
Intervista a Marina Funghi, ideatrice e proprietaria dal 1983 della Boutique d'arte L'Arternativa di Marino.
Cosa ti ha spinto a farti “imprenditrice di te stessa”?
Ero molto giovane, appena diplomata all'Accademia di Belle Arti di Roma con specializzazione in pittura. Era un periodo di grande boom nelle attività artigianali, specie femminili, iniziato dal ‘74/'75 (postfemminismo). Il settore era in espansione, nascevano con grande successo molte attività di quel tipo: dai negozi di borse in cuoio fatte a mano alle attività di tessitura, di oreficeria artigianale… E le donne avevano una grande spinta a misurarsi con se stesse e con la propria abilità artistica.
La tua attività si è evoluta nel tempo, visto che operi da ormai 23 anni in questo settore?
Ho cominciato dall'oggettistica, l'artigianato puro; in quel periodo – come ti dicevo - era un settore in cui si credeva molto. E poi non c'era la concorrenza che c'è oggi nel campo della manifattura, con l'apertura dei grandi mercati internazionali. Ci si sentiva e ci si poteva sentire “originali” nel proprio genere. Dipingevo a mano su molti materiali, dalla “classica” tela (quadri) alla ceramica, alla porcellana, al vetro, al legno, alla stoffa. Oggi, sia per la concorrenza delle cineserie a prezzi davvero concorrenziali (il che sta determinando anche un abbassamento generalizzato del “gusto” per il manufatto) che per la grande diffusione, specie in questi ultimi due-tre anni, delle tecniche “fai da te” (decoupage, candele, ceramica), ho aggiustato il tiro e sono tornata “all'origine” (pittura in senso stretto: olio, acquarello), da un lato alzando il livello dei miei oggetti d'arte e orientandomi verso settori più particolari e “difficili” (il ritratto, le vetrate artistiche, il trompe l'oeil…) - quindi diminuendo la produzione e aumentandone la qualità - dall'altro dedicandomi sempre di più all'insegnamento della pittura. Tengo diversi corsi, sia nella mia bottega che presso biblioteche e scuole, e l'insegnamento mi dà molta soddisfazione e mi appassiona.
Come il femminile ha connotato e connota il settore di cui ti occupi?
Sicuramente la decorazione e l'oggettistica, rientrando nel settore dell'arredamento, e richiedendo una sensibilità particolare, hanno molto a che fare con il femminile, sia per il gusto di chi le fa che per la scelta di chi le acquista. Non che gli uomini non abbiano buon gusto; ma sicuramente eccellono di più nella lavorazione dell'“oggetto” in se stesso che nella decorazione. Dal punto di vista dei rapporti con i clienti, credo che il fatto di essere donna mi abbia aiutato, sia perché una donna ha una sensibilità più spiccata nel capire ciò che il cliente vuole, sia perché sono soprattutto donne (almeno un 70%) ad acquistare manufatti d'arte, per abbellire la propria casa, o perché sono loro che in genere si occupano di acquistare un regalo di un certo tipo.
Perché “aprire”a Marino? E oggi puoi dire se ha avuto ed ha un ruolo, nella tua attività, il fatto di svolgerla nel territorio dei Castelli?
Perché era ed è il mio paese, e poi perché avevo la possibilità di disporre di un locale di una persona di famiglia (una ex cantina), in buona posizione sul Corso principale. Certo che ha avuto ed ha un ruolo operare nei Castelli Romani, innanzitutto per l'aiuto che mi ha dato, soprattutto all'inizio, la minore concorrenza che c'era sul territorio in questo settore, e anche per la spinta che ne ho tratto ad innovare, a sentirmi originale e creatrice di qualcosa di nuovo, di unico. Oggi, il bello di lavorare qui (e non cambierei i Castelli con Roma) è che noi operatori del settore ci conosciamo un po' tutti, spesso collaboriamo, ci specializziamo ognuno in un ambito. E poi perché il passaparola, il fatto che i clienti stessi girino in tutto il territorio, stimola, indirizza, e dà la possibilità a te come persona (e non solo come commerciante e artigiana) di essere conosciuta e apprezzata per quello che vali. Vent'anni fa forse c'era ai Castelli, rispetto alle grandi città, una certa “chiusura” nella mentalità delle persone, per cui all'inizio si faceva un po' fatica ad accettare il “nuovo”. Oggi è diverso, si gira e si conosce di più, mentre la produzione - fortunatamente - nei nostri paesi è qualitativamente migliore perché non c'è ancora, come nelle grandi città, quella serializzazione che spersonalizza e rende gli oggetti tutti uguali, e noi dobbiamo fare in modo che questo non si perda.
Le nuove tecnologie, i nuovi sistemi di comunicazione contano oggi nella tua attività?
Certo. Le tecniche artistiche di base sono quelle di mille anni fa, ma le nuove tecnologie facilitano il lavoro, e anche i rapporti con la clientela. Il cellulare, ad esempio, mi ha dato la possibilità di svincolarmi sempre di più dallo stretto orario di “negozio” - il che, essendo una donna con una famiglia da seguire, aiuta molto – applicando orari più “elastici” senza perdere clienti e potendo ricevere ordinazioni di lavori e richieste di informazione in qualunque momento, e anche di allontanarmi “fisicamente” dalla bottega per andare ad impartire lezioni di pittura altrove. Le nuove tecnologie aiutano poi anche nello stretto campo della decorazione (ci sono programmi per il computer che aiutano a realizzare diverse tecniche decorative, ad esempio i trompe l'oeil), oltre che in quello dell'organizzazione del lavoro, della contabilità… Internet ancora di più: se avessi un sito, di sicuro, avrei commesse dall'estero; ma per questo non mi ci “arrischio”: non ce la farei a star dietro alle richieste, dovrei dire troppi no, e di lavoro, per fortuna, ce n'è ancora parecchio così…