Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Biblioteca di Trimalcione

Finchè le stelle saranno in cielo..


La forza indomita di un sentimento imperituro.
Un segreto custodito per settanta lunghi anni.
Un dolce, dalla crosta a forma di stella, pegno di un amore indissolubile...
Nel toccante romanzo della scrittrice Kristin Harmel, bestseller negli Stati Uniti, un messaggio di fratellanza fra i popoli che passa attraverso i sapori e gli aromi di cucina.


"Finché le stelle saranno in cielo io ti amerò", una promessa solenne ripescata dallo scrigno dei ricordi, in una fresca serata di fine settembre, mentre il sole è ormai basso sulla baia, nella luce del crepuscolo che scolora. Parole soffuse da un anelito d'eternità, scelte dall'autrice Kristin Harmel per la costruzione dello stesso titolo del romanzo e che intersecano, in una sorta di leitmotiv, l'intera narrazione. Le stelle, misteriosi e affascinanti corpi celesti che illuminano il cielo notturno, da sempre considerate simbolo dell'ordine cosmico, rappresentano infatti il tramite attraverso il quale la scrittrice evoca non soltanto intensi paesaggi interiori ma anche specifici avvenimenti storici legati al passato dei protagonisti del racconto. A Venere, il pianeta che gli antichi avevano denominato "Vespero", identificandolo con la stella che per prima giunge ad illuminare la notte incipiente, ogni sera infatti Rose consegna il suo vissuto ingombrante, carico di dolore e struggente rimpianto; ogni sera, sotto il cielo stellato, l'ultimo pensiero è rivolto alla sua famiglia d'origine, dissolta durante la guerra e a Jacob, l'anima gemella, "il principe che doveva combattere contro i cavalieri cattivi e prometteva alla principessa che un giorno sarebbe tornato a cercarla, perché il loro amore non sarebbe mai finito".

 

"Le sembrava di vivere in uno splendido quadro e di essere l'unica a sapere che si trattava semplicemente di un mondo sottile come carta velina, fatto di pennellate e sogni."

 

Nessuno è a conoscenza del suo passato e dei fantasmi che lo popolano: soltanto ora, ormai anziana e affetta dall'Alzheimer, Rose avverte il bisogno impellente di raccontare e di raccontarsi, prima che la malattia cancelli per sempre i ricordi e i volti di un'intera esistenza. E' "La stella della sera", a guidarla lungo i sentieri dell'anima. Quella stessa stella impressa nelle sue torte, intrecciando le burrose striscioline di pastafrolla, a ricoprire un caratteristico ripieno di semi di papavero, mandorle, uva, fichi, prugne e zucchero con cannella: il suo dolce preferito, "La torta Stella", quello che le ricordava la promessa del suo Jacob di amarla "finché le stelle saranno in cielo". "Ormai viveva solo per i giorni in cui poteva riscivolare indietro nel tempo e vedere coloro di cui aveva giurato di non parlare mai più; sforzarsi di dimenticare era stato un errore perché quella era la chiave della sua identità". Per questo "nell'heure bleue" di una giornata di fine settembre, trascorsa in spiaggia in compagnia delle nipoti, ripercorrendo come in flashback le tappe salienti della sua esistenza, la donna svela per la prima volta il terribile segreto legato alle sue radici. In piedi dinnanzi all'oceano, getta alcune briciole di una Tortina Stella nelle acque, mormorando a bassa voce le parole: «Quale dio è come te?», «Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati». Si tratta della preghiera che accompagna il rituale denominato Tashlìch (che significa "Gettare via"), eseguito davanti a corsi d'acqua corrente, attraverso il quale, secondo il precetto ebraico, ci si libera simbolicamente dal peccato e si richiede la protezione divina. Rose, dunque, attraverso questo gesto disvela per la prima volta, a distanza di settant'anni, le sue origini ebraiche, lei che scampata alle persecuzioni antisemite e protetta da documenti falsi che la identificavano come cristiana, ha vissuto parte della sua esistenza negli Stati Uniti, il paese che le aveva consentito di essere finalmente libera. Dilaniata tra "la colpa" e la responsabilità di essere sopravvissuta, la donna consegna alla nipote Hope una lista di sette nomi, sette come le stelle della costellazione del Grande Carro che sta cominciando ad apparire nel cielo, pregandola di recarsi a Parigi per scoprire quale sia stata la sorte dei suoi familiari.

