Emme, 2004

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 39 febbraio 2005