Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

If Provincia then

Rocca Priora

"La governace territoriale si dovrebbe basare su un principio chiarissimo: quante responsabilità, tanto potere operativo

Damiano Pucci

"

 

Sembra che la Provincia attuale debba essere sostituita da un ente territorialmente più circoscritto e con un numero di comuni ridotto rispetto ad oggi, con riferimento ad aree "omogenee", ad aree cioè che hanno comuni radici culturali, geografiche, storiche, economiche. L'area dei Castelli Romani è un'area "omogenea"? e se è così, quali sono gli elementi che caratterizzano questa "omogeneità"?
Noi abbiamo una questione importante legata all'abolizione delle Provincie, connessa con i livelli di governance. Il primo problema che mi pongo come amministratore locale, è quello legato a una disparità di trattamento, soprattutto nella Provincia di Roma. Un piccolo esempio: i decreti per Roma capitale sono stati il primissimo atto del governo entrante. Questi decreti caratterizzano la presenza di Roma all'interno di un tessuto geografico, politico, istituzionale, dando una configurazione forte a Roma. Ma intorno a Roma cosa c'è, se dobbiamo fare a meno di enti di primo livello, cioè di enti con organi democraticamente eletti come la provincia di Roma? Si tratta di enti che comunque assolvono funzioni importantissime per il no-stro territorio... mi viene in mente la scuola, l'ambiente... e queste funzioni devono rias-segnate..., mi sembra di capire, alle Regioni... che poi saranno ridecentrate per aree geo-grafiche omogenee... e come? facendo riferimento alle aree delle precedenti Province, ridisegnate però come enti di se-condo livello, con competenze e poteri molto indeboliti... Se si pensa al fatto che la provincia dovrebbe diventare un ente di secondo livello con un consiglio rappresentato da dieci consiglieri eletti dai consigli comunali, questo dà il senso che andiamo verso un azzeramento completo dei poteri, con un problema di assetto istituzionale, per di più in una zona che da anni parla di area metropolitana e dove per i comuni si profila la decisione se aderire o no a Roma capitale! Mi sembra riduttivo. L'alternativa dovrebbe essere quella della riorganizzazione dei territori, della capacità crea-tiva e inventiva che i singoli territori sono capaci esprimere. L'area dei Castelli Romani è un'area omogenea geograficamente, ma con caratteristiche e peculiarità diverse all'interno di quella che è la caldera del Vulcano laziale. Per esempio, Rocca Priora ha caratteristiche diverse da Marino o da Lanuvio... però, come area, mi sento di dire che i Castelli Romani rappresentano un unicum con una identità molto forte, sul cui si può puntare per costruire quel tipo di percorso che prima prefiguravo: la riorganizzazione dei territori e l'espressione della loro originalità.

Quindi l'elemento maggiormente caratterizzante questo territorio è quello geografico, orografico?
Geografico ma anche storico, economico, ecc. I Castelli sono un insieme omogeneo: quando si è cercato di costruire qualcosa di sovracomunale, c'è sempre stato dialogo... ne sono esempio il Sistema Bibliotecario Castelli Romani, il Parco dei Castelli, la Comunità montana, ma anche i distretti socio-sanitari.

La cultura è un elemento caratterizzante di questa omogeneità? Esiste un sostrato culturale comune che contraddistingue questa area?
Io penso di sì, la cultura è il punto di partenza per poter fare un certo tipo di discorso anche legato alla riorganizzazione della governance. E' chiaro che andiamo incontro a dinamiche che fanno riferimento al macro, alla globalizzazione, ma forse il solo elemento "cultura" potrebbe non bastare per determinare una riorganizzazione complessiva. Noi parliamo di Provincia e questa ha un territorio molto vasto, poi la Provincia è un soggetto istituzionale che preesiste alle stesse Regioni, è vero che la Regione ha un'identità costituzionale ma l'eredità napoleonica sono le Province e poi le prefetture.

A proposito di governance, i Castelli Romani hanno sicuramente problemi "di area", problemi comuni, come la sanità, la viabilità, i trasporti, l'urba-nizzazione, l'urbanistica e i piani regolatori. Sarebbe auspicabile che questi problemi "di area" fossero coordinati e gestiti da un ente sovraordinato rispetto ai singoli comuni?
I territori si devono organizzare e si deve trovare una risposta chiara all'assenza di un tale organo istituzionale per gestire tutti i problemi che dicevamo: la viabilità, i trasporti, l'urbanizzazione, la mobilità, l'ambiente, la tutela della salute. Allora i problemi stessi danno il senso dell'omogeneità, i comuni guardano agli stessi problemi da un unico punto di vista.

