Il Premio, quest'anno all'insegna del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, è organizzato dall'Associazione Frascati Poesia con il Comune di Frascati Assessorato alle Politiche Culturali, Fondazione Roma Terzo Settore, Comunità Montana "Monte S. Croce", Comune di Galluccio, Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Lazio - Assessorato alla Cultura, Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali.
Possono partecipare libri di poesia in lingua italiana editi in Italia da Gennaio 2009 a Maggio 2011. Non sono ammesse opere stampate in proprio o presso tipografie. La giuria del Premio assegnerà inoltre il Premio "Italo Alighiero Chiusano" ad una figura di chiara fama che si sia distinta nel mondo della cultura letteraria contemporanea.
Per tutte le info e l'invio delle opere:
Associazione "Frascati Poesia" - Via Matteotti 32 - Frascati - 069420288
frascatipoesia@comune.frascati.rm.it http://frascatipoesia.it
Entro il: 10 Giugno 2011
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Antonio Seccareccia, il poeta del Premio "Frascati Poesia"
Un ricordo di Natale Sciara
Antonio Seccareccia lo conobbi all'osteria San Martino al vicolo, un localino di Frascati dove ci incontravamo per leggere i nostri scritti consumando qualche dolcetto locale accompagnato dal "cannellino", e in una di quelle occasioni, ci scambiammo anche le nostre raccolte poetiche. Lui oltre che darmi copia del suo volumetto dal titolo "La memoria ferita" mi donò anche una sua recente composizione ancora inedita. Ma di Antonio Seccareccia avevo sentito parlare soprattutto come l'organizzatore del "Premio Frascati Poesia", oltre che per lo spessore di poeta, e poi quando egli in passato gestiva la libreria sita sotto la galleria adiacente a Piazza San Pietro, ogni tanto quando capitavo a Frascati, avevo comprato da lui anche dei libri. Quando ci conoscemmo, la Rassegna dei martedì Pro-Loco da me ideata e curata - a Ciampino - già si svolgeva da qualche anno ed egli incominciò a frequentarla in compagnia di Riccardo Agrusti, tanto che la sera che morì egli era stato ospite della saletta Pro-Loco che allora era sita in Via 4 Novembre per l'incontro programmato, e avevamo anche progettato, per la stagione culturale successiva, di dedicare una serata al poeta Giorgio Vicolo da lui amato e che aveva conosciuto in vita. Era sereno Antonio quel pomeriggio di maggio, e ricordo anche che scherzavamo allegramente. Fu il giorno successivo che ci giunse la notizia della sua scomparsa per un infarto improvviso, e due giorni dopo ci ritrovammo, un gruppo di amici della poesia, raccolti nella chiesa di San Pietro per i suoi funerali. È stata poi Eliana Rossi, anche lei facente parte del nostro "giro" della cultura, a spingermi a contattare Rita Seccareccia, la figlia di Antonio, che nel frattempo aveva assunto il ruolo del padre nell'organizzazione del Premio Frascati. Da allora è nata una proficua collaborazione con il premio, del quale Rita è l'anima e il motore, che ci ha portato alla realizzazione di molte serate nell'ambito della Rassegna "Colloqui sulla Contemporaneità " dei martedì Pro-Loco, dedicate a poeti e scrittori legati al Premio. Nel contempo, ho potuto leggere ed apprezzare oltre quella che è considerata la maggiore raccolta poetica di Antonio Seccareccia, e cioè "La memoria ferita", ripubblicata aggiornata di altre composizioni - le altre sillogi poetiche precedenti - dalla figlia Rita. Una poesia, quella di Antonio Seccareccia, che con il tracciare il percorso autobiografico dell'autore nelle tappe fondamentali che lo hanno caratterizzato, ci fa conoscere il mondo contadino del sud della nostra penisola, un mondo fatto di duro lavoro e miseria, prima della meccanizzazione dell'agricoltura. Ma c'è nostalgia per quel mondo e con la nostalgia torna "la memoria ferita" per esso. Una nostalgia, la sua, non derivata dal passaggio dall'Italia contadina a quella industriale, consumistica a tecnologia avanzata, ma alimentata dal rimpianto di aver lasciato il mondo agreste fatto di abitudini legate alla terra per quelle della vita di città : «Ero piu' felice da contadino / perché almeno mi stendevo per terra / e dormivo senza pensieri». È un canto a volte dolente quello del Nostro, pacato e sommesso, che sgorga limpido dalla sua anima meridionale di poeta autentico dalla voce originale. Seccareccia, sostanzialmente, è il testimone di un'Italia contadina alla quale rimane sentimentalmente legato e radicato. Egli appartiene infatti a quella generazione che ha affrontato la guerra e gli anni della ricostruzione per poi sperimentare anche la società consumista ed edonista che però non sembra averlo scalfito, o quantomeno non essere entrata nel suo mondo poetico.
Nella sua produzione vi sono però momenti lirici molto intensi, ispirati a paesaggi e a momenti particolari del vivere, come pure ai luoghi che hanno colpito la sua sensibilità e fantasia, ai poeti da lui frequentati, e poi ancora c'è l'uomo degli affetti, intimo e religiosamente mesto, e quello amante la natura e la poesia.
Poeta non molto prolifico, è però anche autore di due libri di narrativa: una raccolta di quattro racconti ambientati in Grecia durante la 2ª Guerra Mondiale, "Le Isolane", e un romanzo, pubblicato postumo, anch'esso sostanzialmente autobiografico, dal titolo "Partenza in una mattino freddo", entrambi scritti con lo stile chiaro e coinvolgente che lo distingue come poeta; ma so che esistono altri inediti...