Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

La posta dei lettori

Fondamento storico giuridico del dialogo interculturale

Riceviamo e volentieri pubblichiamo le riflessioni di Rosalinda Gaudiano, ricercatrice antropologa presso l'Università di Roma "La Sapienza" che, traendo spunto dalla collaborazione con la biblioteca di Frascati per la rassegna cinematografica sul tema dell'Intercultura: Guardare oltre l'immagine, scrive sul fondamento storico giuridico del dialogo interculturale.


Il riconoscimento della persona unica è l’atteggiamento motore dell’attuazione della democrazia, in particolar modo nell’attuale era di globalizzazione.
Nell’atto del riconoscimento, ogni uomo diventa mediatore tra se stesso e l’altro, permettendo una situazione di confronto oggettiva in cui ad entrambi viene concessa la facoltà di conoscere il nuovo e di scegliere ciò che del nuovo può essere fonte di arricchimento.
Il riconoscimento, come ha evidenziato Hannerz, è legato alle relazioni tra alcune cornici del flusso culturale che avvengono sia tra le comuni persone (e qui l’educazione assume una valenza insostituibile), sia tra le istituzioni e i cittadini, cosi come attraverso processi di scambio economico e movimenti di pensiero che hanno la capacità di influenzare gli orientamenti di valore delle culture.
È l’intreccio di queste relazioni, subordinato ad interessi e bisogni differenziati nei vari campi della vita sociale e di relazione, ad affermare o negare i diritti richiesti da specifiche categorie sociali.
Tuttavia va considerato che ogni forma di rivendicazione, riferita al riconoscimento di diversità emergenti, va sempre ad intaccare interessi multipli in ogni struttura sociale, e quasi sempre il tentativo, da parte di chi detiene il potere, è di non riconoscere, affinché le diversità non si inglobino nel comune flusso culturale.
La storia, però, c’insegna che il processo del riconoscimento delle diversità non é arrestabile, come dimostrano le lotte dei movimenti femministi, operai, religiosi, culturali ed etnici.
Questo processo è legato all’uomo, alla sua evoluzione sociale, biologica, e principalmente all’evoluzione positiva del suo pensiero, evoluzione che ha permesso lo sviluppo delle coscienze, trasformando rigidi e inconfutabili sistemi di significato, in azioni di apertura verso il nuovo, sostenendo sempre più l’affermazione del diritto ad ogni libertà individuale e identitaria.
Allora viene da sé che il dialogo interculturale ha come fondamento l’affermazione dei diritti dell’uomo.
Ecco che i Diritti Umani assumono, all’interno del processo storico dell’umanità, una valenza sempre più significativa e direzionale.
Significativa perché le azioni degli individui nei confronti dei propri simili devono avere lo scopo di migliorare sempre più i processi di relazione, nel rispetto e nel riconoscimento delle identità presenti all’interno del contesto sociale.
Direzionale perché devono tendere a garantire la caratteristica dell’essenza umana che, per potersi affermare, non deve essere sottoposta ad alcuna forma di potere.
La legittimazione effettiva dei diritti , diventa, se così possiamo dire, una risultante di due atti di forza: da parte di chi chiede e da parte di chi concede.
La consapevolezza, la certezza, nonchè il riconoscimento che esiste un rapporto morale tra uomo e uomo, prima di quello giuridico, e che quindi esiste prima un diritto e poi un dovere, sono atti che rappresentano concretamente il frutto di una lunga e laboriosa ricerca del pensiero dell’umanità volta a proporre strumenti funzionali ad una forma di dialogo fra sistemi ed identità culturali diversi.
Ora, come sostiene Bobbio, il problema di fondo relativo ai Diritti Umani è politico, ossia essi non solo devono essere riconosciuti e giustificati, ma soprattutto vanno protetti, per garantire una forma di dialogo fra sistemi ed identità culturali diversi.

Rosalinda Gaudiano