Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

If Provincia then

Rocca di Papa

"...S arebbe necessario un organismo che coordini e che si preoccupi insieme ai sindaci dello sviluppo, della promozione, della crescita

Pasquale Boccia
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Si parla di abolizione delle Provincie e di soluzioni che ricordano i "distretti culturali". Si parla di enti alternativi, chiamati a gestire problematiche riferite ad "aree omogenee", sul piano territoriale, culturale ed economico... La domanda allora è: l'area dei Castelli Romani è un'area omogenea? E quali sono gli elementi di omogeneità di questa area?
Farei una distinzione preliminare: esiste un nucleo di città, di comuni, che rappresentano il territorio dei Castelli Romani e poi c'è un altro gruppo di città che si identifica con il distretto sanitario locale, e sono ventuno comuni. Se parliamo del primo nucleo, riconducibile solo a un numero ristretto di città, ne riconosciamo la "omogeneità", se invece parliamo del distretto sanitario, parliamo di ventuno comuni che presentano marcate diversità. Riguardo al nostro nucleo, i Castelli Romani, ho sempre pensato al territorio come avente un rapporto stretto tra una città e l'altra... abbiamo elementi che ci uni-scono importanti e danno identità ai Castelli Romani: l'unità è ben rappresentata dal comune più alto dei Castelli Romani, la nostra Rocca di Papa! ... poi gli elementi sono legati all'ambiente, al bosco, al patrimonio, al lago, alle eccellenze culturali, l'archeologia, l'arte, la religiosità, le chiese, le abbazie. Siamo tutti comuni che vivono sull'area del Vulcano laziale, abbiamo la "cultura del fuoco". C'è un legame culturale forte all'interno delle comunità... quello che invece non si evince è il legame dei comuni nell'organizzazione dei servizi.

Esiste dunque una identità culturale dell'area dei Castelli Romani data da fattori morfologici, geografici, storici, culturali... È auspicabile allora che esi-sta un organismo, di secondo livello rispetto ai comuni, che affronti i pro-blemi dell'area? Finora non c'è stata una gestione globale dei problemi, non c'è stata molta concertazione, a livello di area...
Abbiamo detto in tanti convegni che esiste questo elemento negativo, che sono i tavoli sono troppi e diversi. In realtà si parla del nostro territorio da diversi punti di vista, ma troppo spesso un comune non dialoga con l'altro. Questa è una grande criticità e un grande limite. Si parla del Parco dei Castelli Romani, si parla della Comunità montana, si parla di una Agenzia di promozione turistica, delle Ville Tuscolane, di enti per lo sviluppo della formazione e della scuola... Certo, sarebbe necessario un organismo che coordini e che si preoccupi insieme ai sindaci dello sviluppo, della promozione, della crescita, ma questi sono
aspetti che richiedono una presa di coscienza, una elaborazione culturale, la crescita di una mentalità nuova... sì, senso dell'appartenenza, uscendo dal proprio confine e dialogando con gli altri per arrivare con questa realtà sovra comunale, a coordinare i trasporti, la rete scolastica, la sanità.

Sono molte le problematiche comuni che dovrebbero essere gestite da un ente sovraordinato...
Parliamo di trasporti. Abbiamo un'azienda regionale che fa il trasporto pubblico ed è il Cotral. In realtà dai comuni si va a Roma, ma si deve andare anche da un comune all'altro! Poi ci sono i trasporti locali, la rete interna ai territori comunali, per i quali vengono dati pochissimi finanziamenti... si dovrebbe invece soddisfare il fabbisogno e incoraggiare l'uso del trasporto pubblico, piuttosto che l'uso dell'auto. La cosa assurda è che ogni comune pensa al suo perimetro, al suo territorio. Sarebbe importante se un livello superiore pensasse a mettere insieme i fondi dei vari comuni per creare una rete tra un comune e l'altro, mettendo le reti locali a supporto della rete regionale, integrate con i comuni vicini... Poi potremmo parlare anche di cultura, dovremmo riu-scire a mettere a disposizione i gioielli di ogni città e attraverso un livello sovracomunale riuscire a fare una vera e concreta promozione. Sono stato sempre contrario al concetto di "Ville Tuscolane" perché dovremmo parlare in toto delle Ville di tutti i comuni dei Castelli Romani, altrimenti il discorso è limitativo.

