Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cinema

Fabio Testi ad Albano: I GUAPPI (1974)

"Piazza San Paolo e Piazza Pia sono i set di una drammatica e spettacolare sequenza del bel film di Pasquale Squitieri"

Secondo capitolo della trilogia sulla criminalità organizzata napoletana di Pasquale Squitieri, dopo Camorra (1972) e prima de L'ambizioso (1975), I guappi, ambientato nella Napoli di fine '800, racconta la strana amicizia tra il potente e carismatico boss locale, Don Gaetano (Fabio Testi, in una delle sue migliori interpretazioni), e uno dei tanti scugnizzi senza famiglia cresciuti per strada, Nicola Bellizzi (Franco Nero), che, proprio grazie alla protezione di don Gaetano, diventa prima picciotto onorato e avvocato. Nel film hanno ruoli importanti anche la bellissima donna del capo, Lucia Esposito (Claudia Cardinale), e il laido delegato di polizia Aiossa (Raymond Pellegrin), ex malavitoso, ora dalla parte delle forze dell'ordine.

Il film di Squitieri, che si avvale della collaborazione alla sceneggiatura di Ugo Pirro e Michele Prisco, ha il merito di ricostruire con piglio storico e grande attenzione ai dettagli la fisionomia originaria della camorra, una camorra d'altri tempi, dove il codice d'onore aveva ancora un'importanza fondamentale. Ma più che il documento storico o la preoccupazione realistica, al regista, napoletano di razza, interessa soprattutto la valenza spettacolare e drammaturgica della vicenda e le contraddizioni dei personaggi. Il risultato finale è quello di un melodramma a forti tinte, ricco di effetti folkloristici e popolareschi, dove amore e morte, coraggio e viltà, criminalità e giustizia, miseria e nobiltà, si incontrano e scontrano continuamente.

Se può essere discutibile il messaggio ideologico del film (la criminalità e la camorra, peraltro rappresentate con un certo fascino, sono giustificate dalla latitanza dello stato), I guappi è certamente una delle opere più riuscite di Squitieri proprio per la sapienza con la quale il regista è riuscito a coniugare l'aspetto spettacolare, tipico del suo cinema, con le istanze di impegno sociale e con l'accuraratezza con la quale è rappresentata l'intera società napoletana dell'epoca (dal popolo all'aristocrazia) e non solo la malavita.

Girato quasi interamente a Napoli (tra le location partenopee riconosciamo Castel Sant'Elmo, il Cimitero delle Fontanelle, Palazzo Donn'Anna e le Rampe San Marcellino), il film conta una drammatica sequenza notturna filmata ad Albano Laziale: dopo una riunione del Gran Consiglio della camorra in una chiesa, il destino di Don Gaetano, che rifiuta di obbedire alle leggi dell'"onorata società" per salvare l'amico, è inesorabilemente segnato. Cerca di difendersi coraggiosamente a bordo della sua carrozza, ma viene inseguito e giustiziato senza pietà proprio davanti al sagrado della chiesa. La spettacolare sequenza è interamente girata tra Piazza Pia e Piazza San Paolo: riconosciamo la facciata e la scalinata della Chiesa di San Paolo, intravediamo l'antica Porta San Paolo, l'unica sopravvissuta della vecchia cerchia muraria del paese, e le mura del Collegio del Preziosissimo Sangue; a Piazza Pia sono girate invece alcune scene dell'inseguimento tra le carrozze (si intravede la facciata del Monastero delle Clarisse) e l'esecuzione di Don Gaetano che avviene sullo sfondo del fianco del Duomo.

Per la rubrica Cinema - Numero 111 luglio 2012