Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Arte e Mestieri

L'antica arte del ricamo rivive sui Colli Albani

Intanto lo aspettava senza annoiarsi,
imperturbabile nel gigantesco compito che si era imposta:
ricamare la tovaglia più grande del mondo.
Aveva cominciato con cani, gatti e farfalle,
ma immediatamente la fantasia si era impossessata del suo ricamo
e a poco a poco era apparso un paradiso di bestie impossibili
che nascevano dal suo ago.

Isabel Allende, La casa degli spiriti

 

Anche i Castelli Romani sono protagonisti di un'arte antichissima e di grande fascino, quella del ricamo. La passione e l'apprendimento si imparano fin da bambine attraverso una tradizione che si tramanda di madri in figlie e che rinnova ad ogni generazione il gusto dello stile e della creazione. Non solo nobili e aristocratiche una volta ricamavano ma anche contadine ed operaie, rubando le ore al riposo notturno, ricamavano nel silenzio della notte i loro corredi ma soprattutto i lavori commissionati da nobili e aristocratici. Ed erano opere preziose e di grande valore che lasciavano sui lini, i cotoni e le tele, fiori, foglie, trine, merletti, fiocchi intessuti e intrecciati con i punti maggiormente usati dalla tradizione regionale e territoriale. Ogni donna poteva vantare di possedere un corredo di tutto riguardo finemente decorato secondo il gusto personale oppure gli abiti dei giorni di festa e quelli tradizionali. Oggi con il diffondersi dell'industria tessile, l'arte del ricamo è divenuta una rarità eppure non finisce mai di meravigliarci la costanza e la pazienza, l'inventiva e la fantasia di quelle donne che ancora vi si dedicano e desta stupore la tenacità e l'entusiasmo che mettono nel tenere in vita una tradizione che altrimenti andrebbe spegnendosi. Fili di tutti i colori allietano e rasserenano la vita di tutti i giorni, aggraziandola con fiori, farfalle, fiocchi e cuori come dettano le leggi della moda.

Da tradizione popolare infatti questa antica arte può trasformarsi in artigianato e lavoro femminile, l'industria della moda e il fashion design mostrano sempre più attenzione a questi manufatti preziosi, unici, originali e di difficilissima esecuzione. Le ricamatrici odierne vogliono sperare che in un prossimo futuro, i grandi brand dell'abbigliamento e le case di moda decidano di investire nell'arte, aprendo così nuove possibilità di lavoro. La tecnica del ricamo è tornata in auge anche perché l'oggetto ricamato a mano richiama altri tempi, altri stili di vita, il gusto per la creazione personale, unica e non seriale. È un tempo dedicato a se stesso quello trascorso nella realizzazione di un lavoro artistico e creativo, sia esso il ricamo o l'intaglio del legno, o la tessitura, o qualsiasi arte che consenta alla persona di esprimere se stessa, il proprio carattere, la propria personalità.

Adesso anche ai Castelli Romani, supportate dall'interesse di quanti appoggiano e sostengono il ricamo, molte scuole, associazioni e laboratori sono diffusi in tutto il territorio. Solo per citarne alcuni:
Nemi è uno dei piccoli e incontaminati paesini dell'area dei Castelli Romani. Leggenda vuole che sia stato, addirittura, il luogo dove Romolo ha avuto i natali. Il paese si trova a picco sul profondo lago di Diana, cratere di vulcano noto per essere stato il luogo del ritrovamento, nel 1927-1932, di due navi romane dell'età dell'imperatore Caligola, poi distrutte da un incendio nel 1944. Sopra una bottega di pizzo, l'insegna recita: "Sogni nelle mani" e qui è lavorato tradizionalmente il tombolo. All'interno le sarte del laboratorio, vere e proprie artigiane del mestiere, vi accolgono con simpatia e vi mostrano come si lavora il pizzo a tombolo. La paternità di questa tecnica di tessitura è rivendicata da più parti d'Italia, ma secondo le ricamatrici di Nemi è da attribuirsi alla Venezia del Trecento avanti Cristo. Oggi è una pratica radicata a Nemi: le sarte realizzano con maestria di uncinetti: vestiti, quadri e persino gioielli, tramandandosi i segreti di famiglia in famiglia.

