Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Cibo per la mente

Una silenziosa, fallitissima Detroit e segreti per non perdersi

Dopo i romanzi "Second hand, una storia d'amore" e "In viaggio contromano" di Michael Zadoorian, la casa editrice Marcos y Marcos propone una raccolta di racconti di questo autore, "Il mondo delle cose", pubblicata nel marzo 2010. Ambientati in una "fallitissima Detroit", città in cui l'autore vive, i brevi racconti di "Il mondo delle cose" sono storie di personaggi in transito, in cambiamento e nel loro insieme dipingono un ritratto a più voci della città.
La città di Detroit ha rappresentato per anni il sogno americano. Dopo aver attraversato un grandioso boom economico nel corso dell'ottocento e nella prima metà del novecento, a partire dagli anni '60 ha subito un imponente esodo con la caduta dell'industria automobilistica. Locali alla moda, edifici industriali dell'era fordista e abitazioni sono stati gradualmente abbandonati; la popolazione attualmente è la metà rispetto a quella degli anni '50. Oggi il suo destino può essere associato a quello delle ghost town americane, città storiche in cui restano solo le tracce di una gloria trascorsa, un era di boom economico e sociale, al tramonto del quale sono state abbandonate, spesso del tutto.
L'ho sorvolata recentemente in aereo - non conoscevo la sua storia - e guardandola dalle nuvole ne sono rimasta colpita: una vasta distesa di basse case uguali occupavano lo spazio fino all'orizzonte come un'infinita catena di montaggio che, nell'avvicinarsi durante la discesa, ci accoglieva nella sua dimensione atemporale. Lo spazio della città, replicandosi all'infinito come in un gioco di specchi, evocava una dimensione di sospensione che mi è rimasta impressa.
Leggendo più tardi "Il mondo delle cose" ho ritrovato nelle narrazioni lo stesso sfondo emotivo di sospensione, quasi spettrale, della città vista dall'alto. I personaggi si muovono su tale sfondo ma, con le loro storie, riescono a movimentarlo, rendendoci partecipi della sua celata complessità e vitalità. Tra fabbriche abbandonate, quartieri residenziali, periferici e pericolosi dei meandri di Detroit, incontriamo personaggi in transito che attraversano un silenzioso mutamento interiore.
Ci cattura allora l'amicizia tra un ragazzo che non sa come usare il suo tempo e una signora, amante della birra e del cibo piccante, affetta dal morbo di Alzheimer la quale, per non sprecare la sua energia in eccesso, ha iniziato a dipingere quadri che vengono fuori materici e dinamici dalle sue turbolente pennellate, come spinte da una forza "altra". La scelta di un veterano di guerra, oramai anziano, di inviare la bandiera del soldato giapponese da lui ucciso, cinquant'anni prima, al nipote di questo. E ancora la scoperta di un maestoso tesoro da parte di un pubblicitario, collezionista di oggetti domestici degli anni '50 e '60, che scende per la prima volta in quarant'anni nella cantina in cui sua madre, scomparsa da poco, gli ha nascosto una miriade di oggetti dell'epoca. Una volta nella cantina avvertirà, in modo nuovo, quello che il suo amore per gli oggetti lo aveva aiutato a tenersi nascosto: il fuggire della vita di fronte al tempo.
Zadoorian narra, con ironia e leggerezza, il bisogno di mettere nelle cose la nostra personale lotta contro la perdita e l'assenza. Gli oggetti della città sono parte dei personaggi e hanno il potere magico di mantenere la staticità equilibrante delle loro vite, nascondendo parti mute dei rapporti e significati di vita sottaciuti. In certi momenti, però, gli stessi oggetti possono farsi teatro della perdita di quell'equilibrio necessario per coprire la paura di una fine. Solo a questo punto "le cose" acquistano la possibilità di raccogliere su di sè punti di svolta dei personaggi.
La lotta contro la perdita può farci nascondere il personale bisogno di cambiamento, perchè insieme ad una paura viene nascosto anche un desiderio.
La narrazione di esperienze simili ci raggiunge da una città come Detroit, che ne esce ammaliante più che mai: Detroit è il filo che lega e interseca i significati delle storie, il tessuto nel quale si ritrova il loro anello mancante, quando si è pronti a riconoscerlo. La città esiste come sfondo, come costante e in certi momenti può fungere da oggetto di risonanza del cambiamento, in modo particolare per ogni storia.
L'essenza spettrale di questa Detroit silenziosa sta allora nel suo "presentificare una presenza" che è stata e ora non c'è più. La sfida dei personaggi dei racconti è scoprire che si può cambiare, trasformando la sensazione di qualcosa che se n'è andato in un nuovo significato.
Ogni personaggio possiede infatti, insieme a un qualcosa che non è stato liberato, anche invisibili strade per trasformarlo. Così "il mondo delle cose" ci può indicare che esistono segreti per non perdersi, e che magari è possibile trovare una strada.

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Michael Zadoorian, Il mondo delle cose, Marcos y Marcos 2010

Per la rubrica Cibo per la mente - Numero 93 luglio 2010