Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Pupi Avati a Colonna:Il cuore grande delle ragazze (2011)

"La Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna con le sue locomotive d'epoca è il set di una delle principali sequenze del film"

Ambientato nella provincia emiliana degli anni '30, il film narra la storia di due famiglie, gli Osti, ricchi e avidi possidenti terrieri, e i Vigetti, loro mezzadri, poveri e indigenti contadini. Con l'intento di sistemare almeno una delle due sue figlie ancora zitelle, Sisto Osti (Gianni Cavina) combina con l'altro capofamiglia Adolfo Vigetti (Andrea Roncato) il matrimonio tra la figlia e il primogenito dei Vignetti Carlino (Cesare Cremonini), giovanotto sempliciotto senza né arte né parte, ma irresistibile dongiovanni in grado di incantare tutte le ragazze del paese grazie al suo incredibile alito al profumo di biancospino. Il ritorno da Roma della bella Francesca (Micaela Ramazzoti), figlia della seconda moglie di Sisto, però manda tutto all'aria.
Dietro la storia d'amore, per la verità un po' strampalata, di Carlino e Francesca, Avati racconta in un film corale l'universo contadino e la provincia rurale di una volta con le sue ingenuità, i riti e le tradizioni, i lati più veraci e spacconi, ma anche con il suo squallore, le meschinità e le ipocrisie (emblematica è in questo senso la lunga sequenza del pranzo di nozze). Il regista ha dichiarato di essersi ispirato per la sceneggiatura del film alla storia dei suoi nonni, quando il modello sociale ultramaschilista vigente relegava la donna al solo focolare domestico e le donne "avevamo un cuore grande" per sopportare pazientemente le continue infedeltà dei propri uomini (che purtroppo "avevano quel problema lì"), con la convinzione però che ciò non avrebbe minato la stabilità del rapporto coniugale. Se la rievocazione storica è riuscita grazie alla precisa analisi della condizione della donna durante il periodo fascista, non così la vicenda principale. La storia d'amore ci sembra infatti fin troppo debole, a partire dal colpo di fulmine che scocca tra Carlino e Francesca, e non mancano inutili stonature al limite della caricatura (pensiamo all'accentuazione della parlata romanesca della moglie di Sisto e di sua figlia Francesca). Inoltre i protagonisti finiscono per essere relegati in secondo piano a vantaggio di figure secondarie e di elementi di contorno con il risultato di generare una certa discontinuità nel racconto. Una menzione speciale va però sicuramente alle due figure dei patriarchi ottimamente interpretate da Andrea Roncato e Gianni Cavina.
Girato nella provincia marchigiana e laziale per l'impossibilità, come più volte denunciato dal regista e dal produttore, di riprodurre nella campagna emiliana le location reali narrate dagli eventi per le profonde trasformazioni subite da quei luoghi, il film viene ricordato in questa sede per una importante sequenza girata presso la Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna. Si tratta della scena dell'arrivo in stazione di Francesca dopo il telegramma che annuncia il suicidio (finto) di Carlino, una sequenza nella quale il regista ha utilizzato anche alcuni veicoli d'epoca in mostra presso il museo. L'edificio della stazione che si vede nella sequenza è invece quello della vecchia stazione ferroviaria di Fabrica di Roma in provincia di Viterbo. Il set della Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna verrà utilizzato l'anno dopo da Pupi Avati anche nella fiction televisiva Un matrimonio, trasmessa recentemente da Rai Uno, che conserva alcuni degli stessi interpreti de Il cuore delle ragazze.

 

Per la rubrica Cinema - Numero 120 aprile 2014