Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Eventi

Nel cuore dei giovani una poesia…

Il premio di poesia Diana Nemorensis , organizzato dall'associazione culturale AENEAS, in collaborazione con il Comune di Nemi, è alla seconda edizione. Dedicato ai giovani e con una giuria di giovani poeti, scrittori ed intellettuali, si propone questo anno in una nuova veste, come un invito alle nuove generazioni ad affacciarsi con entusiasmo e serietà al mondo della creazione poetica, uno stimolo a avvicinarsi ad un genere letterario che da secoli ha arricchito con le sue parole la nostra cultura. Una scelta suggerita dal momento storico che viviamo, un complesso coacervo di spinte alla disillusione, alla tristezza, alla fuga da una realtà senza ideali, nobiltà e sogni.
Perché parlare di poesia a Nemi, perché con i giovani? Nemi è fra i paesi dei Castelli quello che conserva maggiormente il fascino di una discreta e solitaria atmosfera suggestiva, nel legame con il passato e il paesaggio: nei giorni di sole dal centro del paese lo sguardo si riempie di meraviglia. Le pietre del castello, i colori caldi delle campagne, vicini riflessi di luce e di verde nello specchio del lago e in lontananza una brillantezza inaspettata ..il mare. Un orizzonte che insegue un altro orizzonte, una linea lontana senza confini, che sfuma nel cielo. A volte i pensieri nascono nel silenzio dell'incanto della natura a ricordarci la nostra appartenenza ad essa, ma spaziano con la nostra necessità a percepire l'immenso. Una immanenza buona, nella nostra fisicità di animali con un'"anima" e la spinta alla trascendenza, alla spiritualità.
Suggestioni inconsuete sono percepibili nel simbolismo dell'evoluzione della specie umana, questo essere così complesso sembra sia transitato dal suo vivere con lo sguardo rivolto alla terra all'elevarsi a guardare il cielo, incantato dal suo mistero, perso nella profondità del suo essere, in cammino da secoli, con l'evoluzione del pensiero, a cercare risposte alle domande sul significato del suo esistere.
Un viaggiatore nella notte buia del tempo: umano, nella sua fragilità, gigante nei suoi sogni, in balia delle sue passioni, incalzato dalla consapevolezza che quel suo viaggio meraviglioso avrà una fine, preda di una feroce nostalgia per le cose che finiscono, innamorato senza speranza della vita.
Ma la vita ha significato nel continuare se stessa, sopravvive di noi un delicato filo di eternità nell'arte, nella profonda emozione che prova l'uomo davanti all'incanto di una creazione artistica, che si rinnova immutata nel tempo.
Nella poesia il richiamo è immediato attraverso la parola, questo mezzo che ci "illude" di poter avvicinare l'altro è comunque la chiave per accedere alla stanza della nostra interiorità. Il contatto con l'intensità del nostro sentire ha un linguaggio diverso, un logos che entra in risonanza con le corde del cuore, che suggerisce più che chiarire, che immagina più che descrivere, che incanta più che convincere, che accende...vivifica. L'espressione della profondità del nostro sé ha bisogno della poesia, dei suoi miti, delle sue metafore, della innocente incongruenza delle sue parole, della libertà, la libertà dei e dai segni.
Così ritroviamo nella bellezza delle parole di un poeta quello che proviamo a sentire, quello che io sento ma non so esprimere, quello che mi fa sentire parte di una profonda emozione di esistere.

Arte poetica
Guardare il fiume fatto di tempo e di acqua
E ricordare che il tempo è un altro fiume.
Sapere che noi ci perdiamo come il fiume
E che i volti passano come l'acqua.

Sentire che la veglia è un altro sogno
Che sogna di non sognare e che la morte
Che la nostra carne teme è questa morte
Di ogni notte, che si chiama sogno.

Vedere nel giorno e nell'anno un simbolo
Dei giorni dell'uomo e dei suoi anni.
Convertire l'oltraggio degli anni
In una musica, una voce e un simbolo.

Vedere nella morte il sogno, nel tramonto
Un triste oro, tale e la poesia
Che è immortale e povera. La poesia
Torna come l'alba e il tramonto.

Talora nel crepuscolo un volto
Ci guarda dal fondo di uno specchio:
L'arte deve essere come questo specchio
Che ci rivela il nostro proprio volto.

Narrano che Ulisse, sazio di prodigi,
Pianse d'amore scorgendo la sua Itaca
Verde e umile. L'arte è questa Itaca
Di verde eternità, non di prodigi.

Ed è pure come il fiume senza fine
Che scorre e rimane, cristallo di uno stesso
Eraclito incostante, che è lo stesso
Ed è altro, come il fiume senza fine.

Jorge Luis Borges (Argentina, 1899 - Svizzera, 1986)

È proprio quel "convertire l'oltraggio degli anni in una musica, una voce e un simbolo" quello che mi aspetto dalla poesia. Mi aspetto che sappia rivelare il "nostro proprio volto,"come in uno specchio nel gioco dei riflessi e della percezione irreale, mi acquieto nella sua "verde eternità". Mi fa sentire in continuità ideale con Ulisse, con la sua ricerca di prodigi e la sua Itaca lontana. Mi dà la consapevolezza di appartenere a una specie che può, PUO' nonostante le bruttezze di questo tempo attuale, creare bellezza eterna, che ci sia ancora quello specchio d'acqua buona, dove sono confluite come torrenti, le parole di Omero, di Dante, di Leopardi, di tutti i poeti della terra, quella fonte alla quale l'uomo ha voglia ancora di dissetarsi.
Vorrei che fossero parole giovani, che fossero i ragazzi a levare la voce. Vorrei che ci fossero poeti fra i ragazzi, perché hanno bisogno di bellezza, hanno bisogno di "pensieri", di qualcosa che increspi la superficie, solo all'apparenza invalicabile, del loro sentire ed arrivi nel profondo .
Vorrei che il vento delle passioni sociali riuscisse a scomporre la loro pacatezza, vorrei che "le cetre" del canto poetico non fossero più appese all'ombra dei salici, mute, ma che tornassero a esprimere l'orrore per la violenza e le guerre. Vorrei che riscoprissero la poesia perché la parola può tanto: può illuminare, può consolare, può arrivare all'anima, può rendere più umano il dolore, ma soprattutto può essere una carezza così lieve da far riscoprire la dolcezza sopita nella malinconia di vivere.
Dedico la poesia di Emily Dickinson, a ogni giovane poeta, perché possa essere "colui che distilla un senso sorprendente da ordinari significati", perché possa continuare a vedere con gli occhi stupiti la realtà che fa da sfondo al nostro comune esistere.

 

Fu questo un poeta

Fu questo un poeta - colui che distilla
un senso sorprendente da ordinari
significati, essenze così immense
da specie familiari
morte alla nostra porta
che stupore ci assale
perché non fummo noi
a fermarle per primi.
Rivelatore d'immagini,
è lui, il poeta,
a condannarci per contrasto
ad una illimitata povertà.
Della sua parte ignaro,
tanto che il furto non lo turberebbe,
è per se stesso un tesoro
inviolabile al tempo
Tutte le poesie.

Emily Dickinson (Stati Uniti d'America, 1830 - 1886)

 

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Premio di poesia Diana Nemorensis
scadenza 30 aprile 2011

consulta il bando su
google.com/site/aeneasonlus.

Per la rubrica Eventi - Numero 100 aprile 2011