Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Arte

Arte della natura. Arte nella natura

Racconti ed esperienze da Il Campo dell’Arte

Nei Castelli Romani non c'è luogo naturale che non sia carico di storia del passato e vivificato dalle attività dei suoi abitanti. Ogni paese è portatore di ricchezze culturali e di specifiche identità che rappresentano una risorsa non ancora pienamente riconosciuta e valorizzata. Il policentrismo tipico di tutto il territorio italiano è qui più evidente che altrove per la contiguità e le relazioni tra realtà molto diverse tra loro che ancora non hanno trovato una unica vocazione; piccoli paesi in grande espansione, in un tessuto paesaggistico diversificato.

Come preservare questo patrimonio unico e il suo fragile equilibrio sempre più minacciato? Quale futuro alternativo alla tentazione di costruire una grande indifferenziata caotica periferia? Crediamo ci siano ancora buoni margini di progettazione e di azione.

Il paesaggio non è solo un bel panorama, una concentrazione di bellezze più o meno in pericolo, una teorica percezione storico estetica. Il paesaggio è anche e soprattutto paesaggio umano fatto dalle persone che lo abitano, percepibile come complesso intreccio di relazioni, estremamente mutevole e dinamico. Alcune delle più famose città d'arte italiane, si sono trasformate sempre più in questi ultimi anni in ambienti artificiali, escludendo ogni attività che non sia commerciale, e diventando vetrine nelle quali le emergenze storico, artistiche e archeologiche si monumentalizzano diventando auliche e lontane, quasi "oggetti di lusso" da esporre.

Un modello di sviluppo diverso, più articolato, in cui coesistano in modo armonico e consapevole varie realtà produttive e culturali, va ricercato e attuato. Il nostro territorio può diventare strategico in quanto luogo di valorizzazione sia dei beni culturali in quanto tali che della loro possibilità di divenire volano economico e integrazione per uno sviluppo culturale e sociale, dove l'arte e la natura contribuiscano alla vivibilità e al benessere.

Un territorio anche di sperimentazione dove si può contrastare il modello di sviluppo speculativo anche per le aree limitrofe dominate da una crescita caotica e dal degrado. In questo modo la tutela e conoscenza dei nostri beni culturali e ambientali, la formazione e la produzione artistica devono essere considerati importanti strumenti per un cambiamento di prospettiva necessaria alla diffusione della dimensione estetica nella vita quotidiana di tutti, dove coesistano valorizzazione dei beni artistici e conservazione dell'ecosistema del territorio.

Il cittadino deve re-imparare a guardare,diventare un po' storico e un po' archeologo, cogliere la poesia di molti dei luoghi ai quali la nostra incuria e distrazione infliggono gravi ferite, per questo è indispensabile la visione degli artisti e maggiore attenzione all'arte pubblica, ambientale, condivisa e partecipata, in modo da essere inserita nel nostro tessuto sociale in un dialogo creativo e progettuale. In questa ottica si colloca l'attività e la sperimentazione della Fondazione Il Campo dell'Arte.
Torniamo a parlare quindi di questo luogo così interessante e significativo. Il Campo dell'Arte è nato nel 2006 da un progetto dell'artista designer Francesco Pernice. Contrariamente agli altri tipi di giardini o parchi, non è concepito come un parco urbano per attività di svago o riposo, non è soltanto destinato ad accogliere opere artistiche e non è un giardino botanico; non si tratta nemmeno di uno spazio un po' chiuso e autoreferenziale che rappresenta il percorso interiore e creativo dell'artista che l'ha concepito. Si tratta invece di uno spazio ritagliato nella natura "selvatica" aperto ad una molteplicità di esperienze provenienti da luoghi e ambiti diversi, catalizzate dall'artista e di cui le comunità dei Castelli Romani si rendono protagoniste. Qui si sperimenta l'arte come veicolo di educazione e di aggregazione socio-culturale e si costruisce insieme un "campo" dove cresce la consapevolezza di una presenza ecosostenibile dell'uomo nel territorio che abita. Le attività che vi si svolgono, ormai da anni, (laboratori artistici, arte terapia, educazione alimentare, formazione, ...) convergono tutte alla creazione di modelli di sviluppo e stili di vita in cui l'attività artistico-creativa si coniuga con la bellezza e i valori simbolici del luogo e con le attività delle comunità del territorio.

Anche la suddivisione dello spazio rimanda alle attività tipiche dei nostri paesi in cui vita naturale e vita umana si intrecciano: Il Frutteto, Il Giardino, L'Orto, L'Oliveto, La Casa degli attrezzi, Il Bosco e L'Osservatorio. È chiaro il riferimento a attività tradizionali evocatrici di percorsi emozionali e creativi ma senza nostalgie e rimpianti; si tratta invece di potenti metafore in grado di orientare le nostre attività e scelte nell'oggi. In questa piccola collina di due ettari e mezzo, che conserva la sua anima selvatica originaria. dove la natura fa da padrona, le opere d'arte e le istallazioni di vari artisti: Burkhardt, Dalisi, Mendini e diverse realtà sia del territorio che ospiti provenienti da altri Paesi, sono disseminate in un percorso che sale in alto verso il grande laboratorio-casa spazio di lavoro dell'artista e di quanti partecipano ai progetti della Fondazione. Una percorso segnato da opere quasi nascoste che bisogna scoprire ponendo attenzione e attivando l'ascolto ai piccoli segnali che il luogo suggerisce. Così il breve viaggio sembra indicare la possibilità di far dialogare e integrare armonicamente le forme della natura con le forme nate dall'uomo e invita il visitatore a rendersi attore di questa trasformazione, a lasciare traccia del proprio passaggio rispondendo alle "domande" che il luogo pone.

"In sostanza, avrebbe detto Hillman, Pernice mira all'interiorità del luogo, alla sua anima, sporgendosi nel "corpo" fisico della natura o dell'architettura, in quegli spazi ove è possibile l'incontro con i segni del "tempo", collegando i "flussi" vivi che gettano un ponte tra il passato e il futuro: una linea etica che lega origine e presente, proponendosi al contempo, quale traiettoria capace di prefigurare nuove prospettive (...). Ciò che emerge da tali esperienze è il senso di un'operatività nel territorio sociale che trova il suo nesso nella sperimentazione di nuove forme di linguaggio, capaci di attivare, di sollecitare autonome risposte da parte della collettività (...) un'operatività ambientale (...) che ne conferma la vocazione a farsi istanza di una creatività partecipata." (Massimo Bignardi).

Da otto anni ecco il Campo periodicamente invaso da bambini, adulti, donne, studenti che progettano e realizzano e interagiscono con forme, materiali, ispirazioni, finalità suggerite da questo luogo che è crocevia di molti altri luoghi. Si tratta di operazioni etiche, che fanno bene all'ambiente, ridefiniscono il nostro posto nella natura e nella città, che creano benessere personale e collettivo.

L' Arte che non costruisce se stessa ma progetta la vita, una proposta per i nostri territori che proprio nell'area dei servizi, nella costruzione e condivisione di nuovi più sani stili di vita può insegnare molto alle grandi città.

Per la rubrica Arte - Numero 123 dicembre 2014
Giovanna Aragozzini |
Per la rubrica Arte - Numero 123 dicembre 2014