Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Vent'anni insieme

2013

Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza

Dalla rubrica Cibo per la mente

"Le lumache sapevano di essere lente e silenziose, molto lente e molto silenziose, e sapevano anche che quella lentezza e quel silenzio le rendevano vulnerabili, molto più vulnerabili di altri animali capaci di muoversi rapidamente e di lanciare grida d'allarme. Per evitare che la lentezza e il silenzio le impaurissero preferivano non parlarne, e accettavano di essere come erano con lenta e silenziosa rassegnazione".


Nei gruppi di esseri viventi esiste talvolta un elemento che pensa in modo differente dagli altri, che va controcorrente, che viene considerato "ribelle". Di solito è giovane, impavido, curioso e si pone molte domande. Questo coraggioso esemplare avrà presto bisogno di allontanarsi dal suo mondo protetto per iniziare la sua personale ricerca della verità.


Così per le nostre lumache. Esse sono tradizionaliste e conformiste, non volgono mai lo sguardo troppo lontano e procedono con una lentezza inimitabile. "Me ne vado, e tornerò soltanto quando saprò perché siamo così lente", annuncia alle compagne la nostra lumachina, suscitando disapprovazione e sarcasmo tra i suoi. Lungo la strada incontrerà molti animali, tra i quali un gufo triste e una tartaruga molto saggia, conoscerà il valore della memoria e la vera natura del coraggio. Sarà la tartaruga a battezzare la nostra eroina, a dare un senso alla sua ricerca, mostrandole il grave rischio che incombe sul piccolo fazzoletto di terra in cui vive la colonia di lumache. Ora è necessario avvertire le compagne e guidarle verso un'avventura ardita che si chiama libertà. Un lungo esodo, prove dure, spaventose insidie le aspettano ma impareranno che le mete più importanti da raggiungere sono già dentro di noi, basta saperle cercare.


Luis Sepúlveda inserisce il suo lavoro in una delle più antiche tradizioni narrative che esistano: la favola morale. In questo modo vuole trasmettere un messaggio di pace, collaborazione, generosità e ricordare che il tempo è un bene prezioso e vivere freneticamente è un male. Una storia apparentemente semplice che tratta temi importanti con un linguaggio e con personaggi capaci di coinvolgere i lettori più piccoli e di parlare al cuore e alla mente anche di quelli più grandi. Raccontare ai bambini e suscitare emozioni o riflessioni negli adulti è un compito arduo che non spaventa lo scrittore cileno Sepùlveda. Nessun fiume di parole per non annoiare i piccoli lettori, ma tante immagini dipinte da parole che scorrono davanti agli occhi di chi legge, di chi è predisposto o disposto ad immaginare. Le illustrazioni sono di Simona Mulazzani. Ogni singola parola, infatti, nasconde una miriade di colori che si dipana in altre mille e più sfumature, per incantare sia il bambino che il lettore adulto.


Una storia memorabile che insegna a riscoprire il senso perduto del tempo, dove si affronta la dimensione temporale della società moderna, i ritmi frenetici che dominano le nostre vite, l'ansia che genera la perdita dei ritmi naturali, l'assenza di momenti da dedicare alla riflessione e alla conoscenza di se stessi. Ha scritto L'Unità: «La fiaba di Luis suona come una difesa del ritmo umano: il tempo preciso, né più né meno, che serve per fare le cose per bene. Per pensare, per riflettere, per non dimenticare chi siamo.» La critica alla velocità, al fare tutto in fretta, all'assenza di pause per meditare sul quel che si fa e sul perché lo si fa, si riferisce a un feticcio chiamato "società dell'informazione" o "società della tecnologia". Il nostro progresso tecnologico ha un prezzo che viene pagato altrove, nei paesi più poveri. Ma allora come può renderci felici? Come può renderci sereni? La velocità ci serve? Vale la pena piuttosto vivere in un mondo socialmente giusto, umanamente vario e in cui la libertà è la massima espressione della giustizia sociale. "Oggi sappiamo del riscaldamento globale - ha dichiarato Luis Sepulveda -, della violenta alterazione ambientale prodotta da un ristretto gruppo di persone che, per sete di dominio e di denaro, condanna tutti al suicidio planetario. La saggezza e la conoscenza, unite al coraggio civico, sono le armi migliori per evitare questa ecatombe naturale".

 


Per la rubrica Vent'anni insieme - Numero 135 gennaio 2018