Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Arte

Scheda dell'opera

Veduta di Nettuno da Porto d'Anzio

Pandolfo Reschi
(Danzica 1640 - Firenze 1696)
Veduta di Nettuno da Porto d'Anzio
, 1686 c.a
Dipinto ad olio su tela, cm. 131 x 295
Ariccia (Roma), Palazzo Chigi, inv. 1262

Il dipinto costituisce una pietra miliare nella produzione di Pandolfo Reschi ed una delle vedute più spettacolari nell'ambito della pittura barocca di paesaggio, sia per la qualità dell'esecuzione, che per l'importanza di luoghi ritratti, illustrando uno dei più scenografici tratti costieri del litorale romano sul Mare Tirreno.
In primo piano sulla sinistra sono visibili le rovine del porto costruito dall'imperatore Nerone (37-68 d.C.), che aveva una sontuosa villa ad Anzio, ove era nato, poi cancellato dal porto voluto da papa Innocenzo XII nel 1697. Al centro, vestito di nero con cappello a falde larghe, è riconoscibile il principe Francesco Maria de' Medici (Firenze 1660-1711), Governatore di Siena, venuto a Roma per la cerimonia ufficiale della sua nomina cardinalizia celebrata il 24 settembre 1686. Gli altri personaggi sono gentiluomini del seguito o principi romani, tra i quali si riconosce il cardinale Flavio Chigi, anch'egli vestito in abito di campagna con bastone, che sta interloquendo con Francesco Maria. Pandolfo Reschi, suo "aiutante di camera", è identificabile con il disegnatore seduto sulle rovine a sinistra recante un album da disegno mentre misura lo spazio, vicino all'uomo in piedi che indica la costa con un bastone, che sembra essere ancora una volta il cardinale de' Medici.
L'insenatura è dominata verso il centro dalla Villa Costaguti, poi Borghese, sulla destra il borgo di Nettuno con il Forte Sangallo, fatto costruire dopo il 1501 da papa Alessandro VI per difendere la costa dalle incursioni dei pirati saraceni, seguito a destra da Torre Astura. Alla estrema sinistra il Casino Pamphilj ed altre rovine romane presso la spiaggia, ove ci sono imbarcazioni e pescatori. Sullo sfondo i Monti Lepini, con i paesi di Sermoneta e Sezze.
Il carattere atmosferico e l'ampio respiro della veduta, ne fanno un'anticipazione della pittura di paesaggio settecentesca, tra Gaspar van Wittel, Adrien Manglard e Claude Joseph Vernet. La tela è inserita in una monumentale cornice color ebano a tre ordini d'intagli in legno dorato, sovrastata da fastigio intagliato e dorato, detta "Carlo Maratta", tipica espressione dell'arte decorativa del Barocco romano.
Sulla coscia del cavallo bianco al centro la sigla "P", con cui l'artista polacco usava firmare le sue opere migliori. Il dipinto fu eseguito probabilmente nel 1686, in occasione dell'elezione cardinalizia del Medici, quando Reschi lo accompagnò a Roma. L'opera per la sua importanza è ricordata da Francesco Saverio Baldinucci nella vita del Reschi: "Essendo poi il Serenissimo Principe stato creato cardinale dalla Santità d'Innocentio XI di santa memoria, coll'occasione che doveva andare a Roma per il cappello [cardinalizio], arruolò alla sua Corte, col titolo d'Aiutante di Camera d'Onore e coll'assegnamento d'una provvisione mensile di scudi sei il mese, il nostro Pandolfo. E seco se lo condusse, perché saziasse quel gran genio che aveva di disegnare tutte quelle vedute che a lui più belle fossero parute. E quivi, mandatolo in più luoghi della romana campagna, fecegli fare in acquerelli bellissimi disegni di castelli, di fortezze e d'anticaglie, fra le quali la veduta di Nettuno e della Villa di Gostauta [Costaguti] del Principe Borghese: le quali poi, al suo ritorno di Roma, volle che dipingesse a tempera in gran quadri per la Regia sua Villa di Lapeggi".
Dopo il 1686 il dipinto fu donato da Francesco Maria de' Medici al cardinale Flavio Chigi, nel cui inventario del 1692 di Palazzo Chigi a piazza Santi Apostoli (Roma) figura come "Un quadro in tela di palmi 12 e 6, con cornice di pero nero, con riporti d'oro intagliati, con la veduta di Nettuno con diverse figurine, e cavalli, con il ritratto dell'Eminentissimo Signor Cardinal de' Medici, e altri Cavalieri mano di Monsù Pandolfo" (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Chigi, n. 700, 403, f. 72). Il cardinale Chigi, che evidentemente era molto soddisfatto dell'opera, ne fece eseguire anche una copia, documentata ancora nello stesso inventario (Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio Chigi, n. 700, 481, f. 73).
Il dipinto fu trasferito dopo la morte del cardinale (1693) al Palazzo Chigi di Piazza Colonna, venduto allo Stato nel 1917 e destinato poi a sede della Presidenza del Consiglio. Assegnato al principe Ludovico Chigi nella divisione ereditaria del 1917, ove figura al n. 86 come "Monsù Pandolfo / Nettuno (o la rada di Anzio) / lire 5000", subito dopo fu portato nel Palazzo Chigi di Ariccia, ove oggi arreda la sala da Pranzo d'Estate. Il dipinto è stato restaurato in occasione della mostra da Livio Jacuitti.
Pandolf Resch, pittore polacco italianizzato Pandolfo Reschi, a circa venti anni si trasferì a Roma, ove ebbe la sua formazione frequentando le botteghe di Salvator Rosa e Jacques Courtois detto "il Borgognone". Attorno al 1670 si stabilì definitivamente a Firenze, divenendo pittore di corte di Francesco Maria de' Medici. Si specializzò come pittore di battaglie, dedicandosi anche alla pittura di paesaggio e di veduta.

 

Per la rubrica Arte - Numero 120 aprile 2014