Il recente rapporto che si è venuto a creare tra le biblioteche dei Castelli Romani e due sistemi bibliotecari calabresi (vibonese e lametino) in funzione di un bando del Ministero dello sviluppo economico che finanzia i trasferimenti di buone pratiche, merita alcune prime riflessioni che riteniamo utili per tutti coloro che sono interessati allo sviluppo dei servizi culturali, in Italia dal Nord al Sud e ritorno.
Il tema del trasferimento di buone pratiche tra pubbliche amministrazioni non è senz'altro nuovo nel nostro Paese, ma ancora una volta - come si sa - ogni esperienza può diventare unica e foriera di innovazione se i protagonisti ci mettono dentro oltre che professionalità , voglia, passione, fiducia nella possibilità di ottenere risultati concreti e misurabili.
Stiamo parlando di un trasferimento di modelli (buone pratiche) che partono da ciò che le biblioteche dei Castelli hanno sperimentato negli ultimi anni, per arrivare in una realtà del meridione d'Italia, comunemente nota per una arretratezza complessiva sul terreno dei servizi pubblici e di quelli culturali nella fattispecie, pur essendo ricchissima di cultura e di capacità di produrne.
La filosofia che sottende a questo trasferimento non è quindi a senso unico. Le biblioteche dei Castelli romani si impegnano in tale direzione con la siddisfazione di chi negli anni è riuscito a costruire qualcosa che ha assunto il valore di "modello" , ma con la consapevolezza di quanto il rapporto con i colleghi calabresi può offrire come arricchimento al bagaglio professionale e culturale di ogni operatore del sistema castellano.
Il trasferimento deve ancora iniziare, ci si sta mettendo d'accordo su quali debbano essere i modelli più performanti per le realtà calabre e su quanto, come e in che tempi lavorare insieme per la loro adattabilità .
La sfida è interessante, è la prima per tutte e due le realtà ; che di sfida si tratti è senza ombra di dubbio, perché questo ulteriore sforzo le biblioteche lo affrontano dentro la burrasca della crisi finanziaria e di liquidità che investe i servizi pubblici locali, dal nord al sud, passando per il centro.
Eppure sta tutta nella vitalità delle biblioteche, che colgono forse oggi più che ieri l'indispensabilità del proprio esistere, la capacità di sfruttare tutte le occasioni che portano a questi servizi, risorse e opportunità di crescita.
Siamo quindi qui a domandarci: un open source come CLAVIS, il software di gestione adottato dai Castelli Romani, quali vantaggi apporterebbe alle biblioteche calabresi e quali possibilità di sviluppo si aprirebbero per il software stesso? E quali opportunità per eventuali società o aziende locali cui si chiedesse di assistere il nuovo corso della rete dei servizi bibliotecari calabri? E ancora, come la linea editoriale Vivavoce, mutatis mutandis, potrebbe diventare uno strumento efficace di valorizzaione dei beni territoriali locali? E come farvi collaborare tutte quelle realtà locali capaci di raccontare la Calabria, le sue ricchezze, i suoi talenti? E poi i servizi di rete, che fanno forti i sistemi e fanno crescere l'offerta culturale, come sostenerne il percorso di avvio ? E via di seguito... una sfida dicevamo perchè niente è dato una volta per tutte, tanto più quando si tratta di cultura, una sfida perché lo stesso processo di trasferimento accelera eventuali esigenze di cambiamento in loco se non addirittura vere e proprie rivoluzioni nell'organizzazione dei servizi, perché tutto ciò accadrà e si dovrà realizzare mantenendo attivi i servizi, lottando contro la scarsità delle risorse e soprattutto contro chi non crede al valore della cultura.