RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Un “pasticciaccio” ai castelli: un maledetto imbroglio (1959)

A Marino e in una tipica fraschetta castellana si gira un'importante sequenza
del film di Germi tratto dal celebre romanzo di Gadda

 

Liberamente tratto dal capolavoro di Carlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, il film di Germi viene considerato tra i primi e più riusciti film polizieschi realizzati in Italia. Impresa alquanto sorprendente se si tiene conto del fatto che il romanzo di Gadda, per l'originalità dello stile e lo scatenato sperimentalismo linguistico, sembrava particolarmente difficile da trasporre felicemente sullo schermo. Germi, che pare non abbia neppure finito di leggere il romanzo, lamentandosi delle stravaganze linguistiche e delle continue digressioni della trama, semplifica l'intreccio mantenendone però l'articolata galleria di personaggi e la minuziosa descrizione ambientale, riuscendo anche a salvaguardare la struttura polifonica del romanzo con l'alternanza di registri narrativi diversi. Ne viene fuori un film teso e avvincente, che non nasconde lo sguardo lucido e impietoso sul perbenismo e sull'ipocrisia borghese, a cui fa da contraltare l'indulgenza per i più umili e semplici: si pensi in particolare alla figura di Assuntina e al finale.

Il film ripropone i luoghi e le ambientazioni del celebre romanzo che, come si sa, vede protagonisti i Castelli Romani. Sulla scena del crimine viene infatti rinvenuto un biglietto del "trenino dei Castelli" e una parte della refurtiva viene ritrovata a Marino dal commissariato locale. Dai Castelli Romani provengono inoltre, sia alcune domestiche della signora Liliana Balducci (Eleonora Rossi Drago), tra cui Assuntina (Claudia Cardinale), sia alcuni dei principali sospettati dell'omicidio della Balducci. Ma è soprattutto il territorio dell'Appia e della Nettunense tra Marino e Albano lo scenario dove si consuma gran parte della vicenda: alcune località come Torraccio, Due Santi o Frattocchie sono descritte da Gadda con minuzia quasi topografica.

Germi sposta l'ambientazione dal ventennio fascista all'Italia degli anni '50 e a differenza del romanzo, che lasciava un finale aperto, il film si conclude con la scoperta dell'assassino. Proprio a Marino il regista gira una delle sequenze più significative. In una tipica fraschetta castellana (l'osteria della Zamira), dove un gruppo di avventori intona La società dei magnaccioni, avviene l'incontro tra il commissario Ingravallo (Pietro Germi) e un giovane brigadiere dei Carabinieri di Marino informato dei fatti. Dopo avergli comunicato di essere andato a vedere la mattina le navi a Nemi essendo di permesso, il brigadiere dichiara di aver visto l'"anello con topazio" rubato al dito di tale Camilla Mattonari di Marino. La giovane poco dopo arriva nell'osteria e, malgrado la Zamira cerchi in tutti i modi di zittirla, confessa che l'anello l'aveva ricevuto in regalo dal suo fidanzato. La scena prosegue con un movimentato litigio tra le due donne per ragioni di gelosia e si conclude sul grottesco primo piano della Zamira che, strappatasi la montatura dai denti, mostra orgogliosamente la sua bocca sdentata. Dopo aver saputo il nome del fidanzato di Camilla (tale Enea Retalli, un ladruncolo appassionato di corsa, che bazzica tra Roma e Marino), Ingravallo saluta i carabinieri di Marino e si allontana in macchina verso la capitale. La sequenza è girata a Marino in via Borgo Stazione. Sullo sfondo riconosciamo l'inconfondibile sagoma di Monte Cavo.

Nel finale di Gadda Ingravallo raggiunge Assuntina nella sua abitazione a Tor di Gheppio (località d'invenzione, ma collocata geograficamente nei pressi di Pavona), accusandola di avere assassinato la signora Balducci: ma la veemenza con cui la donna proclama la sua innocenza paralizza Ingravallo: "lo indusse a riflettere: a ripentirsi, quasi". Così si chiude il romanzo. Il finale del film si conclude invece con l'arresto di Diomede (Nino Castelnuovo), il fidanzato di Assuntina: è lui l'assassino di Liliana Banducci. Nella commovente sequenza conclusiva (Assuntina insegue disperatamente la macchina della polizia che porta via il suo Diomede), Germi cita la celeberrima scena di Roma città aperta. La sequenza non è però ripresa ai Castelli Romani, come pure è stato scritto, bensì nel paese di Sacrofano.

Dopo Un maledetto imbroglio il cinema di Germi non sarà più uguale a prima: l'uso del dialetto, la feroce carica sarcastica e grottesca presente nel film alimenterà i successivi capolavori della commedia all'italiana: Divorzio all'italiana, Sedotta e abbandonata e Signore e signori.

Per la rubrica Cinema - Numero 132 novembre 2016