Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Fruscii del silenzio


Intrecciare nostalgia, ironia, pensieri e umori con la sapienza del ritmo, questi sono i punti sostanziali della poetica di Rita Gatta. La tensione emotiva trova i suoi momenti più intensi tra riflessione e descrizione dei luoghi, ove la natura ha sempre come punto centrale l'uomo, per cui tutto diviene paesaggio dell'anima. Spesso il linguaggio è lavato da ogni sovrabbondanza, è fatto trasparente, addirittura quotidiano. Nella raffigurazione delle cose si trova il modo più autentico e peculiare di esprimere la sua sensibilità, tenera e commossa. I luoghi si fanno spazi dell'anima per cui l'antico borgo -- che appare come un magico fiore d'autunno -- , si eleva a evocazione di qualcosa che è sfumatura accennata, non detta per intero, atmosfera impalpabile, come è impalpabile ogni sentire. Nell'oscurità e nella notte Rita Gatta trova l'equilibrio perfetto fra sintesi esterna e battito interiore, con il ritmo musicale che aderisce al ritmo dell'ispirazione, portando su dimensioni assolute il problema eterno dell'uomo: l'esistenza breve di fronte all'infinità del Creato. I versi qui hanno uno spessore più intenso per rispondere alla necessità del pensiero che si fa materia, cioè parola e riflessione, in una meraviglia che si innalza a silenzioso rispetto dell'io di fronte alla sua fugace comparsa. Altro tema fondamentale a molte poesie è la passione, come l'amore per il mare che con il suo persistente fragore canta una melodia senza età. I versi sul mare rendono sempre potente la vastità dell'acqua, forza primigenia di questa natura liquida e misteriosa, di questo sconfinato orizzonte dove l'uomo cerca di gettare l'àncora: estrema metafora della vita e dell'amore.

Arrivederci Palazzola
Lontana striscia di luce all'orizzonte
dai cangianti colori, addio!
Dall'alto della vulcanica rupe
tra le solide mura
del monastero
incastonato nel tufo
e affacciato sul lago
di turchese cristallo
m'inebrio di trascorse atmosfere.
Porterò con me
nel paese della mia fanciullezza
il calore dell'accesa luce
del mattino d'estate
che ingioiella l'italico giardino
il riverbero rosseggiante
del sole al tramonto
che colma questi immensi spazi
a me dinanzi
gli estivi cieli stellati
e il flebile chiarore lunare
che accendono l'oscurità della notte ...
e quando domani proverò
inevitabili, pungenti nostalgie
consolerò il mio cuore
con i ricordi delle umane esperienze
vissute
e lo riscalderò con il calore dell'amore
ricevuto e provato
in questo sacro, antico convento.



Rita Gatta, Fruscii del silenzio, Monte Compatri,Edizioni Controluce, 2012

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 121 giugno 2014