Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Musica

Il pianoforte racconta i Castelli Romani

Rumori, canti e musiche devozionali

La sacralità del lucus (bosco) nelle civiltà dell' Italia Centrale, e non solo quella latino-romana, è ancor oggi evincibile dalle tracce di culto in siffatti protettivi e protetti habitat della natura: in essi, i boschi, trovansi ancora templi, loci, percorsi, etc. ...; per quanto sui Castelli Romani, basti riferimento fare e ri-visitare i resti del Tempio di Diana a Nemi e, più su, i resti della Via Sacra fino alla sommità del Mons Albanus (Montre Cavo) ove sorgeva il tempio di Iuppiter Latialis, lungo il bosco di castagni cedui di Rocca di Papa. I Castelli Romani furono, erano e son tuttora anche luoghi di visita, di «stanza», di culto. Uno dei viandanti ed evangelizzatori che ivi passò, si vuol testimoniare con documenti posteriori e assai distanti come data, fu proprio l' apostolo Pietro, a cui l' antica, omonima chiesa in Albano è dedicata. Teologi e Papi dell' Alto Medioevo (e successivamente) posero enormi attenzione e studio alle cadenze calendariali ed ai culti esistenti e pre-esistenti, provenienti da religioni autoctone e da religioni acquisite, al fine di innestare un processo di acculturazione progressiva di quelle feste a quelle del culto secondo l' anno religioso cristiano. Infatti e ad esempio, oggi, dopo quasi anni 2000 di pratica religiosa cattolica, forse solo l' Ascensione di Cristo è festività non riconducibile altro che ad essa religione; oltre, storicamente, alle feste calendariali di venerazione agiografica, e cioè le ricorrenze protettorali di alcuni, rispettivi Santi. (Invece e ad esempio, l' ascensione al cielo di Maria, che si celebra il 15 d' agosto fu posta sulle Feriae Augusti, da cui l' etimologia appunto di Ferragosto.)
Albano ha patrono san Pancrazio e celebra anche san Francesco con la fiera, fino a poco tempo fa soprattutto degli animali; Ariccia ha patrona santa Apollonia e ricorda con due processioni votive
all' anno la Madonnina di Galloro; patrono di Genzano è san Tommaso di Villanova ed ivi, a Genzano, si celebra il Corpus Domini con l' Infiorata almeno dal 1778; Nemi è patronata dai santi Filippo e Giacomo e celebra la natura-fertilità precipua a questo luogo con la Sagra delle fragole; Castel Gandolfo ha patrono san Sebastiano e concelebra ogni anno l' arrivo estivo del Papa nel Palazzo Pontificio; Marino ebbe prima santa Lucia e poi san Barnaba e riveste la Fontana dei Quattro Mori nella piazza centrale con uva locale pe' 'a Sagra, festa della vendemmia e del suo grappoloso raccolto ad autunno incipiente (ma la festa coincideva storicamente con la Madonna del Rosario); il territorio di Grottaferrata comprende l' abbazia greca di san Nilo, conosciuta anche come Santa Maria di Grottaferrata, l' unico monastero basiliano ancor esistente di rito bizantino in Italia (governato dalla Santa Sede) e festeggia con una nota fiera la mezza Quaresima [e qui bisogna ricordare che, se da una parte le registrazioni etnografiche su nastro e disco raccolte nel secolo XX dalla Discoteca di Stato in Roma non presentano alcun documento sulla vita nei Castelli Romani (ebbene sì!!!), dall' altra preziose registrazioni musicali di canti in rito cristiano-bizantino nella basilica di San Nilo costituiscono unico documento sonoro del genere di quanto avveniva nei Castelli Romani, ivi conservato]; Frascati ha patroni i santi Filippo e Giacomo e festeggia, come coda di feste e riti di Novena, Natale, Capodanno ed Epifania, la benedizione degli animali a metà gennaio per sant' Antonio abate. Solo per portare esempio di riti plurimi nei paesi più percorsi dei Castelli Romani, per ragioni di consolari vie.
In realtà i canti religiosi e devozionali dell' era cristiana iniziarono, a scorrere i secoli nel tempo, già all' altezza delle prime pietre miliari della via Appia, detta regina viarum: quei canti monodici (ad una sola melodia) levati sotterra, nelle catacumbae, quelle che ancor oggi segnano il primo percorso della via consolare e partire dalle mura di Roma. E neanche ciò è sfuggito agli appassionati studi e tours dei viaggiatori; e neanche ciò è stato dimenticato dalle compositive menti al pianoforte se verso ed in quei siti ponevansi ad osservare e percepire. Il musicista svedese Karl Wohlfart scrive Minnen från Rom (Ricordi da Roma) op.28, tre pezzi per pianoforte pubblicati nel 1927: Peterskirkan (La chiesa di S. Pietro), Katakomberna (Le catacombe), Fantasi (Fantasia), nei quali il secondo riporta una suggestiva monodia religiosa, trattata pianisticamente con scrittura ad effetto altrettanto suggestivo, nel senso che è realmente in grado di portarci all' ascolto in un «qui ed ora» («hic et nunc») assai lontano.