 

"Alcuni tipi di amore sono più potenti di altri. Questo non significa che non siano tutti autentici. Alcuni amori tentiamo di farceli andare bene ma non calzano mai davvero a pennello. Altri sono amori fra brave persone che si ammirano a vicenda e con il tempo imparano ad amarsi. Poi esiste l'amore che tutti abbiamo l'opportunità di avere ma che pochi sono abbastanza saggi da scorgere o abbastanza coraggiosi da afferrare. Quello è il tipo d'amore capace di cambiarti la vita."

 

E' nella capitale francese infatti che Rose ha vissuto fino all'età di diciassette anni, lavorando nella pasticceria sulle rive della Senna, di proprietà dei suoi nonni; nel laboratorio, di cui ricorda ancora "il profumo dolce, di lievito", sua madre le ha insegnato a confezionare numerose specialità dolciarie alcune delle quali ascrivibili alla tradizione ebraica ashkénazita, come le tortine Stella, le stesse che preparano ancora oggi le sue nipoti nel negozio di Cape Cod da lei ereditato: una sorta di "marchio di fabbrica" di famiglia. "Ma poi all'improvviso il mondo è crollato, è imploso, deformandosi e ripiegandosi su se stesso", e il vento gelido dell'odio razziale ha spazzato via i suoi affetti e il grande amore della sua vita, Jacob: nel luglio del 1943 infatti, oltre tredicimila ebrei vengono arrestati e rinchiusi nel Vélodrome d'Hiver per poi essere successivamente deportati nei campi di sterminio nazisti. Per sfuggire alla cattura Rose abbandona dunque la sua famiglia, e sotto falso nome approda sulle coste americane dove, come nella sua fiaba preferita, incontra "una regina che illumina il mondo con la sua torcia, garantendo sicurezza e libertà a tutti i suoi sudditi". Ora spetta alla nipote Hope, ricostruire il suo passato, posando i suoi passi dove settant'anni prima si erano forse posati i suoi, nei vicoli parigini tra Places des Vosges, la sinagoga e la moschea. E nella Rue des Rosiers é un profumo familiare, identico a quello della pasticceria di Cape Cod, ad attrarre la giovane verso un negozio dalle grandi vetrine dove campeggiano dolci e pani d'ogni foggia, appartenenti alla tradizione ebraica dell'Europa orientale. Anche qui viene preparato un dolce, chiamato Ronde des Pavés, dall'inconfondibile ripieno, identico a quello delle tortine Stella, ed è evidente che le due ricette hanno la stessa origine. Ma durante il suo soggiorno parigino, Hope fa anche una clamorosa scoperta: molte delle ricette ereditate da Rose, si riferiscono a preparazioni che la stessa non poteva avere imparato dalla sua famiglia, trattandosi di dolci musulmani, tipici del Nordafrica. Determinata a realizzare l'ultimo desiderio della donna, la stessa intraprende così un'indagine serrata che la porterà a rintracciare Alain, l'unico tra i fratelli di Rose sopravvissuto all'Olocausto. E' lui a svelargli insieme all'amico Henry, una parte di Storia a molti sconosciuta: come numerosi musulmani della Grande Mosquée di Parigi, durante le persecuzioni, abbiano aiutato gli ebrei, nascondendoli e fornendo loro documenti falsi per il trasferimento in altri stati, secondo una sorta di codice d'onore denominato Besa. Nel Corano è scritto infatti: "Chi salva una vita salva il mondo intero", lo stesso concetto che possiamo ritrovare nel Talmud e che recita a sua volta: "Se salvi una sola vita, è come se avessi salvato il mondo". Rose dunque, prima di raggiungere gli Stati Uniti, è vissuta celandosi tra i musulmani, recitando le loro preghiere e cucinando il loro cibo. Per questo motivo, alla nipote che le domandava quale fosse il suo credo religioso, la donna aveva risposto dichiarandosi "ebrea", "ma anche cattolica e musulmana", "Perché Dio è ovunque, non si può identificare con un'unica religione; E' l'umanità a creare le differenze, ma viviamo tutti sotto lo stesso cielo". Quello stesso firmamento sotto il quale la promessa di Rose, fatta settant'anni prima, troverà finalmente compimento. Cronaca familiare che intreccia passato e presente, in un appassionante viaggio nel cuore umano, "Finché le stelle saranno in cielo", é uno straordinario messaggio di speranza nel potere dell'amore e un invito alla fratellanza e solidarietà fra i popoli, al di là delle differenze etniche e religiose.

 

"La vita è una serie di opportunità, e devi avere il coraggio di afferrarle prima che gli anni ti passino accanto senza lasciare altro che rimpianti."

