Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Enogastronomia

Corsi di degustazione Vini come svolgerli nel modo migliore

L'apprendimento è relativo alla cultura del discente, intesa sia in senso ampio sia in senso specifico.
Per lo psicologo Ernest Hiligard l'apprendimento è un processo intellettivo con il quale l'essere umano "acquisisce" conoscenze che poi impiegherà per organizzare e strutturare il proprio comportamento in modo permanente.
Nell'apprendimento degli "adulti" rilevante importanza ha la sfera psicologica (autonomia e responsabilità decisionale e comportamentale, sviluppo di un concetto di sé) e l'organizzazione della conoscenza.
Chi si occupa di formazione deve attivare metodi in progressione (dal più semplice al più completo).
Nel campo della degustazione dei vini il fattore dominante è l'analisi sensoriale. Analisi che in un primo momento, per facilitarne l'apprendimento, può essere svolta in modo sommario (anche se attento). E' sufficiente, in questo caso, mettere in ordine i quattro elementi fondamentali della degustazione (limpidezza, colore, odore, sapore) e cercare di fornire alcune brevi risposte.
In altre parole può essere usato, inizialmente, il metodo sintetico e non quello analitico. Sarà cura del docente, durante la fase dell'organizzazione della conoscenza, passare in modo graduale anche attraverso il feedback, alla spiegazione di elementi tecnici più complessi, completi e analitici.
Utile diventa in questi momenti, per ottimizzare i risultati, l'esercizio della ripetizione. Esercizio che può interessare un solo discente o l'intero gruppo dei partecipanti.
Un ulteriore principio, come sopra accennato, è il feedback cognitivo, un processo utile per verificare la correttezza dell'apprendimento e per effettuare eventuali correzioni.
Tra gli altri principi importanti troviamo le abilità del discente. Occorre mettere in atto schemi ed esercizi per i discenti meno abili e viceversa schemi ed esercizi di altro tipo per quelli più abili.
Si potrebbe, ad esempio, far riconoscere in un primo rapporto di studio agli allievi meno abili solo gli odori e i profumi comuni dei vini in esame, per passare poi gradatamente a compiti più difficili.
Dobbiamo tenere presente, tuttavia, un altro importante fattore: medesime sensazioni oggettive possono portare i discenti a motivazioni diverse. Tra i discenti, infatti, ci può essere chi è più interessato alla socializzazione e chi, invece, ai risultati. Chi, ad esempio, partecipa ad un corso di degustazione vini spinto soprattutto dallo scopo di socializzare, chi invece desidera in primo luogo apprendere a degustare e a relazionare sui risultati. Per raggiungere l'obiettivo prefissato diventa, quindi, di sostanziale importanza che il gruppo acquisisca quanto prima un comune denominatore d'interesse. Sarà cura del docente far comprendere al gruppo questo fondamentale elemento. Il docente potrà, allo scopo, utilizzare alcune delle metodologie già accennate e nello stesso tempo spronare i discenti ad individuare i comuni motivi che li hanno condotti a frequentare un corso di degustazione vini.

I motivi della degustazione dei vini. Perché si degusta un vino?

Il motivo, a volte, può essere solo uno come, ad esempio, la ricerca ottimale di abbinamento cibo-vino, oppure il piacere edonistico. Spesso i motivi sono molteplici.
Dei vari motivi elencati nella tabella sottostante (per gentile concessione Sea sas, Marino, Roma) almeno due possiamo considerali, in base alla nostra esperienza, di comune interesse per un gruppo di adulti: la valutazione della qualità dei vini e la descrizione delle caratteristiche con termini adeguati.
Rappresentano, questi due motivi, un primo sicuro approccio al comune denominatore d'interesse perché stimolano l'adulto ad apprendere con entusiasmo per dissertare, poi, di vino in modo appropriato. L'adulto potrà così evidenziare, anche con un certo orgoglio, agli altri, alla società, al "mondo intero", il proprio "sapere".
Il docente dovrà, tuttavia, porre attenzione a non creare degustatori "superbi" o peggio ancora "saccenti".Altro principio da non sottovalutare per il raggiungimento dell'obiettivo è quello dell'atmosfera che si crea nel gruppo, come la competizione e la cooperazione.
L'ambiente formativo è sì autonomo ma non può non confrontarsi con la realtà esterna e con tutto il contesto educativo e pedagogico. Nel progetto didattico la comunicazione, poi, occupa un ruolo preminente.
In altri termini l'ambiente formativo deve essere dotato di nuovi media e di nuove tecnologie, con nuovi strumenti di comunicazione e nuovi codici espressivi.
Una precisazione è d'obbligo. Gli strumenti tecnologici non sostituiscono né il docente né l'insegnamento. E solo immetterli nell'ambiente formativo non è sufficiente per migliorare l'apprendimento o i processi di istruzione o di formazione. Occorre porre al centro, conservandone la memoria, la valutazione delle tipologie dell'apprendimento e le dinamiche cognitive utilizzate.

(continua)

Per la rubrica Enogastronomia - Numero 109 marzo 2012