Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Vent'anni insieme

1999

La lunga vita di Marianna Ucria

Dalla rubrica Cibo per la mente

Mariannuzza, figlia sordomuta di una potente famiglia palermitana della prima metà del Settecento, comunica solo per mezzo di bigliettini che porta con diligenza attaccati al collo. A soli tredici anni Marianna viene data in sposa al ricchissimo zio Pietro Ucrìa di Campo Spagnolo, molto più anziano della ragazzina e fratello della madre, che a sei anni l'ha violentata e lasciata menomata per sempre, senza neppure il ricordo di ciò che è accaduto. Marianna subisce un ulteriore danno e una beffa dalla sua famiglia, lo zio Pietro è molto ricco e così sarà l'unico a poter provvedere a Mariannuzza, fragile com'è perché senza parole, lo zio inoltre l'ha sempre amata e ha sempre mostrato una vera inclinazione verso la bambina. In realtà la famiglia ha chiare ambizioni sui soldi di lui. Assolto al suo dovere Marianna si ritira per sua volontà nella villa di Bagheria, dalla quale non esce quasi mai, e dove passa giornate intere a leggere e a scrivere, nonostante il marito preferisca Palermo e non gradisca troppo il desiderio di libertà e istruzione che la moglie dimostra.


Un giorno sorprende Fila, fidata serva, in intimità con il giovane Saro, fratello di lei, questo le suscita inquietudini e turbamenti che sconvolgono la sua apparente tranquillità. Saro allo stesso tempo è attratto da Marianna e inizia con lei un gioco di corteggiamento e seduzione dal quale la ragazza si sente attratta, divertita ma anche impaurita. Muore il marito Pietro, Marianna si ammala di pleurite e sarà proprio durante la convalescenza, che la donna comincerà ad interrogarsi sull'inerzia e sul senso della propria vita, sulle ragioni che l'hanno portata a negarsi un vero amore, sui motivi del suo mutismo, sugli obiettivi da darsi per il futuro. Decide così di far sposare Saro per poterlo dimenticare, e chiede al fratello Carlo spiegazioni sull'origine del proprio mutismo. Intanto dal matrimonio tra Saro con la moglie nasce un figlio, ma Fila, presa dalla disperazione, in un impeto di gelosia, uccide il bambino e ferisce i due sposi: la donna viene allora rinchiusa in un terribile e oscuro manicomio dal quale a stento Marianna riesce a farla uscire. Saro è sempre molto attento a Marianna e un giorno la donna cede e si concede a lui ma subito tronca la loro relazione perché lui ha ora una famiglia. È il loro un amore disperante e disperato, scoperto da Marianna dopo anni di solitudine sentimentale e vissuto sensualmente, senza riserve, senza ipocrisie, con un'intensità di cui solo una donna, una vera donna, non una vuota maschera, può essere capace.


La Sicilia della prima metà del Settecento dunque e una grande famiglia dalle molte arroganze e dalle tante meschinità; Marianna, una bambina destinata, come le sorelle e le cugine, a sposarsi e ad arricchire di nuovi eredi il casato. È profondo e intenso questo romanzo di Dacia Maraini, dove la forza dei sentimenti, i modi con cui vengono descritti gli ambienti, l'intensità della creazione di caratteri e situazioni sorprendono il lettore, lo travolgono, lo affascinano, lo rapiscono. Un'epoca splendida ma anche miserabile, colta e ignorante; una famiglia la cui esistenza è scandita da matrimoni, parti, monacazioni, dalle visioni di autodafé e di impiccagioni, da festini, cene, balli, squartamenti: vagheggiamenti e deliri di una società avviata irreversibilmente al tramonto, chiusa nel suo egoismo storico e nell'ignoranza di sé e degli altri.


 

Dacia Maraini
La lunga vita di Marianna Ucria
Milano, Rizzoli, 1990

Per la rubrica Vent'anni insieme - Numero 135 gennaio 2018