È un dovuto e meritato omaggio alla generosa attività dantesca di Aldo Onorati, che si arricchisce di un nuovo capitolo, "Dante e san Francesco: il segreto di madonna Povertà", quanto mai attuale, per tanti motivi facilmente intuibili. Il suo impegno sulla "Divina Commedia" è crescente, specie nella sede centrale di Roma della Società Dante Alighieri, a Palazzo Firenze.
Ricordo di Onorati solo alcuni titoli, nei vasti campi della sua attività: "Dante e l'omosessualità", con numerose ristampe e recensioni sui maggiori inserti letterari e quotidiani, "Il senso della gloria in Dante, Foscolo, Schopenhauer e Leopardi" (Onorati è tradotto in 23 lingue, di recente in bielorusso).
Se la visione romantica, condivisa ben oltre le soglie del secolo scorso, tra ragioni ideologiche ed estetiche, prediligeva la poesia dell' Inferno, è ormai tempo di rileggere questo 'itinerarium mentis in Deum' avvicinandoci il più possibile al periodo della sua composizione, immettendoci nella spiritualità d'un uomo del Medioevo (sia pure al culmine o alla fine di esso), e si apprezzerà in nuova luce non solo il Purgatorio (opera di altissima preghiera) ma il Paradiso stesso, dove l'autore, ormai deluso dal fallimento dell'impresa dell'Alto Arrigo, prende le distanze dall'aiuola che ci fa tanto feroci, volgendo lo sguardo dal Cielo alla Terra per sottolineare quanto sia insensato l'affanno di noi mortali.
Onorati sceglie di impostare il commento come un racconto, al modo delle antiche letture: sembra di sentire la sua voce attoriale, affascinante, condurre il pubblico alle visioni celesti, strappandole da quell'alone strutturale e di teorie in cui spesso vengono condannate da lettori e critici troppo frettolosi. Non riguarda il tempo eterno dell'anima umana quello straordinario incipit che in sintesi implacabile illustra i vizi ritornanti dell'uomo e indica in un esempio fulgido la possibilità della conversione? Ecco il commento di Onorati, che ci spinge innanzitutto a rileggere il canto, per gustare appieno l'iconografia simbolica e nello stesso tempo minuziosa e realistica dello sposalizio dell'umiltà, fatto di calzari e di vesti, di piedi scalzi: "Dodici versi che elencano i mali dell'umanità presa nel laccio fallace della cupidigia di denaro e di onori, piaceri e potere, ha un'eco biblica, ma anche classica, però vivificati dalla ormai vicina Grazia, che Dante sente salire in ogni dove.
Una commozione particolare accompagna Dante nell'entrare nei luoghi del santo, in quella geografia devozionale caratterizzante il paesaggio italiano descritto nel Purgatorio e nel Paradiso, dove la tenue lirica è data dalle simbologie, dai transfert di persone e significati di eco evangelica.
Un Francesco amputato di alcuni caratteri, anche centrali della sua figura, quali, ad esempio i miracoli, la macerazione della preghiera, il trasporto mistico fino alle lacerazioni corporali. Dante punta sulla "paupertas" francescana "con una risolutezza che esclude quasi gli altri attributi del santo" per i motivi con i quali il lettore potrà confrontarsi, seguendo i sentieri affascinanti e nuovi di questo commento che conclude la sua lettura in modo coerente all'assunto, delineando come tutto il Poema sacro sia pervaso "dall'anelito alla povertà costruttiva, antagonista efficace dei mali prodotti dalla lupa. E' come se Dante opponesse alla cupidigia, madre di ogni misfatto, madonna Povertà". Solo in questo modo, aderendo al testo e offrendo, sia pur sinteticamente visto l'obiettivo del volume di parlare non solo agli specialisti, risalta l'attualità dell'Alighieri e le esortazioni di Onorati non anacronistiche e tanto meno moralistiche.