 


[...] Mi fermo davanti a un piccolo edificio contrassegnato dalla stella di David e dalla parola Synagogue. Allungo una mano tremante per tastare il muro esterno. Mi chiedo quando sia stata costruita e se a un certo punto mia nonna possa avervi pregato. Mentre resto ferma lì, assorta nelle riflessioni sul passato, una fragranza familiare mi riporta di colpo al presente. L'aria è pervasa dal tenue profumo delle burrose tortine Stella, aromatizzate alla cannella e farcite di fichi e prugne, che preparo ogni giorno nella mia pasticceria. Mi giro lentamente e mi ritrovo a fissare la facciata rosso scuro di un negozio con grandi vetrine che traboccano di pane e paste. E' una panetteria-pasticceria. Come attratta da una calamita invisibile, attraverso la strada e varco la soglia. Il negozio è gremito di clienti. A destra c'è un lungo espositore gastronomico con carni e insalate già pronte, a sinistra una serie apparentemente infinita di bagel, cheesecake, tortine, torte e pasticcini, ognuno corredato di cartellino che ne indica il nome in francese e il prezzo in euro. Rimango lì impalata mentre il mio sguardo vaga sul familiare assortimento. Riconosco il cheesecake al limone e uva che è una delle nostre specialità. C'è uno strudel dall'aria delicata che sembra lo stesso che va a ruba nel mio negozio; mi avvicino di un passo e capisco che è praticamente identico: contiene mele, mandorle, uva sultanina, scorze d'arancia candite e cannella. C'è persino un pane di segale preparato con lievito naturale, come quello con cui, due anni fa, ho vinto il primo posto nel sondaggio sul miglior pane della penisola indetto dal «Cape Cod Times». In vetrina sono esposte fette di qualcosa chiamato Ronde des Pavés. Sono abituata a vedere quegli ingredienti dentro singole tortine sormontate da striscioline di pasta che formano una stella, ma mentre mi piego a esaminare le fette vedo che il ripieno è inconfondibile: semi di papavero, mandorle, uva, fichi, prugne e zucchero con cannella. Proprio come le amate tortine Stella di Mamie. «Que puis-je faire pour vous?» chiede una voce acuta dietro di me. [...] Indico esitante una fetta di Ronde des Pavés. Lei fa per incartarmela ma io allungo una mano per fermarla. Mi accorgo che sto tremando quando le tocco il braccio. La donna mi guarda stupita. «Da dove vengono queste ricette?» le chiedo. Si acciglia e assume un'aria diffidente. «Sono vecchie ricette della mia famiglia, madame. Non le riveliamo.» «No, no, non è questo che volevo dire», mi affretto a precisare. «E' solo che ho una pasticceria a casa, nel Massachusetts, e preparo gli stessi dolci. Tutte queste ricette che pensavo appartenessero alla famiglia di mia nonna...» La diffidenza scompare dalla sua espressione, lasciando il posto a un sorriso. «Ah. Sua nonna è polacca? » «No, è nata qui. A Parigi.» La donna inclina la testa di lato. «Ma i suoi genitori venivano dalla Polonia, no?» Si morde il labbro. «Questa pasticceria è stata aperta dai miei bisnonni subito dopo la guerra. Nel 1947. Erano originari della Polonia. Queste ricette risentono dell'influenza dell'Europa orientale.» Annuisco lentamente. «Tutto quello che prepariamo segue la tradition ashkénaze del passato della mia famiglia.» [...] Annuisco e indico la fetta di Ronde des Pavés, che sono sicura avrà lo stesso sapore delle nostre tortine Stella. «Prendo quella, per favore», dico. [...] Mangio la fetta di Ronde des Pavés mentre torno sui miei passi fino all'indirizzo che ho avuto da monsieur Berr. Non è identica alle nostre torte Stella ma ci si avvicina abbastanza. Quelle che preparo io contengono più cannella - Mamie ha sempre adorato la cannella - e hanno la crosta leggermente più densa e burrosa. L'uva sultanina qui è color oro, mentre io uso quella tradizionale, scura. Ma è evidente che le due ricette hanno la stessa origine. [...]


(I brani riportati in corsivo sono tratti da Kristin Harmel, Finché le stelle saranno in cielo, Milano, Garzanti, 2012)

 



PER SAPERNE DI PIù
Suggerimenti di lettura

Sull'Olocausto
Millie Werber e Eve Keller, La sposa di Auschwitz, Roma, Newton Compton, 2013
La vita e l'amore al tempo dei lager. Una storia vera che ha commosso il mondo.

In cucina
Joan Rundo, Shalom Salaam. Feste e ricette dal Medio Oriente, Milano, Terra Santa, 2011
Le tre sezioni in cui è diviso il testo sono dedicate al significato religioso del cibo nell'ebraismo, nell'Islam e nel cristianesimo mediorientale; il volume comprende inoltre un'interessante selezione di ricette.