L' opus più consistente mai fondato sulle tradizioni dei Castelli Romani, non foss' altro per le dimensioni temporali di suono (eccezion si faccia per alcuni rari melodrammi e balletti), è la musicalmente densa triade per pianoforte e orchestra, titolata appunto Castelli Romani o anche Drei Etude für Klavier mit Orchester (Tre studi per pianoforte e orchestra), che l' austriaco Joseph Rupert Rudolph Marx (Graz 1882-ivi 1964) compose tra il 1929 ed il 1930 dedicati all' «amica» Anna Hansa: I. Villa Hadriana, II. Tusculum, III. Frascati. Come spesso in uso, il compositore ne editò anche una versione per 2 pianoforti a 4 mani (Wien 1930), nella quale l' orchestra viene riproposta alla tastiera di un "pianoforte II". (Abbiamo già menzionato questo Autore per pianoforte nel N.95 di VIVAVOCE, ottobre 2010, serie Il pianoforte racconta i Castelli Romani, dedicata alle Musiche a danza e balli.) Ebbene Marx si cura di introdurre nella prima parte (rievocante Villa Adriana nella campagna romana del Tibur) una melodia gregoriana in cantus firmus che si ri-ode nella parte terza (rievocante Frascati e le sue feste bacchiche); nell' introduzione «a programma» di quest' ultima parte infatti lo stesso compositore esplica: "So erscheint auch hier wieder das gregorianisch erfundene Hauptthema des ersten Teiles, als Ausdruck der Weltgeltung römischen Geistes". ("Così giunge anche qui, di nuovo, il tema principale gregoriano ideato, della Prima Parte, come espressione della universale importanza del romano spirito.")
Abbiamo già riportato nel N.97 di VIVAVOCE, dicembre 2010, stessa serie, scritto dedicato alle Feste, il percorso ancor misterioso e la reminiscenza sonora che Jules-Emile-Frédéric Massenet con Devant la Madone e Paul-Marie Théodore Vincent d' Indy con Aubade devant la Madone, des Tre Capannelle (Campagne romaine) ci hanno tramandato a rispettivi decenni di distanza fra di loro su quanto di strumentale, e precisamente di "biferaro" e zampognaro, avveniva dinanzi alle icone mariane di cui le due vie consolari e i siti della campagna propria ai Castelli Romani erano e sono «costellati», durante il periodo di Novena e per la festività del Natale.
La festa dell' Infiorata a Genzano, coincidente con la religiosa ricorrenza del Corpus Domini, gode di due riproposizioni in musica e danza: delle scene dal balletto omonimo Blomsterfesten i Genzano (1858) di Edvard Mads Ebbe Helsted e Holger Simon Palli, coreografato da August Bournonville dopo il suo viaggio in Italia nel 1841, tutti danesi che abbiamo già ricordato nel N.95 di VIVAVOCE, stessa serie, riguardante le Musiche a danza e balli. Nella consecutio delle scene c' è proprio una Processions Marsch (di Paulli), all' andamento e ritmo di "Marcia maestoso" e nel bel mezzo di essa tutto rallenta e si ode un corale "Religioso""un poco meno mosso" su semplice, popolare melodia nella parte acuta ... riprende poi la Marsch , identica, così come nelle prime due frasi iniziali. L' Infiorata a Genzano, anche nella rievocazione pianistica di Fredrika Wickman svedese, ovvero I Genzano (A Genzano), la prima di 4 scene di vita popolare italiana dal titolo Vårminnen från Italien (Rimembranze dall' Italia) op.16 (su cui abbiamo già osservato nel N.94 di VIVAVOCE, settembre 2010, stessa serie, scritto sulle Sensazioni), ebbene, in pieno bailamme di festa al pianoforte, ben riproposto nella sua corsiva ritmicità si eleva, a metà del brano, un potente corale religioso, non dichiarato ma evidente all' ascolto, prima solo nell' estensione polifonico-accordale bassa (a mo' di coro per sole voci virili) e poi nell' estensione medio-acuta (a mo' di coro solo per voci femminili) ... riprende poi la scandita, saltellante «caciara» fino ad un ultimo richiamo corale-religioso della detta parte centrale prima della fortissima coda, in progressivo "ritardando" per giungere al "lento" dei solenni, potenti accordi di chiusura.
La rarità nelle rarità per queste eccezionali testimonianze sonore sui canti e musiche devozionali che si levavano nell' aere dei Romani Castelli è dovuta al fatto non trascurabile, ancor oggi, che, essendo essi canti e musiche propri a culti sacri e locali, un velo di custode preservazione li proteggeva e li protegge ... pensiamo ad esempio al repertorio tramandato gelosamente tramite le Confraternite.
Comunque il pianoforte è riuscito a permettere trascrizione e riproposizione per alcune di esse testimonianze devozionali, nutrite dalla personale percezione del musicista ivi presente, anche mentalmente, in affascinante «composto», tale da chiamare all' ascolto una introanalitica ricerca di ciò che era dei Castelli, di ciò che venne in mente al compositore e di quanto tal strumento a tastiera risuoni fedelmente o si discosti in ulteriore arricchimento da quelle scene di culto e devozione dal vero.

Chiauci, addì 14 febbraio dell' anno MMXI

Per la rubrica Musica - Numero 99 marzo 2011