Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Musica

La romanza da camera e la musica da salotto approdano ai Castelli Romani

Abbiamo intervistato il maestro Marco Velletrani, tenore di Albano Laziale, presidente dell'Associazione musicale "Musica e Dintorni". Propongono un genere di musica che è una rarità tra il repertorio castellano e che il pubblico presto imparerà ad amare.

Quali sono gli scopi? Quali obiettivi si prefigge la tua Associazione?
Il nostro scopo è quello di divulgare un genere musicale che, vuoi per la crisi o per l'indifferenza degli enti o del pubblico, è un genere musicale che va scomparendo, diventa sempre più di nicchia. La romanza da camera, l'aria lirica, la canzone napoletana o romanesca, suscitano sempre meno interesse ed hanno un pubblico sempre meno giovane, è difficile trovare un ventenne che si interessi a noi.

Perché è difficile?
E' difficile perché la musica classica, da camera, la musica da salotto, la musica cosiddetta impegnativa, è musica che richiede un vero e proprio sforzo. Oggi i ragazzi non vogliono pensare e preferiscono un concerto rap, un concerto rock, vedere qualcuno che si agita con la chitarra. Eppure quando io alla fine di un concerto sento che un pubblico, anche anziano, ha ricordato piacevolmente i tempi andati, e che è entusiasta, per me diventa molto gratificante. Sono convinto che qualcosa che è piacevole per me, può diventarlo anche per gli altri.

Questo tipo di musica ai tempi in cui è fiorito, fine Ottocento primi del Novecento, era un genere di musica per pochi, per elìte?
In teoria si, ma per esempio prendendo Verdi, egli è riuscito a portare i contadini e il popolo al teatro o all'opera. Noi per esempio suoniamo molto Francesco Paolo Tosti e dubito che i contadini andassero ad ascoltare Tosti. Certo era la ricca borghesia e i nobili che ascoltavano musica da camera. Però poi la canzone napoletana credo che abbia raccolto anche le persone più povere e finì per essere indirizzata veramente a tutti. L'opera restava d'elìte ma la canzone napoletana o romanesca si è diffusa anche e soprattutto nelle borgate.

Come nasce il vostro gruppo?
Il gruppo è nato quattro anni fa, mentre inizialmente ero solo, si sono poi inseriti diversi musicisti, quattro pianisti, due chitarristi. Noi vogliamo coinvolgere sempre più professionisti, per dare al pubblico un risultato migliore. Per esempio adesso lavoro molto con una giovane pianista, Irene Spera, che suona con passione e disinteressatamente. Abbiamo solo desiderio di suonare.

La musica che voi proponete ai Castelli Romani è diversa da quella a cui si dedicano gli altri gruppi.
Il genere musicale che viene proposto oggi nei Castelli Romani è il pop, il jazz, il rock o la musica classica, è qualcosa di distinto da ciò che proponiamo noi, che cantiamo per esempio "Voglio vivere così" o anche "Mamma". E' difficile trovare ai Castelli Romani chi canta una canzone degli anni Trenta o Quaranta, quelle che cantavano le nostre nonne. È in questo modo che ci distinguiamo. Ad Albano per esempio ho fatto una performance suggeritami dallo scrittore Aldo Onorati che mi ha invitato ad abbinare la mia musica alle sue poesie ed ho avuto una grandissima soddisfazione.

I giovani allora dovrebbero allargare il loro panorama musicale e coinvolgersi anche in questo tipo di musica.
Il messaggio deve arrivare anche ai giovani. Coinvolgere le persone anziane è più facile, ma desideriamo far conoscere la nostra musica ai giovani ai giovani.

Ci spieghi meglio, allora, cos'è la romanza?
Le romanze somigliamo molto alle moderne canzoni, per come sono strutturate. Per esempio un rientro, una prima strofa, un ritornello, poi un'altra strofa, un ritornello, o meglio sono le canzoni moderne che somigliano alle antiche romanze. Fondamentalmente una romanza ha molto di una canzone moderna ma i testi sono molto più poetici. Una romanza di Tosti, al di là della bellezza della musica e del canto, ha testi scritti propriamente da poeti. Per esempio D'Annunzio. Colpisce il fatto di essere davanti a vere e proprie poesie musicate. Le parole sono molto simili a quelle che venivano usate per le opere liriche, sono parole auliche, parole arcaiche.

Come reagisce il pubbliche alle vostre performance?
Sono molto perfezionista, dopo un concerto difficilmente sono soddisfatto di me stesso, ma il pubblico applaude sempre moltissimo, alle persone non interessa l'errore tecnico, interessa l'emozione, ciò che arriva, la passione ed io metto molta passione nel canto, arriva la passione per il lavoro fatto. Per noi l'applauso è sempre sincero. Se riesci a trasportare quella che era l'intenzione del compositore e dell'autore, allora arriva il vero messaggio quello di far rivivere l'autore.

Secondo te cosa si dovrebbe fare ai Castelli Romani per dare più impulso alla musica, per aiutare lo sviluppo della musica.
E' scontato dire che ci vogliono più fondi, ma a volte anche con poco si riesce a fare tanto. Spesso è il disinteresse delle amministrazioni a fare la differenza. Il vostro sistema bibliotecario per esempio è sempre stato molto attento alla musica. Ma ho visto che per lo più è l'indifferenza e l'incompetenza che ostacolano la crescita culturale di un territorio.

Che cosa significa per te fare musica?
Fino al 2005 lavoravo in un'azienda e già facevo musica come chitarrista, poi sono passato al canto, prima musica leggera poi classica, ed è stato un crescendo, non ho potuto fare a meno di cantare la bellezza, ed ho lasciato il mio lavoro. Mi sono esposto alle intemperie della crisi. Per me la musica è tutto, per lei si può anche rischiare la vita.

 

Per la rubrica Musica - Numero 120 aprile 2014