Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Pepite

Con le fiabe alla ricerca dell’interiorità. le eroine dei libri sono le donne della tradizione popolare

Abbiamo intervistato Laura Piccininni, creatrice di una fortunata mostra dal titolo: Le fiabe sono mie. Un'iconografia incentrata sul mondo delle favole proveniente dalla feconda produzione artistica dell'autrice. La mostra è stata esposta in varie cittadine dei Castelli Romani.

Diciassette opere pittoriche più le installazioni concernenti l'oggetto - libro - che suggeriscono un percorso che nasce dall'ispirazione letteraria elaborata nel folklore passato, che si arricchisce generando più profonde e personali riflessioni originate dalle vicende biografiche dell'artista.
Le fiabe scelte sono quelle proprie della tradizione popolare ma esprimono un messaggio nuovo da decodificare, un messaggio destinato in particolar modo alle donne, alle madri, al genere femminile al quale Laura Piccininni appartiene ma al quale sceglie anche di indirizzarsi come un filo conduttore che attraversa tutta la sua opera.
Le protagoniste del percorso sono eroine di storie non necessariamente a lieto fine, in cui però il coraggio, il valore, la generosità, l'ascolto sono le virtù e le armi di chi non vuole rimanere in disparte, di chi affronta paure e ostacoli con coraggio e infine vince.
Dalle fiabe emerge una morale non banale e non necessariamente per l'infanzia. I messaggi cifrati insiti nelle opere rispecchiano una riflessione più profonda sulla società contemporanea e sull'intramontabile ruolo della fiaba come "metafora" della realtà. Le tecniche usate sono l'olio, l'acrilico ma soprattutto il collage, queste ci conducono in un "regno" della fantasia dai colori vivi, dai contrasti netti, quasi naif. In modo armonico e rassicurante, le tecniche si legano in palpitanti sfumature e riescono a farci sognare.
Laura Piccininni si era già cimentata in una fortunatissima mostra dal titolo: Strati d'animo. Per tratteggiare una donna che cerca attraverso l'arte di riscattare quella libertà di individuo al femminile imprigionato dalle scelte libere della sua vita, spesso in una dimensione che talvolta l'opprime.
I suoi soggetti pittorici sono allora la famiglia, le donne di ogni paese nelle quali s'identifica, la riflessione sull'emancipazione femminile che costituisce la scommessa e la sfida per tutte quelle donne inermi e passiva di fronte all'oppressione. Anche qui i colori sono vividi, palpitanti, intensi. Sono il fuoco che arde di passione nel cuore; le tele sono pervase dal sentore di profumi speziati, da un silenzio carico di tensione. Sulla tela l'autrice gioca tornando bambina fra sogno e realtà. Le sue donne ballano perché così celebrano il loro corpo, lo fondono nelle note della melodia, oppure cantano e l'eco diventa una voce che guida nel lungo viaggio della vita percorso di odio e d'amore, dell'alfa e l'omega, il principio e la fine.

Ci parla della sua attività? Come è nato l'amore per la pittura e la consapevolezza del proprio valore e della scelta di produrre arte?
Il mio amore per l'arte e per la pittura in particolare nasce sin da piccola. Fino all'adolescenza mi divertivo a riprodurre le opere dei grandi artisti (Van Gogh, Kandinsky, ...) e per i miei genitori qualsiasi cosa realizzassi diventava un'opera d'arte. Successivamente, per un lungo periodo tuttavia ho trascurato questo mio mezzo di espressione fino a quando, dieci anni fa, ho ripreso i pennelli in mano e, mettendomi in gioco, ho deciso di provare a parlare attraverso i colori.
Non so se le mie opere possano definirsi arte così come comunemente definita. Io dipingo perché ho bisogno di esprimere i miei pensieri attraverso le mie opere e sono sempre curiosa di sapere se coloro che le osservano provano le stesse mie emozioni.

Che significato ha e cosa ha voluto dire ai fruitori delle sue opere con la mostra "Le fiabe sono mie"?
Con essa ho cercato di proporre una diversa chiave di lettura delle fiabe tradizionali, che, nella mia rappresentazione, ho reinterpretato allo scopo di portare il visitatore a nuove personali riflessioni.
Ho cercato, come nel resto della mia produzione artistica, di evocare atmosfere, sensazioni, memorie. Nello stesso tempo, ho voluto trasmettere un messaggio positivo, per me, per tutte le donne e anche per tutti gli uomini: il coraggio, il valore, la generosità, l'ascolto sono le armi con cui i protagonisti affrontano le paure e gli ostacoli riuscendo a superarli. E ciò è importante soprattutto nel caso delle donne, che ovviamente non possono fare affidamento su altre virtù, più propriamente maschili.

Lei ha realizzato anche una precedente mostra "Strati d'animo", con quale messaggio?
La mostra "Strati d'animo" è stata la mia prima mostra in assoluto ed e' stata chiamata così non a caso. Ho voluto presentare una raccolta di tutte le opere da me realizzate da quando ho ripreso a dipingere senza che vi fosse un preciso filo conduttore o un messaggio in particolare ma solo con l'intento di comunicare le differenti sfaccettature della mia sensibilità artistica.