Lanuvio. Un tempo le donne di Lanuvio si dedicavano all'arte della tessitura e del merletto. Esse, nella scuola pubblica che era retta dalle Suore "Maestre Pie", oltre agli insegnamenti cristiani imparavano le arti manuali. In questo modo potevano più facilmente trovare marito. A Lanuvio vive Maria di Benedetto, maestra merlettaia e grande collezionista di tomboli per la lavorazione del merletto a fuselli. Maria ha realizzato i merletti dei costumi che sono stati realizzati rispettando fedelmente la tela di Tiberio Titi, presentata a palazzo Venezia durante una mostra.

Nettuno - E' rimasto a noi un esemplare di costume popolare di Nettuno appartenente al XIX secolo, il quale ha un merletto a fuselli dorato che orna il giacchino. Anche in altri costumi popolari si trovano merletti che attraversano orizzontalmente le camicie e le maniche. Il costume nettunese, nel 1931, partecipò a Londra al Festival internazionale dei balli folkloristici, aggiudicandosi il primo premio.

È invece attivo ormai da più di due anni il Laboratorio di ricamo e lavori artistici femminili ad Albano Laziale presso l'Associazione culturale onlus "8 Marzo". Frequentatissimo organizza corsi di ricamo durante i quali le partecipanti possono eseguire e apprendere l'arte del punto a giorno, dell'intaglio, dell'hardanger, del punto ombra solo per citare i più famosi. Questi punti hanno fama e storia che si perde nella notte dei tempi e sono conosciuti, tramandati e diffusi dalle donne di tutto il mondo. Perfino le bambine, trovano qui la possibilità di cimentarsi con un'arte antica e speciale. Questo laboratorio ha al suo attivo numerose iniziative come la partecipazione alla manifestazione "Il Ricamo delle Regioni in Mostra", una esposizione di lavori artistici femminili realizzati da socie provenienti dalle regioni italiane che ha offerto una panoramica del ricamo italiano. La mostra ha segnato un momento importante di solidarietà per le donne. Valorizzare la creatività femminile, individuale e di gruppo, è quanto di più si può fare per il recupero e lo sviluppo delle tecniche tradizionali di ricamo legate alla memoria del territorio. Il ricamo deve diventare parte essenziale di un progetto di attenzione che guarda all'eccellenza artistica ed artigiana delle donne per contribuire a dar voce ad una realtà articolata e diffusa, spesso sommessa significativa della realtà femminile, per intervenire sulle tecniche tradizionali legate a specificità culturali dei territori e per quell'ecologia della mente che introduce alla dimensione quotidiana.

Monti Prenestini - Vicinissimo ai Castelli Romani si distingue l'Associazione Culturale "Il Ricamo Prenestino" che nasce con l'intento di far conoscere l'arte del "ricamo" e tutte quelle attività utili per trasmettere le "tradizioni popolari" del paese di Palestrina e a questo proposito. Questa associazione si è incaricata di diffondere a livello Nazionale ed Internazionale il punto Palestrina, incarna l'abilità e la tradizione del "Ricamo Prenestino" impegnandosi al massimo per garantirne la sua sopravvivenza e la sua diffusione. I suoi ricami si rifanno generalmente a soggetti tradizionali e disegni di epoca rinascimentale tramandati nel tempo dalle vecchie alle nuove generazioni di ricamatrici. Le opere, pertanto, rappresentano vere e proprie pagine di storia scritte sul lino con fili colorati. L'eleganza e la perfezione dell'esecuzione fanno dei lavori oggetti preziosi e raffinati in grado di incantare gli amanti della ricercatezza.

 