 



La ricetta; Torta stella

"Quando non riusciva a scorgere le stelle, Rose diceva che aveva bisogno di trovare conforto in qualcosa, così cominciò a metterle sui suoi dolci."

Ingredienti
400 grammi di farina; 1 cucchiaino di sale; 40 grammi di zucchero; 220 grammi di strutto o margarina; 1 uovo sbattuto; 1 cucchiaino di aceto bianco; 2 decilitri d'acqua; 120 grammi di fichi secchi spezzettati; 120 grammi di prugne secche spezzettate; 120 grammi di uva rossa o bianca senza semi affettata;
90 grammi di zucchero di canna; 1 cucchiaino di cannella; 50 grammi di mandorle a lamelle; 1 cucchiaio di semi di papavero; zucchero con cannella per spolverizzare (3 parti di zucchero mescolate con una parte di cannella).

Preparazione
Per preparare la pasta, setacciare insieme farina, sale e zucchero. Usando due coltelli o un robot da cucina incorporarvi lo strutto finché il composto assumerà la consistenza di grosse briciole. Aggiungere uovo, aceto e 4 cucchiai d'acqua e mescolare prima con una forchetta, poi con le mani infarinate, finché l'impasto formerà una palla. Lasciare l'impasto in frigorifero per 10 minuti, poi dividerlo a metà. Stendere una metà formando un cerchio e premerlo in una teglia di 22 centimetri di diametro. Mettere da parte l'altra metà. Preriscaldare il forno a 180 °C. Mescolare fichi, prugne, 60 grammi di uva, zucchero di canna, cannella e una tazza d'acqua in una casseruola pesante. Mescolare su fuoco medio-alto finché lo zucchero non si scioglierà e il composto bollirà. Abbassare il fuoco a medio-basso, coprire e cuocere per 20 minuti. Togliere il coperchio e, mescolando costantemente, cuocere per altri 3-5 minuti finché la maggior parte del liquido evaporerà e il composto assumerà la consistenza di marmellata densa. Togliere dal fuoco. Mentre il ripieno si raffredda, disporre le mandorle in uno strato sottile su una teglia e tostare in forno per 7-9 minuti, finché diventeranno di un marrone dorato. Togliere dal forno le mandorle tostate e incorporarle al composto di frutta. Aggiungere i semi di papavero e l'uva rimasta. Mescolare bene per amalgamare. Versare il composto sulla base già nella teglia. Stendere l'impasto rimasto in un quadrato di 25 centimetri di lato. Tagliare in striscioline larghe poco più di un centimetro e disporle a forma di stella, intrecciandole sopra il composto. Spolverizzare generosamente con zucchero alla cannella. Cuocere per 30 minuti o finché la crosta superiore sarà di un marrone dorato. Togliere dal forno e lasciare raffreddare completamente. Tenere in frigorifero per un massimo di 5 giorni. Servire fredda o a temperatura ambiente.

 



La ricetta: Cheesecake al limone e uva

"Mentre resto ferma lì, assorta nelle riflessioni sul passato, una fra-granza familiare mi riporta di colpo al presente. L'aria è pervasa dal tenue profumo delle burrose tortine Stella, aromatizzate alla cannella e farcite di fichi e prugne, che preparo ogni giorno nella mia pasticceria."

Ingredienti
200 grammi di biscotti secchi sbriciolati; 200 grammi di zucchero; 1 cucchiaino di cannella; 80 grammi di burro fuso; 450 grammi di formaggio cremoso; 6 centilitri di succo d'uva bianca; succo e scorza di un limone; 2 uova.

Preparazione
1) Preriscaldare il forno a 190 °C. Mescolare i biscotti sbriciolati, 100 grammi di zucchero, cannella e burro fuso fino a ottenere un composto omogeneo. Stendere in modo uniforme in una teglia rotonda di 20 centimetri di diametro. 2) Infornare per 6 minuti. Togliere dal forno e lasciare raffreddare. 3) Abbassare il forno a 150 °C. 4) In una terrina media montare il formaggio con le fruste elettriche fino a ottenere una crema morbida. Incorporarvi piano piano i 100 grammi di zucchero rimasti. Aggiungere gradualmente succo d'uva, succo di limone, scorza di limone e uova, e continuare a mescolare fino a ottenere un composto morbido e privo di grumi. 5) Versare il composto sulla crosta ormai fredda. 6) Cuocere per 40 minuti o finché il centro del dolce non tremolerà più.