Che cosa significa per lei dipingere? Quali sono i suoi progetti futuri?
Per me la pittura è sia comunicazione dei miei pensieri che mezzo di sfogo: è la rabbia, sono i miei pensieri negativi che si trasformano in colore. Per quanto riguarda i miei progetti futuri, al momento non ne ho di ben definiti. Ogni mio progetto è il risultato di un processo di riflessione che però nasce spontaneamente, da ciò che nella quotidianità profondamente mi colpisce, mi emoziona. Attualmente sto solo pensando di replicare la mostra in altri luoghi, magari anche nella mia città natia, Molfetta.

Lei si è recentemente trasferita ai Castelli Romani, cosa può dirci del suo rapporto con questo territorio ricco di storia, di arte, di vestigia del passato e di paesaggi tanto rinomati?
Ero sicura che trasferendomi ai Castelli Romani avrei avuto possibilità di arricchimento culturale e professionale. Ciò che è possibile trovare qui è assolutamente stimolante. Per un amante dell'arte ci sono innumerevoli spunti di riflessione.

Come ha trovato la promozione, la circolazione e la diffusione dell'arte nel nostro territorio?
Ho riscontrato un fermento e una ricchezza di associazioni culturali. C'è molta collaborazione tra gli artisti, cosa che io ritengo indice di maturità e professionalità.
Personalmente ritengo solo che debbano essere date maggiori possibilità di promozione: più eventi culturali, maggiore disponibilità di spazi espositivi.

Nei suoi dipinti domina l'elemento femminile, la donna, la sua libertà e la sua oppressione, l'anima e il corpo. Cosa significa tutto questo nelle sue rappresentazioni artistiche?
Con i miei dipinti cerco di essere la voce di tutte le donne, soprattutto quelle che hanno perso la propria perché hanno rinunciato ai propri desideri o perché non hanno permesso a sé stesse di crederci. Nel mio piccolo cerco di indicare la via del riscatto alle donne imprigionate dalle scelte della vita.

Torniamo allo stupendo ciclo di fiabe da Lei realizzato, prese dalla tradizione popolare e colta, che rappresentano l'emblema stessa del repertorio favolistico occidentale. Quale filo lega la vita di un adulto alle storie dell'infanzia?
Le fiabe nascono per intrattenere non solo i bambini ma anche gli adulti che fortunatamente non hanno dimenticato di esserlo.
L'importanza delle fiabe è spesso sottovalutata. Il mondo raccontato dalle favole è un mondo fantastico in cui personaggi incredibili sono protagonisti di storie meravigliose. Il momento in cui ci viene raccontata una fiaba è un momento magico che resta per sempre nei nostri ricordi. Spesso poi si rimane legati ad una fiaba perché ti porta a riflettere più delle altre.

Cosa pongono alla nostra attenzione le protagoniste femminili delle fiabe da lei rappresentate in questi diciassette quadri dal forte impatto?
Le protagoniste femminili delle fiabe da me rappresentate trasmettono un messaggio più o meno evidente di forza non fisica, di serenità interiore, di perseveranza nelle proprie convinzioni. In Cenerentola ho per esempio intravisto un messaggio di solidarietà tra donne, che nella realtà di tutti i giorni ritengo debba essere maggiore. Ne La Sirenetta ho individuato la forza celata nella apparente fragilità delle donne, che sono invece reale sostegno dell'uomo sebbene lui non voglia ammetterlo. Cappuccetto Rosso trasmette infine un messaggio di ribellione e liberazione da tutte le costrizioni della vita e due delle mie opere sono nate dall'ascolto delle ricorrenti notizie sugli attuali femminicidi.

 



Biografia
Laura Piccininni
è nata a Molfetta (BA), ma vive attualmente a Genzano di Roma (RM) ed insegna presso la Scuola Media Statale "Roberto Pezzi" di Albano Laziale (RM). Ha conseguito il Diploma in Scenografia presso l'Accademia delle Belle Arti di Bari. E' docente di "Arte e Immagine". Autonomamente porta avanti una personale ricerca artistico-pittorica, sperimentando diverse tecniche pittoriche, dall'acrilico all'olio e al collage, su vari substrati (tela o corteccia d'albero), realizzando attraverso l'uso del colore il contatto emotivo con la realtà.
Ha partecipato in qualità di esaminatrice al concorso per il Monumento ai Caduti della Città di Albano Laziale. Dal 2007 ha esposto in numerose mostre personali e collettive nei Castelli Romani, in Italia e all'estero. E' stata inserita nell'annuario artisti contemporanei "IlpuntoArte" e nel catalogo on-line dell' "Enciclopedia d'Arte Italiana" 2010-2011.

Per la rubrica Pepite - Numero 119 febbraio 2014