Centro Italiano Tutela Ricamo

Nasce nel 1998 per raccogliere, conservare e tramandare tutte le conoscenze e le differenti tecniche che compongono l'arte del ricamo. Un patrimonio di competenze che rischia di scomparire o di essere dimenticato perché, seppur tramandato nei secoli da maestro ad allievo, rimane oggi affidato, in molti casi, alla memoria di poche persone.
Salvare e rendere accessibile a tutti questa "memoria storica" ha significato, per il Centro Italiano Tutela Ricamo, riunire in un'unica sede le innumerevoli testimonianze presenti su tutto il territorio nazionale, ponendosi come punto di riferimento e di unione delle Scuole di ricamo, delle Associazioni, dei laboratori artigianali e dei singoli cultori della materia.
Con la sua attività il Centro Italiano Tutela Ricamo promuove la conoscenza di questa nobile arte rivolgendosi al grande pubblico, organizzando mostre ed iniziative nelle quali vengono esposti i manufatti dei tanti soggetti attivi che operano in questo campo. Tali eventi sono occasioni preziose in cui tutti possono ammirare il fasto e la ricchezza di una tradizione artistica senza tempo, che continua ad affascinare e che ha reso il nostro Paese famoso in tutto il mondo. Pubblicazione ufficiale del Centro è la rivista "Ricamo italiano", dove si possono trovare tutte le scuole e i laboratori aderenti al Centro. Il sito web è il seguente www.ricamoitaliano.it

 


Storia del ricamo

Il ricamo è un'attività molto antica. Sebbene i suoi prodotti non siano giunti ai nostri tempi, abbiamo alcuni frammenti risalenti all'antico Egitto. È probabile che quest'arte abbia avuto origine dall'elaborazione di punti utilizzati per l'unione di pelli e poi di teli vegetali, destinati a personaggi di rilievo. Nell'antica Cina, fu un'attività molto fiorente e molto elaborata.
In Europa le tecniche venivano tramandate oralmente e nel tempo si è avuta una graduale perdita di originalità a favore di una più spiccata connotazione locali. I manufatti venivano creati per oggetti di uso quotidiano e soccombevano al logorio del tempo, per cui oggi non rimane traccia della loro esistenza. Possiamo supporre che il ricamo sia una tradizione popolare risalente a tempi remoti, e si sia poi sviluppato come moda inizialmente riservata al ceto più abbiente che poteva permettersi sia la spesa per i materiali sia il tempo necessario per l'esecuzione. È soltanto nel XII secolo però che l'attività dilaga in tutta Europa. Risalgono ai secoli XIII e XIV secolo i più monumentali lavori di ricamo conosciuti, cioè l'arazzeria francese, inglese, tedesca.
In Italia, il ricamo nasce come una delle espressioni della cultura saracena. Non a caso la prima scuola di ricamo ha sede a Palermo e risale ai primi anni del secondo millennio. La scuola italiana, distaccatasi dal gusto orientaleggiante iniziale, pone il centro dell'attività a Firenze e crea dei veri capolavori in tecniche diverse dall'arazzo. A Firenze fu attivo Raffaellino del Garbo, mentre la bottega con più commesse fu quella delle monache, le Murate, in via Ghibellina, che forniva i paramenti ecclesiastici per le maggiori occasioni solenni. La maggior commessa quattrocentesca fu quella per il Battistero, tra il 1466 e il 1480. Vennerono ricamati piviali, dalmatiche e pianete su cui veniva riportata in 26 scene la vita di san Giovanni Battista, realizzate da Paolo da Verona, Coppino di Giovanni da Malines, Piero da Venezia e altre su disegni di Antonio Pollaiuolo.
A Milano, verso la metà del secolo, Filippo Maria Visconti chiamò alla sua corte un artisti fiorentini i e veneziani a lavorare presso di lui, per cui lo stile fiorentino e quello veneziano si incontrarono in decorazioni arabescate di gusto orientaleggiante. Ne sono esempi il paliotto di Varese del 1491 e quello di Santa Maria delle Grazie. Si sviluppa anche il ricamo in bianco, quello a fili contati e il reticello che darà poi origine al merletto classico ad ago e al merletto a filet.
A Roma nel passato per il Vaticano le merlettaie produssero merletti bellissimi e di grandi dimensioni. La maggior parte erano doni da parte di teste coronate ed erano belli al di là di ogni immaginazione. Essi erano costantemente sul mercato; venduti alla morte di qualche cardinale, venivano poi acquistati da nuovi prelati al raggiungimento di un'alta carica religiosa. Nel 1771, una signora descrivendo la cerimonia del lavaggio dei piedi dal Papa durante la settimana Santa scrisse: "uno dei suoi cardinali prese un grembiule bordato di merletto di Mechlin e lo annodò attorno con un nastro bianco alla cintola di Sua Santità. Con questo grembiule che fungeva da protezione si svolse la cerimonia".

 

Per la rubrica Arte e Mestieri - Numero 115 aprile 2013