Parlare di "cultura" può voler dire riferirsi al patrimonio di beni storici, archeologici e artistici di cui i Castelli Romani sono ricchi, o anche alla produzione e alla elaborazione del pensiero, delle idee, delle linee strategiche necessarie per la realizzazione degli obiettivi. Lei pensa che si debba cominciare a elaborare qualche idea sul futuro dei Castelli Romani? Che si debba cominciare a parlare di "sistema", di "rete"?
Solo a Rocca di Papa abbiamo oltre trenta siti archeologici: abbiamo beni straordinari dal punto di vista artistico, beni archeologici, beni ambientali... e abbiamo anche idee. In ogni città dei Castelli Romani c'è gusto per l'arte, abbiamo artisti, pittori, anche autodidatti, cresciuti nelle piccole botteghe del centro storico; ricordo il nostro Miro Fondi, che aveva avuto il dono particolare dell'arte pittorica, e lui nella sua semplicità aveva messo in piedi, in una cantina, una scuola di pittura, un laboratorio: tanti pittori sono stati alla sua scuola, si sono formati da lui, così anche tanti scrittori e poeti. Lo scambio culturale tra comuni è importante ma occorre far emergere il bello che sta nelle nostre città, farlo crescere, ma senza esagerare perché per voler mettere tutto in rete, spesso si sono create delle strutture, anche pesanti, che hanno avuto bisogno di risorse che oggi non possiamo garantire, quindi insi-sterei su strutture snelle e poco dispendiose. Il tentativo è stato quello di mettere in piedi delle strutture apicali, che dovevano essere rete o sistema, ma che erano state messe in piedi solo per sistemare il politico di turno. Oggi il governo sta pensando di fare cassa, di tagliare i rami secchi... un'opera meritoria che andava fatta già molti anni fa...

Parliamo del nostro rapporto con Roma, che non sempre è stato felice. Nell'ultimo decennio la popolazione dei Castelli Romani è quadruplicata... I Castelli Romani contano ormai circa 530 mila abitanti, con tutto quello che questo comporta. Dal rapporto con Roma non si può prescindere, ma come dobbiamo gestire questo rapporto?
Anzitutto non perdendo la nostra identità e la nostra autonomia, anche se si sta parlando da anni di città metropolitana...
Sono d'accordo che a Roma deve essere riconosciuto questo speciale status di città metropolitana da parte del governo nazionale, ma questo non può risolversi in un atteggiamento o una azione lesiva nei confronti dei nostri paesi, del nostro territorio... non può la città di Roma scaricare su di noi i problemi... come nel caso del campo nomadi a Ciampino, nel caso della sanità, che vede buona parte degli abitanti dei quartieri di Roma venire negli ospedali dei Castelli Romani. Allora se il rapporto è questo, è un rapporto falsato... noi dobbiamo avere un rapporto di complementarietà, di integrazione. La vicinanza deve essere un valore per noi. Mi domando sempre: come possiamo raggiungere e fare arrivare nei Castelli Romani i milioni e milioni di turisti che vengono in visita a Roma? Noi ai Castelli Romani abbiamo il 2,5 per cento di pernottamento... è un dato preoccupante dal punto di vista della crescita economica del territorio, è un grosso problema. Dobbiamo susci-tare un dibattito tra le classi dirigenti dei comuni dei Castelli Romani, che definisca iniziative concrete e non che non si fermi all'analisi: servono leggi per la prevenzione e la salvaguardia del territorio, per la formazione e l'educazione dei cittadini.

 

Per la rubrica If Provincia then - Numero 110 maggio 2012