Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Mario Bava a Villa Grazioli: Operazione paura (1966)

"La splendida villa tuscolana, oggi hotel di lusso, è l'inquietante villa Graps in uno
dei più suggestivi thriller gotici del cinema italiano".

Amatissimo dal regista, Operazione Paura fu all'epoca un clamoroso flop commerciale. È stato poi negli anni ampiamente rivalutato ed è attualmente considerato come uno dei migliori thriller gotici italiani e uno dei film più personali di Bava, apprezzatissimo oltreoceano (dove è noto con il titolo di Kill, Baby... Kill!) anche da maestri come Martin Scorsese, Tim Burton, Quentin Tarantino, David Lynch e Joe Dante.
Il film, il cui titolo si rifà ad alcuni successi dell'epoca come Operazione San Gennaro o Operazione crossbow, racconta l'avventura di un giovane medico, il dottor Paul Esway (Giacomo Rossi-Stuart, il padre di Kim), che, giunto in uno sperduto paesino di campagna per eseguire un'autopsia sul cadavere di una ragazza morta in circostanze misteriose, si trova suo malgrado ad indagare su una terribile maledizione che incombe sugli abitanti del posto: la maledizione di villa Graps.
A differenza di altre opere di Bava dove la suspense viene mantenuta anche ricorrendo a scene violente e sanguinose, qui, a parte la sequenza iniziale, la tensione deriva soprattutto dall'atmosfera onirica e allucinatoria che percorre il film, enfatizzata dalla superba colonna sonora di Carlo Rustichelli (straordinario l'uso del carillon e le cantilene ossessive e sinistre). Memorabile è la creazione del personaggio di Melissa Graps, l'inquietante bambina-fantasma (interpretata in realtà da un maschietto con la parrucca, il figlio del portinaio del palazzo dove abitava il regista) che entra improvvisamente in scena facendo rimbalzare una palla bianca. Un'invenzione che non ha tanto una funzione narrativa, quanto una forza visiva ed ipnotica assolutamente straordinaria, creando immediatamente un'atmosfera cupa carica di presagi. Lo stesso Fellini (o forse il suo sceneggiatore Bernardino Zapponi, grande estimatore di Bava) la citerà in Toby Dammit, episodio del film collettivo Tre passi nel delirio (1968), ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe.
In Operazione paura Bava fece ampio uso di virtuosismi tecnici e di immagini deformate e psichedeliche utilizzando una fotografia estremamente ricca e complessa, alternando con singolare maestria, nelle impressionanti cromie delle scene notturne, luci naturali a luci irreali e artificiose. Numerose le sequenze entrate a far parte nell'immaginario horror: la scala a chiocciola che sembra non avere mai fine; il dottor Esway che si appoggia contro un quadro della villa rimanendo avvolto da una ragnatela gigantesca per poi ritrovarsi all'esterno dell'edificio; ma certamente la più memorabile rimane quella nella quale il medico insegue se stesso attraverso stanze sempre uguali della villa, ripresa alla lettera da David Lynch in un episodio di Twin Peaks.
Girato con il solito budget risibile in quattro settimane con esterni nelle suggestive località di Calcata, Cori e Falerii Novi, il film ha come set principale Villa Grazioli a Grottaferrata. La prestigiosa dimora cardinalizia del XVI secolo, trasformata nel Sei e Settecento in una villa principesca dalla famiglia Odescalchi, è utilizzata da Bava per ricreare gli ambienti tetri e fatiscenti di Villa Graps. Quando Bava gira il film, infatti, l'edificio si trovava in un desolante stato di abbandono. Durante la Seconda Guerra Mondiale era stato utilizzato dagli sfollati e ciò ne aveva segnato un lento e inarrestabile periodo di incuria durato più di quaranta anni. È proprio questo aspetto decadente e fatiscente della villa a venire enfatizzato dal regista. Bava gira alcune sequenze anche nel parco secolare, ma le più celebri sono quelle riprese nel piano nobile della villa, in particolare negli ambienti della Galleria affrescata nella prima metà del Settecento da Giovanni Paolo Pannini, uno dei più noti vedutisti dell'epoca. Lamberto Bava, figlio del regista e collaboratore del film, ricorda che durante le riprese c'era in questi ambienti un'umidità pazzesca e dai muri delle gallerie affrescate entrava acqua. Le armature che si vedono nelle scene sono invece un'aggiunta scenografica.
Alla fine degli anni '80 è iniziato per Villa Grazioli un complesso intervento di restauro, durato diversi anni, che le ha finalmente restituito la bellezza di un tempo. Oggi ospita un esclusivo albergo appartenente ad una prestigiosa catena internazionale.

 

Per la rubrica Cinema - Numero 119 febbraio 2014