Quando parlo di cultura non mi riferisco solo alla salvaguardia e al recupero delle nostre identità passate o delle nostre memorie, ma anche alla capacità di elaborare idee, strategie e progetti per la soluzione dei problemi che abbiamo di fonte. Se abbiamo tanti problemi da risolvere probabilmente c'è tanto bisogno di cultura, di idee. È d'accordo?
Assolutamente sì. Il laboratorio di idee che può affrontare in maniera energica ed efficace le problematiche delle nostre comunità deve assolutamente spostarsi a un livello più alto che non deve essere semplicemente un secondo livello, ma deve essere un livello decisionale vero, un livello istituzionale vero, che ci consenta di dare le risposte concrete ed operative di cui c'è bisogno.

Pensiamo al turismo, uno dei settori forse meno gestiti in termini "di area", sistemica...
Questa idea era stata alla base dei patti territoriali, strumenti di natura urbanistica che consentivano di fare considerazioni di area vasta, ma poi non sono stati veramente utilizzati.

Secondo lei quali poteri dovrebbero essere attribuiti a un ente sovraordinato rispetto ai comuni? Le esperienze fatte finora non sono state del tutto felici. Come dovrebbe essere strutturata la governance per rispondere efficacemente alle esigenze?
Si dovrebbe basare su un principio chiarissimo: quante responsabilità, tanto potere operativo. Spesso e volentieri le comunità locali si sobbarcano responsabilità forti ma non sono dotate dei poteri che servono per dare risposte efficaci. A quel punto, a tanta responsabilità attribuita dalla normativa nazionale, deve corrispondere il potere di far fronte operativamente a queste responsabi-lità. Spesso e volentieri le amministrazioni locali si trovano di fronte al grande peso della responsabilità, alla scarsa capacità di dare con le nostre sole risorse delle risposte. Questa è una debolezza degli enti locali... se ci fosse un livello in cui questa operatività fosse assicurata probabilmente riusciremmo a dare più risposte.

Ci vuole allora un ente sovraordinato che abbia competenze e poteri necessari ma che abbia anche la capacità decisionale adeguata ai poteri attribuiti...
Assolutamente sì. Altrimenti è ai comuni che deve tornare questo potere operativo. È au-spicabile che si riesca a trovare questo livello di governance comune, altrimenti i comuni non possono rimanere con questa capacità operativa molto limitata rispetto alle responsabilità e alle necessità presenti. Un problema enorme se poi venisse a mancare un ente come quello della Provincia. La soluzione potrebbe essere questa: o si crea un soggetto comprensoriale forte o bisogna rivedere i poteri di cui debbono disporre le amministrazioni locali.

C'è poi il problema dei problemi: il rapporto con Roma, che sempre stato molto complesso, dal quale, secondo molti, può derivare la perdita stessa della identità propria dei Castelli Romani. Come affrontarlo?
Roma è per noi una grande risorsa, una grande possibilità di sviluppo, anche turisticamente parlando. La nostra specificità, la nostra peculiarità è data anche dalla vicinanza con la capitale, da cui dobbiamo cercare di cogliere il massimo delle opportunità. E' un fatto che l'incremento demografico, sempre costante, e dovuto alle condizioni di vita più umane dei Castelli Romani. Il peso a livello di servizi deve tenere presente questo dato. C'è il bisogno delle comunità di autodeterminarsi ma c'è anche una dinamica che va oltre le singole esigenze dei comuni. Va trovato quindi un equilibrio.
Il soggetto Castelli Romani deve attivare tutte le sue energie perché Roma resti una grande risorsa ma deve anche promuovere questa macroarea, che ha notevoli possibilità di sviluppo. Deve trovare la capacità di elaborare analisi, progetti e piani operativi che portino alla luce tutti i problemi esistenti. Pensare a Roma capitale e non pensare ad un'area come i Castelli Romani che è direttamente influenzata e condizionata da questa vicinanza con Roma, è un modo parziale di affrontare il problema. Non si può pensare di lasciare in un limbo istituzionale tutte le realtà limitrofe.

 

Per la rubrica If Provincia then - Numero 110 maggio 2012